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Oriol Junqueras dal carcere indica Puigdemont Presidente
giovedì 16 novembre 2017, di
Il presidente del governo spagnolo, Mariano Rajoy, come riferisce l’agenzia stampa Efe ha assicurato che la legalità spagnola ha strumenti “sufficienti” per “lavorare in modo democratico” e può far votare il 21 dicembre con piena libertà contro la minaccia di eventuali interferenze straniere.
La dichiarazione- è stata pronunciata nella sessione plenaria del Congresso, la camera bassa del parlamento spagnolo, e non c’è motivo di dubitare. Tuttavia, anche se ha assicurato che la democrazia viene esercitata con strumenti legali, si chiede che con altrettanta legalità debbano essere presenti in Catalogna osservatori riconosciuti, almeno tali, dal governo spagnolo ma che non siano spagnoli e non siano soltanto delegati oppure rappresentanti dell’Unione europea.
Le elezioni del 21 dicembre in Catalogna si presentano non proprio ordinarie, almeno rispetto ai canoni correnti peraltro tanto declamati della democrazia, anche per quella legalità spagnola che è stata agitata e per la quale si osserva che è sbilanciata.
Una campagna elettorale che si svolge con i leader di una parte dei partiti in carcere sarà anche legale ma di certo non è democratica, poi i catalani possono pensarla come vogliono. La Spagna fa parte della Ue e anche se la stessa Ue accetta, noi, come cittadini Ue non possiamo e non dobbiamo accettarle perché i processi in corso stanno facendo svolgere delle elezioni non democratiche.
La scarcerazione dei prigionieri politici per partecipare come candidati o come dirigenti e attivisti politici alle elezioni è necessaria se la Spagna vuole essere un paese Ue a democrazia piena e partecipata.
I media stanno agitando problematiche in prevalenza sulla crisi catalana in relazione alla proclamazione dell’indipendenza da parte del parlamento catalano il 27 ottobre e sulla crescita dei consensi che c’è stata a favore dei partiti che vogliono una Catalogna indipendente.
I dati confermano questo sbilanciamento di attenzione anche di tipo mediatico: si parla ad esempio di Ciudadanos, il partito di Albert Rivera, che ha posizioni contro l’indipendentismo secondo un sondaggio di Metroscopia pubblicato da El Pais. Se si votasse oggi salirebbe dal 10,1% ottenuto alle politiche dell’anno scorso e dal 18,6% nel sondaggio di ottobre al 22,7% e quindi al secondo posto alla pari con il Psoe che aveva realizzato il 22,7% alle politiche e ottenuto il 22% nel sondaggio del mese scorso. Il Pp del premier Mariano Rajoy rimarrebbe il primo partito spagnolo con il 26,9%, in netto calo rispetto al 33,1% delle legislative mentre Podemos registrerebbe una flessione con il 14,7%, rispetto al 19,7% ottenuto nel sondaggio di novembre, ma in crescita sul 13,1 delle politiche.
Rispetto a tanta agitazione mediatica di questa campagna elettorale come una signora che ama la discrezione si presenta una Lettera Aperta che dal carcere invia il Vicepresidente catalano e leader di Erc (Partito della Sinistra Repubblicana Catalana) Oriol Junqueras che, nonostante i partiti indipendentisti abbiano deciso di andare alle elezioni del 21 dicembre con liste separate, dichiara:
Diciamo alto e forte che il nostro candidato alla presidenza della Generalità è il presidente legittimo Carles Puigdemont.
Erc, secondo i sondaggi, dovrebbe essere il partito più votato e Junqueras stesso ha dichiarato che queste elezioni non sono "legittime" perché convocate da Madrid ma ha anche detto che si deve partecipare. Il portavoce di Erc, Sergi Sabrià, ha dichiarato:
Non sono convocate legittimamente ma dobbiamo essere capaci di trasformarle in una opportunità per consolidare la Repubblica: non possiamo perderne neanche una.
Cosa succederà dopo il 21 dicembre? Non si possono al momento fare stime mirate. In primis c’è da osservare che si hanno in campo solo due parti obiettivamente contrapposte e di certo potranno esserci delle alleanze tra i vari partiti, quella degli unionisti contro indipendentisti. In riferimento ai programmi di governo niente si pubblica e ci sono stati scioperi che hanno agitato tensioni per la precarietà sociale dovuta principalmente per il potere di acquisto dei salari e il noto decreto di Rajoy, che ha agevolato la delocalizzazione delle sedi legali in altre regioni della Spagna, certo non ha aiutato i processi economici in corso.
Se gli indipendentisti dovessero vincere di nuovo riproporrebbero la Repubblica oppure, come ha suggerito Puigdemont in un’intervista al giornale belga “Le Soir”, in pratica la Repubblica sarebbe finita? Una cosa è certa. Bisogna agire stando in linea con la Costituzione spagnola almeno che non si scelga di stare nell’illegalità, cosa non possibile. Purtroppo cambiare la Costituzione in questa fase non appare possibile anche se è un tema di discussione.
Il fronte unionista non lo accetterà mai perché sa che dare maggiore autonomia alle regioni significa avviare davvero l’indipendenza della Catalogna e questo significa avere, anche se nel tempo, una Catalogna Nazione. Anche la Ue è contraria perché vuole che gli stati trasferiscano sempre più sovranità e se gli stati aumentano è più difficile la gestione di questi processi che per la Ue sono prioritari.