Fine Covid mai, lo studio: il coronavirus potrebbe provocare epidemie ricorrenti

Alessandro Cipolla

21 Ottobre 2020 - 10:05

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Uno studio della Columbia Mailman School lancia l’allarme: il coronavirus potrebbe diventare endemico, provocando così delle epidemie ricorrenti nella specie umana.

Fine Covid mai, lo studio: il coronavirus potrebbe provocare epidemie ricorrenti

Con il virus dobbiamo abituarci a convivere”. Questo è il monito lanciato da diversi scienziati fin dall’inizio di questa pandemia da coronavirus, arrivata adesso in Europa a una seconda ondata che sta facendo registrare record di contagi in tutto il continente.

Una convivenza forzata che per molti però sarebbe solo a tempo, visto che la speranza è che con l’arrivo del vaccino lentamente il mondo intero possa tornare a quella sorta di “normalità” che ormai inizia ad apparire come un ricordo.

Uno studio realizzato dagli esperti della Columbia Mailman School e pubblicato sulla rivista Science, andrebbe a disegnare però uno scenario molto più pessimistico: con il coronavirus potremmo dover fare i conti per sempre.

Studiando alcune caratteristiche del virus, si è arrivati infatti alla conclusione che il coronavirus potrebbe diventare endemico e provocare epidemie ricorrenti nella specie umana, diventando così una sorta di pericolo stagionale.

Coronavirus endemico

La Columbia Mailman School è una scuola di specializzazione in sanità pubblica con sede a New York. Nello studio pubblicato su Science si parte da due presupposti: i casi di reinfezione sono reali e si possono verificare anche a meno di un anno dal contagio, mentre al momento il vaccino rimane una incognita.

I tassi di diminuzione osservati – ha spiegato Marta Galanti della Columbia – sono simili a quelli tipici del betacoronavirus endemico che provoca malattie respiratorie comuni come raffreddore o influenza”.

In sostanza, analizzando le caratteristiche del virus sarebbe alta la possibilità che ogni anno si possano verificare dei focolai di Covid, così come avviene in maniera stagionale con l’influenza.

Ancora tutta da decifrare anche la questione degli anticorpi, visto che sempre per la Galanti “non è chiaro se possano fornire immunità sterilizzante a lungo termine e prevenire la reinfezione”.

La letteratura scientifica sembra confermare la trasmissibilità aumentata di COVID-19 durante i mesi invernali - ha aggiunto Jeffrey Shaman, altro firmatario dello studio - che pongono le condizioni favorevoli alla diffusione del virus, il che è comune in molti virus respiratori comuni”.

In conclusione, fermo restando che soltanto il prosieguo degli studi potrà fare maggior chiarezza sul Covid, rimane il fatto che “i coronavirus endemici come OC43, HKU1, NL63 e 229E, mostrano stagionalità nelle regioni temperate, le condizioni ambientali possono modulare la trasmissibilità di SARS-CoV-2 favorendo la diffusione dell’infezione nelle prime fasi della stagione fredda”.

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