Facebook e le nuove regole sulla privacy per i minorenni. Allarme rischio pedofilia e cyberbullismo

Valentina Brazioli

18/10/2013

Parziale passo indietro di Facebook sulle regole relative alla privacy per i minorenni: permane il divieto di avere un profilo per gli under 13, ma adesso gli utenti tra i 13 e i 17 anni potranno condividere pubblicamente i propri contenuti postati sul popolare social network. Preoccupazione per i rischi legati a pedofilia e cyberbullismo.

Facebook e le nuove regole sulla privacy per i minorenni. Allarme rischio pedofilia e cyberbullismo

Facebook e la privacy, un binomio difficile che si complica ulteriormente. Dopo la decisione di togliere la possibilità di nascondere il proprio profilo dai risultati della ricerca, l’impero guidato da Mark Zuckerberg sembra voler intraprendere la strada di una maggiore permissività nei confronti dei suoi utenti minorenni. Non tanto per amore di libertà, è lecito pensare, quanto per il fondato timore di veder migrare gli utenti più giovani verso altre piattaforme social che non prevedono misure restrittive per i minorenni, come ad esempio Twitter che, secondo un recente studio americano, sembra aver preso il posto di Facebook nel cuore degli adolescenti.

Così, da adesso in poi, i giovani utilizzatori del social network più famoso del mondo avranno la possibilità di scrivere e condividere i propri post rendendoli “pubblici”, cioè visibili non solo a coloro che fanno parte della loro ristretta e selezionata cerchia di amici (e “amici di amici”), ma a tutti gli iscritti della piattaforma Facebook.

Una decisione che non ha mancato di scatenare veementi reazioni contrarie negli Stati Uniti prima, e in Italia adesso, dove il Moige (Movimento italiano genitori) parla chiaramente di “passo indietro nella tutela dei minori” e si è detto pronto a denunciare il popolare social network al Garante della Privacy.

Le precisazioni di Facebook

Nella nota diffusa da Facebook si precisa che:

Ogni volta che vorranno rendere pubblico un post, una foto, un video o qualsiasi altro contenuto riceveranno una notifica che fornisce loro informazioni aggiuntive sulle impostazioni legate alla privacy, spiega loro cosa significa rendere pubblico un contenuto e le sue implicazioni.

Proteste in Italia e Usa: rischio pedofilia e cyberbullismo

Ma ciò non è bastato a placare le polemiche. Non usa mezzi termini Maria Rita Munizzi, presidente del Moige:

Conferma quanto la piattaforma di Zuckerberg, per rispondere a bieche logiche di mercato, sia disposta a offrire su un vassoio d’argento i nostri figli a inserzionisti pubblicitari o peggio ancora cyberbullisti e pedofili.

Di analogo tenore le proteste statunitensi:

Facebook sta sacrificando sicurezza e privacy dei teenager per incrementare il suo business.

Ha detto infatti Jeffrey Chester, esponente del no profit Centre for Digital Democracy.

Duro anche il giudizio del New York Times che, in un articolo del 16 ottobre scorso, spiega come la mossa di Zuckerberg miri semplicemente ad attirare un maggior numero di inserzionisti interessati al florido mercato dei consumatori adolescenti. Il tutto anche a costo di restringengere la privacy dei minori, proprio quando negli Usa i legislatori si muovono in tutt’altra direzione, a causa dei sempre più frequenti episodi di cyberbullismo che vedono coinvolti i social network, talvolta con epiloghi anche drammatici.

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