Estradizione di Puigdemont: decisione rinviata al 4 dicembre

Felice Di Maro

20 Novembre 2017 - 12:02

A Madrid sono ancora in carcere Jordi Sánchez e Jordi Cuixart, presidenti dell’Assemblea Nazionale Catalana (ANC) e di Ómnium, insieme a 8 ministri della ex Generalitat della Catalogna. Presentate le liste dei candidati per le elezioni del 21 dicembre.

Estradizione di Puigdemont: decisione rinviata al 4 dicembre

Venerdì 17 novembre il tribunale belga ha aggiornato al 4 dicembre la decisione sull’estradizione di Carles Puigdemont, ormai ex Presidente della Generalitat della Catalogna e dei suoi quattro ministri che sono a Bruxelles da lunedì 30 ottobre.

Si prevedono tempi lunghi, sicuramente successivi al 21 dicembre e cioè dopo le elezioni, decise dal premier spagnolo Mariano Rajoy il 27 ottobre a seguito dello scioglimento del governo della Generalitat e del parlamento catalano. Provvedimenti adottati perché in tempo reale si era attivata la procedura dell’articolo 155 della Costituzione spagnola con il voto del Senato di Madrid nello stesso giorno in cui il parlamento catalano aveva proclamato l’indipendenza unilaterale.

Giovedì 2 novembre la procura belga aveva ricevuto un mandato d’arresto europeo per Puigdemont e i suoi 4 ministri emesso dalla giudice Carmen Lamela dell’Audiencia Nacional spagnola che aveva accolto la richiesta della procura nazionale spagnola presentata dal procuratore nazionale José Manuel Maza di arrestare anche l’ex vicepresidente della Catalogna Oriol Junqueras e gli altri sette ministri dell’ex governo catalano per aver sostenuto il processo di indipendenza con il voto del 27 ottobre al parlamento catalano. Intanto si ha notizia che sabato 18 novembre in Argentina è morto il procuratore capo Josè Manuel Maza dopo aver accusato un malore, lo riferisce El Pais.

Dal 2 novembre Junqueras e i sette ministri sono in carcere a Madrid. In carcere da martedì 17 ottobre, accusati di sedizione per le manifestazioni pacifiche di Barcellona del 20-21 settembre nonostante fossero solo di protesta, ci sono anche Jordi Sánchez, ex presidente dell’Assemblea Nazionale Catalana (ANC) che si è dimesso perché candidato alle elezioni del 21 dicembre, e Jordi Cuixart, presidente di Ómnium.

Lunedì 30 ottobre l’intero governo della Generalitat è stato denunciato dal procuratore nazionale José Manuel Maza con l’accusa di ribellione, sedizione e malversazione. L’unico imputato per il quale non è stato deciso il carcere è stato l’ex ministro Santi Villa, ministro che si era dimesso - in silenzio - il giorno prima della dichiarazione di indipendenza: per lui la giudice ha fissato la possibilità di non essere arrestato versando una cauzione di 50mila euro.

Su tutta la vicenda non sono mancate proteste perché la giudice Carmen Lamela dopo averli convocati a Madrid per interrogarli aveva giustificato l’arresto - senza possibilità di versare cauzione - di Junqueras e dei sette ministri perché per lei c’era il pericolo di fuga e di reiterazione del reato. Di solito, però, questa procedura è prevista per terroristi e per pericolosi delinquenti e non per politici. Gli avvocati hanno denunciato che è stata una procedura molto insolita e sbrigativa con irregolarità pesanti e anche con gravi violazioni del diritto di difesa.

Al riguardo in tempo reale Puigdemont aveva dichiarato:

Lo Stato spagnolo non vuole giustizia, vuole vendetta.

Successivamente aveva anche dichiarato che non avrebbe lasciato Bruxelles senza garanzie per un giusto processo che per ora in Spagna non è possibile.
Quindi, farsi giudicare dal tribunale belga è stato il suo obiettivo e al momento la sua condizione è simile a quella di una sorta di esilio. La giustizia belga è molto intransigente sulle violazioni dei diritti fondamentali ed offre garanzie che la Spagna non offre. Sulle accuse mosse a lui e ai suoi ministri alcuni giuristi hanno contestato e denunciato violazioni delle norme europee e spagnole. Lo stesso padre della riforma del Codice Penale post-franchista, Diego Lopez Garrido, ha dichiarato:

L’accusa di ribellione esiste solo nell’immaginazione del procuratore generale dello stato. In Catalogna, non c’è stato quel sollevamento violento che prevede il codice penale.

Le candidature alle elezioni del 21 dicembre

Per gli indipendentisti le liste sono tre: Junts pel Catalunya, Esquerra Republicana Catalanya, Candidatura d’Unitat Popular. Sono state presentate a Barcellona, Lleida, Girona e Tarragona.

Junts per Catalunya è il nuovo nome registrato dal PDECat per queste elezioni, il capolista di Barcellona è Charles Puigdemont. Viene definita una lista per stare "insieme per la restituzione del governo legittimo” e questo per le note vicende legate alle procedure dell’art. 155 della Costituzione spagnola.
In lista c’è l’ex presidente dell’ANC, Jordi Sànchez, gli ex ministri detenuti nel carcere di Estremera Jordi Turull (n.4), Josep Rull (n.6), Joaquim Forn (n.7) e due ex ministri che sono a Bruxelles, Clara Ponsatí (n.3) e Lluís Puig, n. 2 della lista di Girona.

Esquerra Republicana Catalanya (Erc) è una lista trasversale e aperta. Ha l’obiettivo di sconfiggere lo stato spagnolo nelle urne: i candidati rappresentano le articolazioni sociali della Catalogna.
Capolista di Barcellona è il presidente del partito ed ex vice presidente della Generalitat, Oriol Junqueras, che è in carcere e che sarà accompagnato dal segretario generale, Marta Rovira, che sarà il numero 2 di Barcellona. Come è successo nelle elezioni degli ultimi anni la lista ha diversi indipendenti come la scrittrice Jenn Díaz (n.8 della lista di Barcellona) che pubblica sia in spagnolo e sia in catalano, ha dichiarato:

Fino ad oggi, la letteratura è stata il modo di mostrare la mia visione del mondo e della società e ora, con la candidatura ho trovato un altro modo per comunicare e contribuire: lavorare per un paese più giusto, femminista, letterario e libero.

Candidature di rilievo sono anche lo sportivo Núria Picas (n.72 della lista di Barcellona) e l’esperto di immigrazione Najat Driouech (n.10, lista di Barcellona).

Candidatura d’Unitat Popular è una formazione di estrema sinistra e con i suoi 10 parlamentari ha dato appoggio esterno al governo di Puigdemont. Si presenta in tutti i collegi elettorali e a Barcellona Carles Riera è il capolista. Chiaramente è per l’immediata realizzazione della repubblica catalana e per il rifiuto di un ritorno all’autonomia regionale.
Le candidature sono state ratificate dal 66,22% dei voti su un totale di 1498 voti espressi, pari al 52,40% degli aventi diritto.
Il documento di base è stato presentato all’Assemblea nazionale straordinaria di Granollers tenutasi lo scorso fine settimana con l’86,18%. Il documento di base è stato presentato dal Segretariato Nazionale e dal gruppo parlamentare che ha individuato gli elementi chiave da seguire:

Il dispiegamento della Repubblica e la rottura automatica con lo stato; il rifiuto di progetti politici impossibili come un referendum concordato e il ritorno all’autonomia e l’articolazione di una proposta elettorale basata sull’autonomia politica della sinistra separatista.

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