Il rating AAA della Finlandia è a rischio: pesano bassa crescita e crisi politica. In crescita il sentimento anti-euro. Permanenza nell’unione monetaria europea in forse
La Finlandia, uno dei pochi paesi europei che può ancora vantare il giudizio di massima affidabilità creditizia, rischia di assaggiare la scure dell’agenzia di rating Standard & Poor’s, che ha abbassato l’outlook sul rating sovrano AAA a “negativo” da “stabile”. Ciò vuol dire che ora esiste una probabilità su tre che il paese nordeuropeo perde la tripla A entro 24 mesi. Helsinki mantiene il rating più alto della scala di valutazione di S&P, Moody’s e Fitch da ben 12 anni, grazie a fondamentali economici solidi e soprattutto in virtù dei conti pubblici sempre in perfetto ordine.
S&P ritiene, però, che il paese stia crescendo a un ritmo più basso del previsto e sotto la media europea. Il mercato del lavoro appare debole, gli investimenti sono in calo e i dati demografici negativi. Qualche tempo fa era stato proprio un importante politico finlandese a lanciare l’allarme sul lavoro: Olli Rehn, commissario europeo agli affari monetari. Dall’introduzione dell’euro Helsinki ha perso competitività e presenta dinamiche salariali fuori controllo. E poi c’è il rischio politico, dopo l’annuncio delle dimissioni del premier 42-enne Jyrki Katainen.
La grande coalazione di governo voluta nel 2011, a causa della mancanza della maggioranza in Parlamento per il centro-destra, sta scricchiolando da tempo e ora potrebbe conoscere una crisi più profonda. Nel frattempo cresce il sentimento anti-euro, come dimostrato dall’ascesa inarrestabile del partito Veri Finlandesi di Timo Soinim che oggi ha il 19% e ben 39 seggi. Le misure di austerità non piacciono alla popolazione, ma nemmeno ad Alleanza di Sinistra. Dopo le elezioni europee la Finlandia rischia così di tornare al voto, con una probabile affermazione dei partiti euroscettici. Tra l’altro qualche mese fa Deutsche Bank aveva avanzato l’ipotesi di un’uscita della Finlandia dall’euro, idea che sta riscontrando sempre più consensi tra politici e popolazione.
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