L’Europa si difende dalla concorrenza sleale delle imprese straniere: le proposte della Commissione europea

Giuseppe Montalbano

25 Giugno 2020 - 21:09

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La Commissione europea alza le difese del mercato comune contro la concorrenza delle imprese sostenute da governi extra-UE, guardando in particolare alla Cina.

L’Europa si difende dalla concorrenza sleale delle imprese straniere: le proposte della Commissione europea

La Commissione europea intende rafforzare le difese a tutela delle aziende UE contro l’offensiva delle compagnie straniere sovvenzionate dai propri governi nel mercato degli appalti pubblici, con lo sguardo rivolto in particolare alla Cina. Le società sostenute e controllate da governi extra-UE minacciano infatti di sbaragliare i più vulnerabili concorrenti europei nel contesto della crisi economica innescata dalla pandemia di coronavirus.

Le imprese cinesi controllate dallo Stato, in rapida ripresa anche per via del sostegno diretto del governo di Pechino, rappresentano gli avversari più temibili per le aziende dell’Unione, alle prese con un crollo senza precedenti della capacità produttiva e con prospettive di ripresa del tutto incerte, particolarmente nella periferia dell’eurozona. Per questo l’esecutivo di Bruxelles ha deciso di correre ai ripari, venendo in soccorso del sistema imprenditoriale europeo attraverso l’adozione di regole più stringenti per l’accesso alle gare d’appalto pubbliche da parte di società straniere che godano di un sostegno “eccessivo” da parte dei rispettivi governi.

Il mercato comune europeo e la concorrenza delle imprese straniere sostenute dai governi

Con un giro di affari di circa 2 mila miliardi di euro all’anno in investimenti in settori chiave delle economie nazionali, il mercato degli appalti pubblici in Europa è uno dei principali campi di battaglia della competizione globale all’indomani della crisi da coronavirus. Per questo contenere la competitività delle imprese straniere che beneficiano di sostegno pubblico contro i concorrenti europei è diventato un obiettivo strategico delle istituzioni UE a difesa dei propri capitali. Per questo lo scorso 17 Giugno la Commissione europea ha pubblicato un libro bianco sulle misure da adottare per scongiurare le “distorsioni al mercato interno” provocate da sovvenzioni estere alle imprese. Sottoposte a una consultazione pubblica fino al prossimo 23 Settembre, le proposte avanzate intendono rispondere a quelle che l’esecutivo di Bruxelles considera pratiche commerciali sleali da parte di competitor stranieri in violazione delle condizioni paritarie di concorrenza. La Commissione dà così seguito all’indirizzo espresso dal Consiglio europeo già nel Marzo del 2019, con cui si chiedeva l’elaborazione di nuove misure a protezione delle pratiche sleali da parte di imprese straniere.

Priorità riconfermate nel piano per una Nuova strategia industriale per l’Europa, pubblicata dalla Commissione il 10 Marzo 2020, e rese ancora più urgenti nel quadro della recessione apertasi dopo la crisi da Covid-19.
Secondo i commissari europei alla concorrenza, al mercato interno e al commercio, i sussidi statali alle imprese straniere rischiano di avere un impatto sempre più deleterio nel mercato comune europeo, specialmente nello scenario apertosi dopo la crisi pandemica. Sarebbero infatti in crescita i casi in cui sovvenzioni pubbliche a imprese extra-UE abbiano favorito l’acquisto di società europee o l’aggiudicazione al ribasso nelle gare per gli appalti pubblici a svantaggio delle aziende, come quelle UE, prive di comparabili forme di sostegno pubblico. L’Unione intende così dotarsi di nuovi strumenti di difesa commerciale diretti a limitare tali finanziamenti pubblici a imprese straniere.

Le proposte della Commissione per proteggere il mercato europeo

Il libro bianco traccia alcune opzioni (“moduli” nel gergo della Commissione) possibili per porre un freno alle pratiche giudicate sleali da parte di compagnie e governi stranieri.

  1. Un primo “modulo” si rivolge agli effetti distorsivi causati dai sussidi esteri. La Commissione propone di stabilire un’autorità di controllo, nazionale o europea, per identificare casi di sovvenzioni estere a imprese operanti nell’UE, valutarne i possibili effetti negativi per la concorrenza nel mercato comune, tramite un “test sull’interesse europeo”, ed eventualmente intervenire per rimediare a tali impatti distorsivi, tramite il pagamento di penali o interventi di stipo “strutturale”.
  • Un secondo strumento proposto dovrebbe servire a monitorare le imprese straniere che ricevano sovvenzioni pubbliche finalizzate all’acquisizione di partecipazioni in società dell’Unione. La Commissione si propone come autorità di vigilanza incaricata di verificare simili forme di sussidi ed intervenire per scongiurare acquisizioni finanziate da governi stranieri, anche riservandosi il diritto di interrompere il processo di acquisto.
  • La Commissione avanza infine un terzo “modulo” per evitare pratiche commerciali sleali nelle gare per gli appalti, come appunto sussidi pubblici per consentire alle imprese di sottoporre offerte al di sotto dei prezzi di mercato o sottocosto. Secondo il meccanismo proposto dal libro bianco, ogni impresa è tenuta a notificare eventuali contributi ricevuti da Paesi extra-UE. L‘autorità aggiudicatrici e quella di vigilanza procedono a verificare l’esistenza di un sussidio estera e a valutare se e in che misura esso renda il procedimento iniquo. Nell’ultimo caso, l’impresa in questione sarebbe del tutto esclusa dalla gara di appalto.
  • Un ultimo strumento viene poi proposto per quei sostegni pubblici esteri che mirino a mettere le imprese in posizioni vantaggiose per accedere a finanziamenti europei. Il libro bianco propone diverse opzioni in tal senso, fra cui una procedura di controllo simile a quella illustrata nel caso delle gare di appalto.

L’Europa di fortifica contro la crescente egemonia cinese

Con le proposte contenute nel libro bianco la Commissione muove un nuovo passo nella direzione di un approccio più deciso al contenimento delle pratiche più aggressive da parte della potenza cinese, a cominciare dall’espansione dei suoi investimenti strategici nell’UE attraverso il sistema delle imprese di Stato.

L’Unione cerca così di fissare i termini chiave dei rapporti commerciali ed economici con Pechino, divenuti di primaria rilevanza per i grandi Paesi esportatori dell’UE – a cominciare dalla Germania, primo partner commerciale europeo della Cina dal 2017 – e che potranno acquisire un peso ancora maggiore nel quadro della recessione post-Covid nel Continente. Allo stesso tempo all’interno delle istituzioni europee è cresciuta l’insofferenza per quella che nello stesso libro bianco viene denunciata come una mancata reciprocità nelle condizioni concorrenziali all’interno del mercato cinese per gli investitori europei.
A questo quadro di crescente dipendenza commerciale e di opposti timori per la capacità competitiva degli investimenti cinesi in Europa, si aggiungono le relazioni diplomatiche ai minimi storici dell’UE con Washington.

Il neo-mercantilismo degli Stati Uniti di Trump e la strategia della guerra commerciale permanente costringe sempre di più l’UE a ridefinire una propria posizione e strategia globale al di fuori del tradizionale asse atlantista. La necessità di fortificare le difese del proprio mercato interno nel contesto di una crisi economica epocale e di una conflittualità crescente fra gli Stati Uniti e la Cina, emerge così come la priorità di breve periodo per l’Unione, ancora non sostenuta da una visione geopolitica globale.

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