La valuta australiana continua a mostrare una marcata debolezza, ma secondo la banca centrale di Sidney il valore dell’Aussie potrebbe diminuire anche nel 2015
Il dollaro australiano resta una delle valute più in difficoltà sul forex, con performance negative che vanno accentuandosi giorno dopo giorno anche a causa degli alti e bassi della Cina. D’altronde Pechino resta pur sempre il primo partner commerciale di Sidney, in grado di assorbire più della metà delle esportazioni di risorse minerarie del principale paese oceanico. L’eccessiva dipendenza dall’economia cinese ha favorito per anni la valuta australiana, ma oggi rischia di metterla bruscamente al tappeto con poche possibilità di ripresa nel breve-medio periodo.
A novembre la produzione industriale in Cina è cresciuta del 7,2% su base annua, rispetto al 7,7% rilevato il mese precedente. Gli analisti finanziari avevano prospettato un lieve calo, ma solo fino al 7,5%. Inoltre circolano sempre più insistentemente i rumors che vogliono le autorità governative di Pechino vicine all’annuncio del taglio delle stime di crescita per il prossimo anno al 7% dal precedente 7,5%. Una maggiore debolezza dell’economia cinese vuol dire quasi certamente un dollaro australiano più debole anche in futuro.
Lo sa bene Gleen Stevens, governatore della Reserve Bank of Australia, che sta cercando di stimolare questo trend discendente del dollaro australiano con dichiarazioni sempre più dovish sulla valuta. L’obiettivo dei policy makers di Canberra è avere una valuta più debole per aumentare la competitività delle merci australiane in una fase in cui la maggior parte dei paesi sta svalutando volutamente la propria moneta per spingere al massimo l’export. Sul forex il tasso di cambio AUDUSD è sceso in area 0,82, ai minimi dall’estate del 2010.
Nel corso di una recente intervista Stevens ha dichiarato che nel 2015 il cambio del dollaro australiano dovrebbe diminuire ancora, con un possibile target per l’Aussie intorno a 0,75. Il numero uno della RBA ha ricordato che lo scorso anno aveva avanzato l’ipotesi di un cambio intorno a 0,85 piuttosto che a 0,95. Allo stesso modo per il 2015 Stevens vede l’Aussie molto meglio a 0,75 anziché a 0,85. La valuta australiana, che paga la difficile fase per tutte le commodity currencies, sta perdendo molto terreno anche nei confronti dell’euro contro il quale è sui minimi da quasi 8 mesi.
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