Il Presidente della Bundesbank Jens Weidmann, ha tenuto un discorso in cui ha messo in guardia su una "crescente politicizzazione dei tassi di cambio" e una eventuale "gara alla svalutazione" tra aree valutarie. Il discorso è stato puntuale: è arrivato dopo che la Bank of Japan ha raddoppiato il suo obiettivo di inflazione al 2%, aggiungendo "carburante" al forte trend degli ultimi 6 mesi, in cui l’euro si è apprezzato mentre lo yen si è significativamente indebolito.
Facile intravedere quello che Weidmann teme: secondo l’economista di Unicredit Marco Valli, un aumento del 10% nel valore dell’euro ridurrà la crescita del Pil dell’eurozona dello 0.8%. Oltre a questo, Weidmann è sicuro del fatto che la Bank of Japan sia diventata sempre più politicizzata, ed è diventata meno indipendente rispetto a prima.
Ma vale la pena avere un po’ di prospettiva qui. In primo luogo, l’euro è ancora molto più competitivo, contro lo yen, di quanto non fosse prima della crisi. Ecco il grafico di cinque anni, che mostra che se è davvero in corso una gara alla svalutazione, l’Europa è stata la prima.
E, naturalmente, nessuna zona valutaria sta davvero facendo una guerra, infatti quello che stiamo vedendo altro non è che la conseguenza naturale delle aspettative di crescita e i tassi di interesse che derivano da ciò.
Interessante notare che Weidmann ha dato il via il suo discorso, citando con approvazione l’economista Michael Woodford, "Non solo le aspettative in materia politica importano, ma è molto poco il resto che importa". E in effetti tutto quello che stiamo vedendo in Giappone è il primo reale tentativo da parte della banca centrale di lottare con le implicazioni di questo fatto, e cercare di forzare la popolazione giapponese ad un atteggiamento in cui si aspetta genuinamente l’inflazione piuttosto che la deflazione. (La deflazione, naturalmente, è una sorta di profezia che si auto-avvera: se ci si aspetta un calo dei prezzi, allora si conserva il denaro e non si spende, il che causa poi la caduta dei prezzi).
Inoltre, il fatto è che in Giappone c’è molta più probabilità di fallire che di avere successo: come la maggior parte delle azioni politiche giapponesi degli ultimi 2 decenni, questa sembra che sia troppo ristretta e troppo in ritardo. Quando si tratta di un’inflazione al 2%, la posizione ragionevole della popolazione giapponese è "Ci crederò quando lo vedrò", che a sua volta significa che non hanno alcuna intenzione di farlo, almeno non per il momento.
Sono sicuro del fatto che il governo giapponese sia contento dell’indebolimento dello yen. Ma questi non sono i primi colpi sparati in una nuova sorta di guerra valutaria: invece, lo yen dovrebbe deprezzarsi sempre di più, proprio perché la banca centrale giapponese dovrebbe fare tutto il possibile per aumentare le aspettative di inflazione e la crescita del Pil nominale. Questa mossa è quello che ci si aspetterebbe se lo yen si muovesse in linea con il tipo di politica monetaria che ha senso.
Indipendenza della banca centrale
E per quanto riguarda l’indipendenza della banca centrale, beh, quella è stata una battaglia persa durante la crisi finanziaria, temo. Quando si tratta di azioni politiche coordinate globalmente, le banche centrali non dovrebbero essere indipendenti, e in generale più sono indipendenti, meno sono efficaci. L’indipendenza nominale è una buona cosa: non vorremmo che il ministro delle finanze annunciasse movimenti dei tassi d’interesse, come accadeva nel Regno Unito fino a 15 anni fa. I banchieri centrali sono come i giudici: dovrebbero essere tecnocrati, piuttosto che politici.
Ma il fatto è che l’ultimo banchiere centrale realmente indipendente è stato Alan Greenspan, che ha fatto saltare due enormi "bolle" e che è stato per molti versi la causa principale della crisi finanziaria globale, perlopiù per essere stato troppo laissez-faire e per aver mantenuto i tassi d’interesse troppo bassi troppo a lungo. L’indipendenza della banca centrale gli ha dato il tipo di credibilità che non avrebbe mai avuto se il presidente avesse impostato la stessa identica politica monetaria, tanto peggio.
Per il momento, quindi, non preoccupiamoci troppo di indipendenza delle banche centrali o di guerre valutarie. I tassi d’interesse globali sono molto bassi e rimarranno molto bassi per il prossimo futuro, e questa è in pratica tutta la politica monetaria che il mondo ha. Le valute saranno soggette a fluttuazioni, naturalmente. Ma non date la colpa di ciò ai banchieri centrali.
| Traduzione italiana a cura di Erika Di Dio. Fonte: Felix Salmon Blog |
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