FBI contro Apple e Google: sistemi inviolabili danneggiano la sicurezza nazionale

Marta Panicucci

29/09/2014

29/09/2014 - 11:54

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Per decifrare il codice di sicurezza dell’iPhone 6 servono almeno 5 anni e mezzo: l’FBI si ribella agli smartphone inviolabili perché ostacolano le indagini della polizia e possono mettere in pericolo la sicurezza nazionale.

FBI contro Apple e Google: sistemi inviolabili danneggiano la sicurezza nazionale

Apple e Google stanno rendendo davvero complicata la vita dei legal hacker, ovvero di coloro che entrano negli smartphone degli utenti per ottenere informazioni utili all’Fbi. Apple infatti, ha appena lanciato il nuovo smartphone super-sicuro; l’Iphone 6 si vanta di essere «inviolabile». Grazie ad algoritmi molto complessi Apple tiene al sicuro i dati che gli utenti conservano all’interno del proprio smartphone, come immagini, contatti e altre informazioni. Ma l’Fbi si ribella denunciando che l’inviolabilità degli smartphone di ultima generazione complica le indagini danneggiando così il lavoro della polizia e la sicurezza dei cittadini.

Fbi contro Apple
Mentre Apple lancia con entusiasmo il nuovo smartphone inviolabile, dall’altra parte l’Fbi si ribella alla possibilità per gli utenti di «sfuggire al controllo della polizia». La diatriba è stata resa nota da un articolo del New York Times che ha raccolto le critiche del direttore dell’Fbi, James Comey. Il numero uno del Bureau, occupato a gestire il pericolo dell’Isis è molto severo nei confronti della aziende che forniscono oggetti inviolabili: «Quello che mi preoccupa di più è che alcune società consentono ai cittadini di rimanere all’ombra della legge. Verrà il giorno in cui i parenti del rapito mi guarderanno in lacrime dicendomi “come è possibile che non si possono decodificare i contenuti del telefono?».

Smartphone inviolabili
I clienti Apple che utilizzano lo smartphone come carta di credito sono molto contenti del sistema di sicurezza studiato a Cupertino. L’Fbi che ha il compito di proteggere i cittadini da omicidi, rapimenti e terrorismo, un po’ meno.

Secondo le informazioni riportate dal New York Times, scovare il codice di sicurezza di uno smartphone potrebbe richiedere «oltre cinque anni e mezzo, il tempo necessario per provare tutte le combinazioni alfanumeriche di sei caratteri, composte da lettere minuscole e numeri». Si tratta di una stima, precisa però il quotidiano, fatta senza conoscere le ultime tecnologie in dotazione all’Fbi. Resta comunque il fatto che la Apple ha messo su un mercato un prodotto difficilmente decifrabile in tempi rapidi, ovvero i tempi necessari per risolvere un caso o sventare un attentato. Questa l’accusa dell’Fbi che chiede a Apple e Google di tornare nei ranghi.

Google
Non solo Apple è nel mirino dell’Fbi. Anche Google infatti, non vuole rimanere indietro rispetto al concorrente di Cupertino, ad ha già annunciato che la prossima versione di Android sarà inviolabile come Ios8. E’ la prima volta che un alto funzionario dell’Fbi critica così apertamente un’azienda o un prodotto. Ma secondo la polizia, la possibilità di avere i dati personali dell’utente come foto, messaggi, email, allegati, contatti, è essenziale per risolvere molti crimini: dall’omicidio, alla pedopornografia, a tentativo di attacchi terroristici. «Verrà un giorno che questo sarà di enorme importanza per i cittadini e cioè la possibilità di avere accesso agli smartphone o altri dispositivi», ha detto Comey.

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