Non riuscirà il tentativo di ricostruire l’impero tedesco, tutte le armi usate dalla Germania si ritorceranno contro di essa.
La Germania, ottenuta la riunificazione, ottenuto di nuovo l’azzeramento dei debiti da risarcimento delle due guerre, iniziata la guerra economica agli altri paesi dell’Unione Europea con l’arma dell’euro, porta l’affondo decisivo utilizzando l’arma dell’unione bancaria.
La prima mossa è stata la riunificazione della Germania ricca con quella povera. Si fissò la parità del marco dell’ovest con quello dell’est. Tale parità o avrebbe portato all’arricchimento del popolo dell’est a danno di quello dell’ovest oppure - alternativa ovviamente preferita dai teutonici- all’arricchimento del popolo dell’est a scapito degli altri paesi europei. La Germania ha scelto infatti la seconda soluzione utilizzando l’arma dell’euro (la moneta unica equivale all’adozione del cambio fisso); in questo modo ha evitato le svalutazioni competitive che fino a quel momento avevano riequilibrato le economie dei paesi meridionali nei confronti di quelli nordici.
La strategia ebbe successo. La Germania infatti da un deficit della bilancia dei pagamenti nei rapporti commerciali tra i paesi euro, passò al surplus raggiungendo solo nei confronti dell’Italia oltre 1400 miliardi di surplus.
La Germania non ha nemmeno rispettato il trattato europeo che prevedeva che il surplus non potesse superare il 6%. Per diversi anni ha ottenuto surplus superiori senza prendere gli opportuni provvedimenti; anzi ha attuato politiche di svalutazione fiscali che hanno incrementato l’esportazione.
Naturale che ai surplus della Germania dovevano corrispondere i deficit degli altri paesi in quanto vi fu uno spostamento della ricchezza dai paesi meridionali a quelli nordici.
La consistente liquidità dei surplus ottenuti fu investita in parte nell’acquisto di titoli statali dei paesi meridionali, finanziando in tale modo il debito della Spagna, Grecia, Italia ecc. Naturale che al primo segnale di rischio del debito greco, invece di tamponare tutto con una politica di intervento solidale, la Germania abbia scelto la via dei "compitini a casa propria" ossia, ogni paese doveva con politiche rigorose di bilancio pagare il proprio debito mentre non doveva essere assolutamente usata la politica monetaria per sostenere il debito degli stati.
La Merkel impedì alla Bce l’uso degli strumenti non convenzionali di politica monetaria perché in questo modo si sarebbero espropriati i risparmiatori tedeschi.
Abbandonando la Grecia al suo destino è nato il problema dello spread sul debito statale, problema che in una unione di stati mai sarebbe dovuto nascere. Mai lo stato può essere inadempiente; basta stampare la moneta per pagare ed in tale modo gli speculatori non avranno mai spazio.
Gli Usa rischiano ogni anno il default ma si finanziano sempre ad un tasso prossimo allo zero.
Gli spread si alzarono sui paesi meridionali, più indebitati grazie ai deficit della bilancia dei pagamenti, gli investitori tedeschi uscirono dal debito degli stati meridionali provocando ancora di più l’avvitamento della crisi del debito pubblico.
La Germania, non soddisfatta del controllo della moneta cartacea, doveva ad un certo punto controllare anche la moneta creata dalle banche.
Ricordo a tutti che le banche nei paesi meridionali erano le uniche che prestavano il denaro all’economia reale, avevano gli attivi composti da crediti alle imprese e crediti nei confronti dello stato, vi era un equilibrio che fino ad oggi aveva retto. Ricordo inoltre che le banche italiane non hanno avuto grossi problemi con la crisi finanziaria importata dagli Usa.
Con l’abbassamento della qualità dell’attivo comportato dalla crisi del debito pubblico, le banche hanno dovuto ridurre gli attivi e quindi contrarre il credito alle imprese. Ciò ha provocato il credit crunch con conseguente trasmissione all’economia reale della crisi finanziaria. Naturale che le imprese non ottenendo più credito sono andate in crisi; naturale che ciò ha comportato l’incremento della disoccupazione, il calo dei consumi interni e quant’altro ne consegue.
Come si vede il gioco degli spread inventato dalla Germania ha accentuato la crisi, trasmettendola subito all’economia reale con il peggioramento degli attivi bancari sia nei confronti dello stato che nei confronti dell’imprese.
La Germania per controllare anche la moneta bancaria, con la scusa di evitare la crisi delle banche si inventa l’unione bancaria.
Viene dunque stabilita l’unione bancaria che è una unione solo sulle regole e non nei rischi, e si inventano gli stupidissimi stress test giacché simulare la crisi della banca e fare una pagella di quelle che vengono promosse per il mercato finanziario è una manovra suicida.
Con l’unione bancaria si chiude il diabolico disegno della Germania. Pur avendo perso entrambe le guerre, non ha pagato i debiti da risarcimento ed ha svuotato le ricchezze finanziarie degli altri stati con il giochetto dell’euro e dell’unione bancaria.
Indubbiamente in questo è stata agevolata anche dalla mala fede dei politicanti e dall’ottusità della maggior parte dei politici che hanno governato il nostro Paese fino ad oggi oltre che dal governatore della Bce che ha gestito la politica monetaria sempre prono ai diktat della Germania.
Tutte le scaramucce dei giornali all’interno del direttivo della Bce sono finte e i fatti parlano da soli: solo nell’ultimo anno la Bce ha ridotto la base monetaria di 1000 miliardi di euro e tutti gli strumenti non convenzionali utilizzati dalla Bce sono stati sterilizzati. Gli ultimi provvedimenti da questa presi sono falliti ed ancora non viene attuato l’unico provvedimento, preso da altre banche centrali e risultato di assoluto stimolo per l’aumento dell’attività economica e per l’abbassamento del costo dei prestiti, che doveva essere attuato fin dall’inizio della crisi ossia il QE. Tale provvedimento, al punto in cui siamo arrivati con una tale politica monetaria, deve essere di una portata di oltre 4000 miliardi di euro. Draghi, se vuole che la Storia dia un giudizio del suo operato come governatore della Bce un minimo indulgente, deve effettuare un programma di acquisto di titoli di stato dei paesi euro sul mercato, con partecipazione pro quota della Bce, per 800 miliardi annui per i prossimi 5 anni. Inoltre si deve riportare la parità del cambio con il dollaro e si deve riportare l’inflazione al 2%. Draghi deve decidere se iniziare a fare il Presidente della Banca Centrale Europea o continuare a fare il soldatino dell’esercito della Merkel.
In ogni caso, quella che allo stato potrebbe apparire come una vittoria della Germania, non è che l’inizio di un’altra sua cocente sconfitta. Avere portato i Paesi meridionali alla miseria, avere spento lo spirito europeo nei cittadini dei Paesi meridionali che hanno visto in tutte queste politiche vantaggi solo per i tedeschi, alla fine avrà un effetto boomerang.
La guerra, alla fine, verrà persa ancora una volta dalla Germania che non riuscirà mai a trasformare l’Unione Europea in un impero tedesco, perché anche i politici meno lungimiranti e più distratti, alla fine comprenderanno.
Questa volta non sarà necessario azzerare i debiti da risarcimento danni perché all’uscita dal cappio dell’euro le nostre imprese riconquisteranno quei mercati che oggi risultano conquistati momentaneamente ed artificialmente dalla Germania.
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