Fa già parlare molto di sé la nuova tassa sui rifiuti che sostiuirà la vecchia Tarsu e la Tia. La Tares, introdotta dal decreto Salva-Italia, si presenterà ufficilamente agli italiani ad aprile, mese in cui è slittata la prima rata da pagare. E nel percorso di avvicinamento al suo debutto si fanno già calcoli su l’entità del probabile rincaro rispetto alle precedenti imposte sui rifiuti. Infatti, osservando bene le nuove regole di prelievo dell’imposta Tares è facile intuire che il passaggio dalla Tarsu alla nuova Tares non sarà né semplice, nè indolore per le tasche dei contribuenti.
Le tappe tra Tarsu e Tares
Secondo una prima analisi fatta dagli esperti sulle regole di prelievo della Tares emerge che queste si basano sul Dpr 158-99 che dettava anche le regole per il prelievo della Tia1 e Tia2. Nessun problema quindi per i comuni che fino ad oggi avevano adottato la Tia, per i quali le regola di prelievo resteranno immutate; la situazione invece si complica per quei comuni che chiedevano ai cittadini il pagamento della Tarsu e che devono intraprendere un percorso di avvicinamento alla Tares.
Ma vediamo meglio le tappe che condurranno al debutto della Tares:
- In primo luogo è necessario attribuire le utenze non domestiche Tarsu alle 30 categorie di operatori previste dal Dpr 158/99. Le categorie Tarsu probabilmente saranno molto diverse da quelle Tares e questo non renderà agevole il passaggio.
- poi, si provvederà alla distribuzione delle utenze domestiche secondo il numero di componenti del nucleo familiare. Dovrà essere stabilito, inoltre, un criterio che attribuisca le utenze anche ai non residenti.
- stabilire una classificazione dei costi del servizio secondo i criteri già indicati dal Dpr 158/99 sarà l’operazione più delicata poiché necessita di una pluralità di simulazioni di calcolo. I comuni dovranno ricalcolare i dati forniti dai gestori dei rifiuti secondo i criteri del Dpr 158.
- altro passaggio fondamentale sarà la ripartizione dei costi del servizio tra utenze domestiche e non domestiche. Il criterio più corretto dovrebbe far riferimento all’entità di rifiuti ricollegabili all’una o all’altra categoria. Saranno effettuate, infatti, delle simulazioni tariffarie operando anche sugli indici di produttività dei rifiuti incrociando i dati contabili con i dati rilevati dalle utenze.
- fatti tutti i dovuti calcoli si passerà all’approvazione del regolamento, del piano finanziario e infine, all’approvazione delle tariffe ufficiali dell’imposta Tares.
Aumenti fino al 20%
Indipendentemente dai criteri selezionati dai vari comuni e dal piano finanziario approvato, è certo che l’entità del prelievo per la Tares sarà comunque superiore rispetto a quello per la Tarsu. Questa perché alla nuova Tares si chiede di finanziare un pacchetto di servizi più ampio rispetto alla Tia o alla Tarsu e quindi peserà di più sulle tasche dei contribuenti.
Infatti, oltre al finanziamento integrale della raccolta e smaltimento rifiuti, con gli incassi della Tares si pagheranno anche i cosiddetti serivizi indivisibili come l’illuminazione delle strade e la sicurezza. La tariffa base richiesta per tali servizi è di 30 centesimi al metro quadro, ma i comuni hanno facoltà di aumentarla fino a 40 centesimi con un incremento finale della Tares del 33%. Come già detto, tutto dipenderà dai parametri utilizzati dai comuni per stabilire le tariffe Tares da applicare alle varie categorie di contribuenti, ma secondo le prime stime i rincari andranno dall’ 8,7%, per un esercizio commerciale, al 20,5% per un single che abita in un monolocale.
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