L’11 maggio si riunisce l’Eurogruppo in cerca di un accordo "il prima possibile". Il presidente della Commissione Europea Juncker rassicura che in Grecia non ci sarà default.
I fondi nelle casse elleniche si stanno esaurendo e la Grecia punta a fare con il Brussels Group (la ex Troika) un accordo per sbloccare i famosi 7,2 miliardi di euro necessari per pagare le scadenze dei prestiti nonché stipendi e pensioni.
Serve quindi un accordo "il prima possibile" e lo dice il portavoce del governo greco Gabriel Sakellaridis, che evidenzia come la Grecia abbia mantenuto alcuni "punti fermi" nella trattativa. Chiaramente sono quelli in relazione ai processi di austerity.
Il tempo però stringe e il quotidiano tedesco Handelsblatt afferma che anche con un accordo con i creditori è improbabile che la Grecia riceva nuovi aiuti dall’UE entro la scadenza fissata per il 12 maggio e sarà un problema.
Mentre si parla di default immediato se non arriveranno i pagamenti dalla Grecia al Fondo Monetario Internazionale, pare che per quelli verso la BCE e l’UE ci potranno essere modalità diverse. Si tenga conto che l’Intesa Grecia-Ue del 20 febbraio prevede 4 mesi fino al 20 giugno.
Sono ripresi gli incontri tra la Brussel Group e i nuovi negoziatori di Tsipras non su una lista predefinita di riforme ma su una serie di elementi chiave e su varie opzioni per discutere e individuare la strada per una nuova un’intesa.
L’11 maggio ci sarà ancora per la Grecia un Eurogruppo; il Brussels Group vuole chiudere con un accordo ampio mentre Atene, almeno nell’immediato, sembra che abbia escluso capitoli importanti come Iva e anche alcune privatizzazioni.
Al riguardo si pensa con tali settori di rilanciare nuovi processi di economia con investimenti pubblici e privati.
Nel 2010 i Paesi dell’Eurozona e il Fondo monetario internazionale sono andati in aiuto della Grecia con un prestito di salvataggio di 110 miliardi a cui ne è seguito un altro nel 2011 di 130 miliardi di euro.
Oggi il debito greco è di 317,094 miliardi di euro mentre il rapporto Debito/Pil è 177,1% circa con un Pil di 179,081 (dati UE – Eurostat - 2014, 21 aprile 2015).
Rispetto al 2013 il Pil del 2014 è diminuito di circa 2,5 miliardi euro.
Dal prossimo anno - o forse poco dopo - con l’entrata in vigore dell’ERF, European Redemption Fund (Fondo Europeo di Redenzione o Riscatto) che farebbe confluire l’importo dei vari debiti pubblici degli Stati dell’Eurozona per la parte eccedente il 60% del PIL in un apposito fondo, sarà ancora più complicato emetterebbe ulteriori bonds caratterizzati da una rigorosa scadenza di 20, massimo 25 anni.
L’ERF viene garantito dagli Stati nazionali attraverso i loro asset pubblici e da almeno una percentuale di tasse riscosse a livello nazionale.
Come farà la Grecia? E come farà l’Italia?
Purtroppo le condizioni imposte alla Grecia dai Paesi creditori sono state pesanti, penalizzanti ed eccessive per la popolazione di questo Paese. Tagli su tagli, sacrifici su sacrifici già messi in atto dai governi che si sono succeduti in questi anni.
Sacrifici che sono stati resi esecutivi dall’approvazione forzata e molto discutibile da parte del Parlamento greco che è stato a sovranità limitata.
Dal 25 gennaio, dopo le elezioni vinte da Tsipras, si sta tentando di alleggerire i processi di austerity avviati con le note operazioni in funzione del famoso memorandum imposto dalla ex Troika.
Il presidente della Commissione UE, Jean Claude Juncker, rassicura:
In Grecia non ci sarà default. Resta parte integrale dell’Eurozona ed ha ancora un lungo cammino davanti.
Non abbiamo chiarezza sui progetti concreti di riforma ma va nella giusta direzione.
Con l’ERF quale sovranità economica avranno ancora gli stati?
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