L’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO), un’agenzia specializzata dell’ONU, ha pubblicato quest’oggi un’allarmante rapporto sulla situazione lavorativa mondiale: la disoccupazione giovanile continuerà a crescere per i prossimi 5 anni, raggiungendo il 12.8% nel 2018. Si tratta di una vera e propria crisi che mette a repentaglio le generazioni più giovani non soltanto dal punto di vista economico, ma anche sociale e politico.
Disoccupazione giovanile: è crisi mondiale?
Il tasso di disoccupazione giovanile (definito per le persone comprese tra i 15 e 24 anni) è aumentato dal 11.5% del totale della forza lavoro nel 2007, al 12.4% del 2012 a causa del rallentamento economico su scala mondiale, ma la situazione sembra essere destinata a peggiorare.
Secondo quanto riportato dal ILO, infatti, la crisi dei giovani senza lavoro è peggiore di quanto suggeriscano i dati attuali perché le prospettive sono in peggioramento: aumentano la disoccupazione prolungata, i lavori part time, temporanei e precari.
Dopo un leggero miglioramento delle percentuali, tra il 2010 e il 2011, la situazione a iniziato a peggiorare nuovamente. Inoltre, il prolungato ritardo della ripresa economica implica che per le generazioni più giovani la crisi del lavoro è destinata a peggiorare.
Commenta l’agenzia ILO:
Questi dati sottolineano l’esigenza di politiche incentrate sulla crescita, di sostanziali miglioramenti nel sistema educativo e di avviamento al lavoro e, ancora, azioni mirate all’occupazione giovanile.
Nel passato è già accaduto che la disoccupazione giovanile aumentasse nei periodi di recessione economica, ma è sempre scesa in breve tempo. Questa volta, la lunghezza del rallentamento economico sta causando problemi evidenti, nella maggior parte delle nazioni dell’OCSE circa un terzo dei giovani in cerca di lavoro è stato disoccupato per almeno sei mesi dal 2008 ad oggi.
Il numero dei giovani disoccupati nei paesi sviluppati è cresciuto di almeno un quarto dal 2008 e in paesi come la Grecia o la Spagna più della metà della popolazione più giovane, ma economicamente attiva è senza lavoro.
Nel 2012 il record della disoccupazione giovanile spetta al Medio Oriente, dove il tasso arriva al 28.8% e si prevede che possa arrivare al 30% nel 2018. Nel Nord Africa, la disoccupazione giovanile è al 23.7% e in entrambe le regione le più colpite sono le giovani donne. Anche l’Europa spicca tra le regioni dalla situazione peggiore e l’ILO prevede che qui la disoccupazione giovanile non scenderà al di sotto del 17% prima del 2016.
Su scala globale, il tasso minore di disoccupazione si registra nell’est Asiatico (9.5%) e nel sud dell’Asia (9.3%).
Quali effetti sul futuro dei giovani?
"I costi economici e sociali della disoccupazione, specie quella di lungo periodo, sono la totale sfiducia e la diffusione di lavori poco qualificanti per i giovani, fenomeni in aumento e dannosi per il potenziale di crescita economica dei paesi" ILO, Global Employment Trends for Youth 2013
Gli studi hanno dimostrato che chi sperimenta lunghi periodi di disoccupazione durante l’età giovanile, tende in futuro a vivere di rendimenti minori e ad avere scarse prospettive lavorative, rispetto agli altri.
Secondo José Manuel Salazar-Xirinachs, uno dei responsabili dell’agenzia ILO: "Le conseguenze di una prolungata e persistente giovanile includono non soltanto la perdita di importanti esperienze lavorative, ma anche l’erosione delle capacità occupazionali [dei giovani]."
Secondo il rapporto del ILO, probabilmente l’impatto più significativo di questo fenomeno è "l’attuale sfiducia delle generazioni più giovani nei sistemi socio-economici e politici", emblematizzato ad esempio nelle proteste anti-austerity esplose in Grecia o Spagna.
Come rimediare?
Nelle economie in via di sviluppo, il fenomeno della disoccupazione giovanile potrebbe essere combattuto con l’incentivo all’alfabetizzazione e allo sviluppo di competenze occupazionali.
Nelle economie avanzate, conclude poi l’ILO, le misure per combattere la disoccupazione giovanile dovrebbero includere l’educazione scolastica e professionale, esperienze formative e lavorative e supporto ed incentivi per le assunzioni.
Speriamo, allora, che queste non rimangano semplici parole al vento e che presto si trasformino in realtà.
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