L’obbligo del green pass per lavorare in Italia dovrebbe scadere il 31 dicembre: appare scontata però una proroga, ma senza un traguardo da dover raggiungere appare difficile intravedere una fine.
“ Quando finirà l’obbligo del green pass per lavorare ?”. Un interrogativo questo che in Italia potrebbe presto diventare una domanda senza risposta, visto che il Governo e le massime Autorità sanitarie si stanno dimostrando assai vaghi sul tema.
Al momento a seguito del DPCM del 16 settembre, fino al 31 dicembre è obbligatorio essere in possesso del certificato verde per potere accedere nei luoghi di lavoro. Una dispozione questa che si aggiunge alle precedenti su trasporto, eventi e luoghi chiusi.
A fine anno di conseguenza l’obbligo del green pass in Italia dovrebbe venire meno, così come dovrebbe terminare lo stato di emergenza, ma al momento tutto farebbe pensare a una scontata proroga.
Del resto di recente soltanto Matteo Salvini ha auspicato che l’obbligo del green pass non venga prorogato, “anno nuovo vita nuova” sono state le parole da grande statista pronunciate dall’ex ministro, ma dopo tutte le giravolte fatte della Lega da quando è tornata al Governo questa uscita assomiglia più a uno slogan elettorale che a una vera e propria richiesta.
Parole differenti sono state invece quelle pronunciate da Roberto Speranza ospite di Mezz’ora in Più: “La curva dei contagi risale. Il green pass ci serve. Prorogare lo stato d’emergenza? Decideremo a ridosso della scadenza”.
Il ministro della Salute, così come il Presidente del Consiglio Mario Draghi, non ha però mai risposto a una semplice domanda: quale percentuale o indice l’Italia deve raggiungere affinché sia superata l’emergenza e la necessità del green pass?
Fine green pass mai
Paradossalmente dal 15 ottobre, data in cui è scattato l’obbligo del green pass al lavoro, in Italia sono aumentati i contagi Covid anche se la situazione è sempre abbondantemente sotto controllo.
Nel nostro Paese non si superano i 10.000 contagi in un giorno dallo scorso 7 maggio, il tutto mentre nel resto d’Europa dei paesi come la Germania dove ci sono molto meno vincoli al momento viaggiano sopra i 30.000 casi giornalieri.
Anche per quanto riguarda i vaccini siamo tra i primi della classe: l’86% degli over 12 ha ricevuto almeno una dose e l’83% è completamente immunizzato, con anche il programma delle terze dosi che sta andando avanti senza intoppi.
Il commissario straordinario Francesco Figliuolo di recente ha indicato il nuovo obiettivo per l’Italia: arrivare al 90% della platea vaccinale completamente vaccinata. Per centrare l’obiettivo, mancano circa 2 milioni di persone.
Visto l’attuale ritmo medio di 15.000 nuove prime dosi al giorno, senza quella accelerata auspicata dal Governo al momento della stretta sul green pass, serviranno quattro mesi e mezzo per arrivare al 90% ovvero si dovrà attendere metà marzo.
La questione però non è tanto la tempistica, ma più il cosa potrebbe succedere una volta che sarà centrato l’obiettivo del 90% di vaccinati. Soltanto medici come Matteo Bassetti o politici come il Presidenti del Friuli Massimiliano Fedriga (Lega) hanno auspicato che, al raggiungimento della soglia, possano venire meno le limitazioni del green pass.
Un punto questo centrale ma che non è stato minimamente sfiorato da Roberto Speranza, con il ministro che invece si è affrettato a mettere le mani avanti sulle proroghe nonostante i bassi contagi giornalieri e le terapie intensive fortunatamente poco affollate.
Ma se il green pass che non è uno strumento sanitario e doveva servire da incentivo al vaccino, fondamentalmente finora ha fallito visto che il picco di prime dosi non c’è stato, ad aumentare sono stati invece i tamponi, che senso ha parlare solo di una proroga senza indicare quando potrà essere superato l’obbligo?
Se in una situazione di non pressione ospedaliera basta qualche caso in più per parlare di una necessità di continuare con le misure straordinarie, con questo principio il green pass potrebbe essere prorogato fino all’infinito snaturandolo dal suo significato originale.
Nonostante l’abbondanza di vaccini e una situazione ospedaliera da mesi sotto controllo, in Italia non sembrerebbe vedersi ancora la luce in fondo al tunnel dell’emergenza.
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