L’ingerenza politica sulla libertà di stampa in Italia è sempre più pressante, lo dice il Rapporto sulla libertà di espressione 2018 del Consiglio d’Europa che critica Di Maio
Alla vigilia della Giornata mondiale della Libertà di stampa, che si celebra il 3 maggio di ogni anno, il Consiglio d’Europa pubblica Freedom of expression 2018, il Rapporto annuale che analizza la libertà di espressione in Europa e nel mondo.
Poi l’organizzazione europea lancia l’allarme, nel Vecchio continente e in Italia la libertà di stampa si sta deteriorando, con gravi ripercussioni sulla democrazia. Tra gli esempi negativi il Rapporto cita Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista.
Ingerenza politica sulla stampa, Il Consiglio d’Europa cita l’Italia come esempio negativo
“La libertà e la sicurezza dei giornalisti in Europa hanno raggiunto un punto allarmante. L’uccisione della giornalista Lyra McKee e le violenze e le intimidazioni contro i giornalisti che coprono manifestazioni in diversi paesi europei sono gli esempi più recenti che dimostrano che la libertà di stampa in Europa si sta deteriorando”.
Ad affermarlo oggi, a poche ore dalla Giornata mondiale della libertà di stampa, è il commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Dunja Mijatović.
Proprio il Consiglio d’Europa, nel pubblicare il Rapporto 2018 sulla libertà di espressione, sottolinea come le pressioni finanziarie, il favoritismo e altre forme di manipolazione indiretta dei media possano essere “museruole insidiose e sono sempre più utilizzate dai politici di ogni colore”.
In Italia, il Consiglio d’Europa cita, come esempio negativo, proprio il ministro e leader del Movimento Cinque stelle Luigi Di Maio. Fu lui - ricordano dall’organizzazione internazionale - a chiedere alle compagnie statali di non pubblicare pubblicità sui giornali, minacciando, in più occasioni, piani per la riduzione dei contributi pubblici ai media.
Nel novembre 2018, Di Maio, ricordano ancora nel Rapporto, pubblicò un post contenente un linguaggio offensivo nei confronti dei giornalisti italiani, etichettandoli come sciacalli, e propose nuove restrizioni legali sugli editori. Stessa cosa fece Alessandro Di Battista. La vicenda si riferisce al caso di Virginia Raggi, assolta dall’accusa di falso in atto pubblico.
L’Italia è citata insieme ad altri paesi come la Turchia, accusata della chiusura e confisca di numerosi media dopo il fallito golpe del 2016, la Serbia, la Danimarca, la Lituania, la Bosnia-Herzegovina responsabili di aver tagliato finanziamenti agli organi di informazione e/o di ingerenze politiche.
Nell’offrire l’occasione per una riflessione sullo stato della libertà di stampa nel continente e per la promozione di un giornalismo libero, vario e sicuro, il Consiglio d’Europa chiede alle autorità statali di aumentare la sicurezza e la libertà dei giornalisti e di invertire l’attuale preoccupante tendenza. Si tratta più di “una questione di volontà politica che di mezzi”, dicono dall’organizzazione. Agli Stati membri basterebbe soltanto attuare, in pieno, gli standard a cui hanno aderito.
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