Il Nobel per l’economia a Fama, Hansen e Shiller per uno studio sui prezzi degli assets: economia e psicologia a confronto.

Michele Ciccone

14 Ottobre 2013 - 15:54

Il premio Nobel per l’economia va a tre economisti americani. Eugene F. Fama, Lars Peter Hansen e Robert J. Shiller vincono il premio dell’Accademia Reale Svedese delle Scienze per uno studio sulle variazioni dei prezzi degli assets, dipendenti in larga misura da fattori psicologici. Per l’economia è giunto il momento di percorrere strade inesplorate.

Il Nobel per l’economia a Fama, Hansen e Shiller per uno studio sui prezzi degli assets: economia e psicologia a confronto.

L’Accademia Reale Svedese delle Scienze ha conferito il premio Nobel per l’economia a Eugene F. Fama, Lars Peter Hansen e Robert J. Shiller per gli studi empirici sull’andamento dei prezzi di azioni e obbligazioni. Secondo l’Accademia

i tre esperti hanno posto le basi per una corretta comprensione degli attuali movimenti dei prezzi degli assets.

I tre economisti statunitensi hanno mostrato che la variazione dei prezzi di azioni e obbligazioni dipende dalla percezione reale e psicologica del rischio. Fama (Università di Chicago) arrivò ai primi risultati già negli anni ’60, mentre Hansen (Università di Chicago) e Shiller (Università di Yale) hanno raggiunto conclusioni simili in anni recenti.

I risultati di Fama, Hansen e Shiller

Fama, classe 1939, è stato il primo a redigere uno studio sui fattori determinanti le variazioni dei prezzi delle obbligazioni, andando già in anni non sospetti decisamente controcorrente. La letteratura scientifica prevalente sostiene infatti che il legame tra andamento dei prezzi di un titolo e rendimento dipendeva in primo luogo dalle politiche dei dividendi della società emittente, dal rischio percepito riguardante la società emittente e dalla solidità patrimoniale e finanziaria attuale e prevista. Ad un rischio più elevato corrisponde un rendimento maggiore, viceversa per un rischio più basso. Il contributo di Fama degli anni’ 60 aveva portato in parte a rifiutare le basi teoriche sulle quali poggia tale spiegazione.

I suoi studi e le sue scoperte infatti hanno posto le basi per le successive ricerche sull’andamento dei prezzi e hanno avuto un impatto anche nella pratica, su come funzionano i mercati; ne sono un esempio i fondi indicizzati.

Con Hansen, econometrico e ideatore del "fattore di sconto stocastico", e Shiller, esperto di bolle speculative e anticipatore della crisi Lehman Brothers, l’analisi compie un decisivo passo in avanti. Egli ha infatti mostrato come l’andamento di prezzi e rendimenti non dipenda esclusvamente da fattori ed eventi razionali, bensì anche dall’atteggiamento psicologico degli operatori.

Se infatti vengono cosiderati gli operatori nel complesso, un diffuso stato di sfiducia all’interno dei mercati finanziari, non necessariamente causato da fattori legati all’economia reale, può influenzare notevolmente l’andamento del corso dei titoli e i relativi rendimenti. Tale conclusione, sebbene da tempo abbastanza diffusa tra operatori, professione accademica e opinione pubblica, deficitava di un concreto riscontro empirico.

Economia e Psicologia: un possibile connubio

Con il lavoro dei tre economisti statunitensi allora le scelte d’investimento diventano ancora più imprevedibili e poco inclini ad essere trattate dalla pura analisi economica teorica e applicata. Si apre dunque lo spazio per uno studio del mondo economico e finanziario a 360 gradi, nel quale anche discipline meno "scientifiche" come la psicologia possono apportare un contributo significativo.

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