Il Washington Post web cambia testata: un celato attacco contro Trump?

Federica Scano

23 Febbraio 2017 - 09:31

Il sito web del Washington Post modifica la sua testata. Ecco com’è la nuova frase comparsa sull’home page, accusata di essere un messaggio contro il presidente Trump.

Il Washington Post web cambia testata: un celato attacco contro Trump?

Il Washington Post web cambia la sua testata. Il quotidiano statunitense, il più diffuso e più antico giornale di Washington fondato nel 1887, ha rivoluzionato la sua home page modificandola con una nuova frase.

La nuova testata del Washington Post cambia con una frase aggiunta proprio sotto il suo affidabile nome: "Democracy die in darkness" che tradotto in italiano equivale a "La democrazia muore nell’oscurità".

La scelta della rivoluzione nella testata del Washington Post è stata lunga e difficile e presto sarà presente anche in altre versioni multimediali del quotidiano, come ha spiegato la portavoce Kris Coratti:

"Abbiamo iniziato il cambiamento nei giorni scorsi su Snapchat, ora la diffonderemo su altre piattaforme. Ne abbiamo parlato a lungo internamente per definire la nostra missione. Abbiamo pensato che fosse una dichiarazione chiara e concisa che trasmette ciò che rappresentiamo per milioni di lettori che hanno cominciato a seguirci nell’ultimo anno".

La frase della nuova testata è stata scelta principalmente perché incarna la politica editoriale del Washington Post e ovviamente perché è stata pronunciata dal proprietario del quotidiano (e anche del colosso delle vendite Amazon) Jeff Bezos e dallo storico giornalista Bob Woodward.

È stato Bezos a ripetere la frase "La democrazia muore nel buio" spiegando le ragioni che ogni giorno lo portavano a comprare il Washington Post durante l’indagine "Watergate" negli anni ’70:

"Ho sempre creduto che la democrazia muoia nell’oscurità. Certe istituzioni hanno un ruolo importante nell’assicurare che ci sia la luce. E penso che il Washington Post abbia un ruolo particolarmente importante, perché ha sede qui nel cuore di Washigton DC, la capitale degli Usa".

Washington Post: il messaggio a Trump

La nuova testata web del Washington Post è apparsa nei giorni scorsi, in un momento difficile per la politica degli Stati Uniti d’America che vede avanzare sempre di più la polemica tra il neo presidente Donald Trump e i media americani.

Ecco perché la nuova frase apparsa sul sito del Washington Post sotto il nome della testata "Democracy die in darkness" non sembra affatto una modifica editoriale casuale.

Il Washington Post, finito spesso come gli altri mezzi di stampa nel mirino degli attacchi di Trump, aveva fino a pochi giorni fa accusato proprio la Casa Bianca sostenendo che "la democrazia muore nell’oscurità senza la stampa".

La frase scelta come nuova testata web del Washington Post è frutto della mente e della penna di Bob Woodward, storico cronista del caso "Watergate" che ha portato il quotidiano ad assumere un ruolo di primo piano nelle dimissioni del presidente Richard Nixon.

Proprio il giornalista del Washington Post Woodward è stato il primo ad attaccare la nuova amministrazione affermando in molti casi anche prima dell’elezione di Trump come presidente degli Stati Uniti d’America:

"Senza il giornalismo, la democrazia muore nel buio".

"La democrazia muore nel buio": è polemica sui social

La nuova testata web del Washington Post ha scatenato subito una polemica sui social network che accusano il quotidiano di aver esagerato aggiungendo in home page la frase "La democrazia muore nel buio".

La scelta del Washington Post è stata interpretata da moltissimi utenti del web e lettori affezionati del quotidiano statunitense come un duro messaggio rivolto al nuovo presidente americano Donald Trump.

Trump durante la sua campagna per le elezioni presidenziali e anche dopo la vittoria della candidatura da presidente alla Casa Bianca si era rivolto più volte ai media degli Stati Uniti attaccandoli e definendoli "disonesti e bugiardi".

Sui social media la scelta della nuova home page del Washington Post è stata vista come un attacco vendicativo nei confronti del presidente Trump.

Il quotidiano infatti spesso ha pubblicato tra le sue pagine e tra i suoi contenuti web numerosi articoli che riportavano il pensiero sessista e omofobo dell’imprenditore miliardario.

Gli articoli critici non sono mancati sul Washington Post: dal fuori onda di Trump che ha evidenziato le accuse di sessismo e di molestie sulle donne, alle rivelazioni che hanno portato le dimissioni del consigliere Michael Flynn per la sicurezza nazionale.

Non sono mancati nemmeno i commenti dei giornalisti che hanno accusato il Washington Post di aver esagerato modificando la propria testata con una frase così pesante come ha scritto Jack Shafer di Politico su Twitter, suggerendo con sarcasmo delle alternative: da "Il nostro proprietario è un miliardario" o "Ci sentiamo chissà chi".

Anche il giornalista Liam Stack del New York Times ha definito troppo pesante la frase "La democrazia muore nel buio" accostandola ad una che potrebbe dire un supereroe come Batman.

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