Il dramma dei risparmiatori: come difendersi dall’erosione dell’inflazione

Michela Del Zoppo

05/09/2017

05/04/2018 - 11:40

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Sono i risparmiatori la categoria che risente maggiormente delle attuali condizioni economiche: il potere d’acquisto si abbassa e l’inflazione divora i risparmi. Quali sono le opzioni per i risparmiatori?

Il dramma dei risparmiatori: come difendersi dall’erosione dell’inflazione

L’inflazione è uno dei grandi mali per tutti i risparmiatori, dato che a lungo termine ha la facoltà di limitare il potere d’acquisto se non si cercano alternative su cui investire.

Facciamo un esempio: su 10.000 €, in un contesto di inflazione prolungata del 2% per 5 anni, la capacità d’acquisto di un risparmiatore si vede ridotta fino a 9.039,21 euro. Praticamente la perdita della capacità d’acquisto è di un 10% in soli 5 anni.

Nonostante ciò, l’inflazione non dovrebbe rappresentare un problema in sé per i risparmiatori. Il fatto è che dovrebbero esistere alternative a basso rischio, che garantiscano un rendimento nominale per compensare l’aumento dell’inflazione e così preservare (o meglio ancora migliorare) il potere d’acquisto dei risparmi. Attualmente non ci sono opzioni valide perché un risparmiatore possa stare tranquillo, anzi: l’inflazione esistente andrà divorando la capacità d’acquisto dei risparmi nel corso del tempo.

Le opzioni a basso rischio

Basti pensare che ci troviamo in un contesto di bassi tassi di interesse, dato che la BCE mantiene i suoi tassi di interesse allo 0% (il minimo storico). In questo ambiente, le istituzioni bancarie hanno cercato di mantenere il margine di interesse puntando ad abbassare i costi dei finanziamenti, soprattutto i depositi e i finanziamenti all’ingrosso. I dati di numerose banche centrali non si mostrano incoraggianti per i risparmiatori, dato che i depositi non sembrano essere un’opzione praticabile, sia a livello di costi che a livello di commissioni.

In un contesto del genere, si potrebbe pensare che una buona opzione sia quella di impegnare i risparmi a lungo termine, dato che a breve termine l’evoluzione del PIL è maggiore del guadagno dei depositi a breve scadenza. Inoltre, se si impegnano i risparmi a lunga scadenza ci si dovrebbe aspettare un rendimento maggiore. Tra le alternative a lungo termine, una da considerare può essere quella di investire nei buoni del tesoro, che sono garantiti dai governi e sono considerati un bene sicuro.

L’unica soluzione: assumere più rischi

Per mantenere inalterato il potere d’acquisto dei risparmiatori, l’unica opzione che esiste è aumentare l’esposizione al rischio.
Le opzioni sono due: buttarsi sui titoli di debito dei paesi emergenti che offrono un alto rendimento o sulle obbligazioni high-yeld - oppure cercare opzioni di reddito variabile, attraverso la creazione di un portafoglio di investimenti, la sottoscrizione di fondi di investimento o ETF.

Dal punto di vista del reddito variabile, dall’inizio del 2017 le aspettative di crescita dei benefici delle imprese nell’Eurozona sono aumentate notevolmente e un indice come EuroStoxx50 è salito di un 6,16% dall’inizio dell’anno. Se si analizzano questi dati in una prospettiva storica, la stima attuale di rischio non è esattamente bassa: le azioni non sono sopravvalutate di fronte ai buoni, fatto che costituisce senza dubbio un’attraente opportunità di investimento. Attualmente il corrispettivo fra buoni e azioni è circa l’8%.

In conclusione, le opzioni sul tavolo sono poche. Se un risparmiatore vuole preservare i propri risparmi, dovrà assumersi un rischio maggiore rispetto al passato. Alla luce di questo, fino a luglio di quest’anno i fondi di investimento sono aumentati di 17.700 milioni di euro di fronte all’incremento di 3.003 milioni di euro nello stesso periodo del 2016.

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