Hans-Werner Sinn, noto economista tedesco, torna a ribadire l’importanza di un’unione monetaria aperta, dalla quale i paesi più in difficoltà dovrebbero uscire, svalutare, riformarsi e poi eventualmente ritornarci con il supporto della comunità internazionale.
L’economista pensa che la maggior parte delle decisioni politiche ed economiche intraprese nel corso degli ultimi anni siano state sbagliate e fa un esempio: se nel 2010 la Grecia avesse dichiarato l’insolvenza, ora sarebbe già fuori pericolo.
Intervista a Die Welt
Ecco alcune delle sue risposte in un’intervista con il quotidiano tedesco Die Welt.
Siamo ancora nel pieno della crisi dell’euro. Che cos’ha l’euro di diverso dalle altre monete? Lei è fra i sostenitori di un suo abbandono?
La Germania può esistere benissimo senza l’euro. Gli scenari di orrore che vengono dipinti in caso di uscita sono tutti esagerati. In particolare, non è vero che l’industria dell’export subirebbe un crollo. Un po’ di rivalutazione non farebbe male alla Germania, perché il vantaggio di una riduzione dei prezzi dell’import sarebbe più importante rispetto agli svantaggi legati ad un peggioramento del prezzo delle esportazioni. La Bundesbank poi potrebbe evitare un forte apprezzamento del nuovo Marco acquistando titoli esteri con la propria moneta, come sta facendo la banca centrale svizzera. Da un punto di vista tecnico ci sarebbero solo vantaggi. Ma per delle ragioni politiche la Germania deve restare nell’Euro: l’Euro resta un progetto centrale per l’integrazione europea. Se un paese non è più in grado di far fronte all’Euro perché ha perso competitività, in quel caso è meglio se uscisse. La Germania dovrebbe cessare di mantenere tali paesi nell’euro, alimentandoli con prestiti pubblici sempre più grandi che poi non verranno mai rimborsati.
Come vede l’Europa tra cinque anni?
I sassi che ci vengono lanciati addosso saranno sempre più grandi se si continua con questa politica. E’ stato un enorme errore violare il trattato di Maastricht e mantenere la Grecia nell’euro con prestiti che arrivano al 160% del PIL, che non verranno mai rimborsati. Questo ha aiutato le nostre banche e quelle francesi, così come alcune persone ricche in Grecia, ma per le altre persone ciò ha semplicemente significato disoccupazione e disperazione. La Grecia sarebbe ormai fuori pericolo se avesse dichiarato default nel 2010. Si sarebbe liberata in gran parte del suo debito e avrebbe raggiunto di nuovo la sua competitività con una dracma svalutata. La disoccupazione giovanile non sarebbe certamente del 60% come è oggi. Quello che è successo in Grecia è un disastro per le persone, e la colpa ricade su noi tedeschi, anche se siamo i maggiori contributori. Qualora la difficoltà nei paesi più grandi dovessero peggiorare, non si potrebbe rifare quanto fatto in Grecia, perché le risorse non basterebbero.
La Germania sembra essere il paese meno amato in Europa: cosa pensa un economista a riguardo?
Sì, certo, questo mi fa pensare continuamente. Sono a Washington in questo momento. La crisi europea è onnipresente qui. La Germania dovrebbe assumersi le proprie responsabilità e cercare soluzioni realmente sostenibili per la zona euro. Mi immagino un’unione monetaria aperta, da cui si possa uscire temporaneamente se non è più possibile far fronte alla situazione e nella quale si possa contare sull’aiuto da parte della comunità internazionale.
Lei è anche un cittadino normale. Quale sarebbe il suo più grande desiderio?
Dovrebbe arrivare una fata, buttare all’aria tutto il disastro dell’euro, far sparire la bandiera contro la Germania che nella mente di molti europei viene agitata contro di noi appunto. Solo allora tornerei a dormire sonni tranquilli.
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