Sul forex continua la discesa del dollaro neozelandese, che paga alcuni dati macro poco esaltanti e la volontà della RBNZ di fermare l’ascesa del Kiwi
Sul forex non è un momento particolarmente brillante per le valute oceaniche, nonostante i timidi segnali di ripresa giunti da alcuni indicatori macroeconomici cinesi. Le economie di Australia e Nuova Zelanda sono ormai quasi del tutto dipendenti dall’andamento della seconda potenza economica del pianeta, sebbene le autorità politiche dei due paesi stiano cercando di stimolare maggiormente l’economia domestica per ridurre l’eccessiva dipendenza dall’export verso la Cina e gli altri paesi del Sud-Est asiatico.
Sta soffrendo molto il dollaro neozelandese, sul quale ha pesato anche la deludente lettura dell’indice di fiducia delle imprese, elaborata da ANZ Bank, che a maggio è sceso a 53,5 punti dai 64,8 punti del mese precedente. Rispetto al picco di febbraio scorso è avvenuta una flessione di ben 17 punti. La debolezza del Kiwi è da ricondurre anche a motivazioni prettamente di carattere tecnico, come il raggiungimento di resistenze di lungo periodo molto significative, che hanno innescato forti vendite sui mercati valutari.
Dopo aver raggiunto il massimo più alto da agosto 2011 a 0,8780 circa, il tasso di cambio NZD/USD ha cominciato a perdere terreno scendendo fino in area 0,8470 ai minimi da metà marzo scorso. Per il Kiwi le prospettive restano negative, nonostante il differenziale dei tassi di interesse sia decisamente favorevole alla valuta oceanica rispetto a quella americana. Pesano molto anche le recenti dichiarazioni rilasciate dal numero uno della Reserve Bank of New Zealand, ovvero Graheme Wheeler, che ha “minacciato” di vendere dollari neozelandesi direttamente sul forex se fosse avvenuto un eccessivo apprezzamento della moneta.
L’economia neozelandese è in forte ripresa, tanto che quest’anno sono stati alzati già due volte i tassi di interesse fino al 3%. Tuttavia se il Kiwi dovesse restare troppo forte sui mercati valutari, si correrebbe il rischio di assistere a una frenata dell’export, in particolare dei prodotti alimentari. La valuta di Wellington è stata così debole negli ultimi giorni tanto da fare peggio dell’euro, che nelle ultime tre settimane è finito nel mirino delle vendite dei grandi speculatori internazionali in vista di nuove misure ultra-espansive della BCE nel meeting del 5 giugno.
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