Fondi strutturali europei: 325 miliardi di euro ripartiti tra 28 Paesi. Ecco chi guadagna e chi perde

Marta Panicucci

25 Novembre 2013 - 11:20

Fondi strutturali europei: 325 miliardi di euro ripartiti tra 28 Paesi. Ecco chi guadagna e chi perde

Sono 325 i miliardi di euro che Bruxelles metterà a disposizione dei 28 paesi europei per il periodo 2014-2020.

I fondi strutturali Ue pesano per circa un terzo sul bilancio dell’intera unione europea e vengono elargiti in base a piani settennali. Si tratta di uno strumento di intervento creato dall’Unione per i paesi dell’Ue, allo scopo di favorire progetti di sviluppo come: la riduzione delle disparità regionali in termini di ricchezza e benessere, l’aumento della competitività e dell’occupazione e il sostegno della cooperazione transfrontaliera.

I fondi strutturali per il periodo 2014-2020 sono inferiori rispetto a quelli stanziati per gli anni 2007-2013: si è passati infatti da 347 e 325 milioni di euro, a causa soprattutto delle proteste di Cameron e le resistenza di Berlino. Ormai però, la partita sul bilancio pluriennale dell’unione deve considerarsi conclusa ed è tempo di tirare le somme.

In generale, si può dire che cresce la percentuale di fondi spettante all’Europa centro-orientale (+2,6%) rispetto a quella dell’Europa Occidentale (-16%), ma vediamo meglio le situazioni dei singoli paesi.

Fondi per l’Italia

L’importo dei fondi strutturali generali diminuisce, ma la fetta di fondi spettante all’Italia per gli anni 2014-2020 aumenta. Dei 325 milioni di euro stanziati da Bruxelles infatti, ben 31,8 miliardi saranno convogliati sul Belpaese, contro i 27 dello scorso piano pluriennale.

Ma come saranno impiegate queste risorse?

Al momento possiamo solo dire che le regioni del centro-nord hanno presentato un piano di impiego per i fondi strutturali Ue per 7,8 miliardi di euro. L’aumento dei fondi, rispetto agli anni passati va soprattutto a beneficio di Lombardia e Lazio che guadagnano rispettivamente 830 e 417 milioni.

Per quanto riguarda le regioni del sud dovranno spartirsi 22,8 miliardi di risorse, di cui 1,125 miliardi da ripartire tra Sardegna, Abruzzo e Molise, le cosiddette regioni di transizione.

Insomma, si tratta di buone notizie per l’Italia che ha a disposizione un importante tesoretto per rilanciare le proprie regioni, ora sta a chi di dovere impiegarli nella maniera giusta.

Fondi per l’Ue

In generale, da notare che Polonia, Romania, Slovacchia e Bulgaria vedono aumentare i fondi a loro disposizione, mentre calano le risorse per Slovacchia, Ungheria e Repubblica ceca. Nell’Europa centro orientale, i fondi provenienti dall’Ue stanno diventando sempre più importanti per l’economia dei paesi, tanto che in alcuni casi pesano il 2-3% del Pil.

Inoltre, i fondi in Italia sono aumentati forse grazie, ad una miglior capacità contrattuale a Bruxelles dell’attuale governo, mentre scendono i fondi per paesi ancora in gravi difficoltà come Grecia e Spagna. Forse l’Ue ha considerato quante risorse sono già state veicolate su questi paesi compresi gli aiuti finanziari per la crisi del debito. Resta stabile invece, la Francia.

La vediamo nel dettaglio i paesi che hanno guadagnato e quelli che hanno perso da questa spartizione:

  • per la Polonia del premier Tusk si passa da 67 a 72 miliardi, (+7,2%)
  • per la Slovacchia da 11 a 13, (+11,6%),
  • la Romania da 19,67 a 21,83, (+11%), l
  • a Bulgaria da 6,8 a 7,15, (+4,4%),
  • la Croazia appena entrata incassa 8 miliardi di euro netti in più per le sue infrastrutture. la Repubblica ceca scende da 26,93 a 20,58, (-23%),
  • l’Ungheria da 25,31 a 20,50, (-19%),
  • la Slovenia da 4,21 a 2,89, (-31,3%) .
  • la Lubiana registra il calo maggiore con il 31,3% in meno di fondi.

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