La Chiesa combatterà la crisi. Con una decisione che ha stupito in molti i vertici ecclesiastici ortodossi hanno deciso di dare una mano allo Stato ellenico, afflitto da enormi difficoltà che rischiano di mettere in ginocchio un Paese intero.
Ad annunciarlo è lo stesso Primo Ministro Antonio Samaras attraverso un comunicato stampa rilasciato in giornata:
Secondo le indicazioni espresse dall’arcivescovo Ieronymos la Diocesi di Atene e lo Stato greco hanno deciso di formare una società comune denominata Aeap per la valorizzazione delle case e dei terreni della Chiesa greca,
Insomma quella che nascerà sarà una società mista tra Stato e Chiesa che avrà il compito di sfruttare i beni immobiliari ecclesiastici per aiutare gli ellenici a sconfiggere la crisi.
Non è la pri
ma volta che la Chiesa greca si propone di aiutare il Governo. Lo aveva già fatto nel 2009, ma la proposta dell’arcivescovo Ieronymos rimase senza risposta. Chissà, se lo Stato avesse risposto diversamente già in quel periodo, oggi forse la situazione sarebbe diversa.
I beni ecclesiastici
La Chiesa greca possiede monasteri, spiagge, foreste, case e chi più ne ha più ne metta. Il numero preciso di tali possedimenti è tuttora sconosciuto, ma nonostante ciò gli ortodossi ellenici rimangono i secondi proprietari di beni immobiliari del Paese, superati solo dallo Stato.
La società mista in via di formazione servirà quindi a valorizzare queste proprietà che, pur restando in mano alla Chiesa, verranno concesse in leasing. I profitti che ne deriveranno saranno divisi al 50%: metà rimarranno nelle mani dei vertici ecclesiastici, l’altra metà andrà a rinvigorire le casse elleniche.
Sarebbero già parecchi gli investitori interessati all’affare, primi fra tutti, alcuni magnati provenienti da Russia, Stati Uniti e Qatar che vorrebbero accaparrarsi alcuni immobili esclusivi situati nei dintorni di Atene.
Chiesa e tasse
La decisione dei vertici ecclesiastici greci è arrivata dopo lunghe polemiche riguardanti appunto le agevolazioni fiscali di cui la Chiesa ortodossa gode da anni.
I cittadini, dissanguati da tasse ed imposte ai limiti dell’usura, nel corso di questi anni, hanno più volte chiesto alla Chiesa di rinunciare ai propri privilegi e dare un proprio contributo.
I vertici hanno quindi deciso: il sistema fiscale rimarrà inalterato, ma i profitti verranno divisi a metà. È già qualcosa, è già parecchio.
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