Esselunga piazza un superbond stimato fra i 900 milioni e 1 miliardo di euro per coprire i debiti contratti durante il riassetto del gruppo fra gli eredi di Bernardo Caprotti, scomparso lo scorso anno. Possibile ingresso in borsa.
Erano finite la scorsa estate le diatribe familiari dei Caprotti, dopo la scomparsa del fondatore di Esselunga Bernardo Caprotti. Per finanziare il riassetto il gruppo aveva preso in prestito 1,5 miliardi di euro da Citi, advisor specializzato proprio in questo tipo di operazioni. Debiti che Esselunga intende risanare in parte con un bond da 900 milioni, ma che potrebbe toccare il miliardo, a seconda della domanda. Esso è dedicato agli investitori istituzionali, ma non è esclusa una vendita al dettaglio. Possibile ingresso in borsa del 30% della società.
Esselunga: un bond per risanare i debiti
Per il riassetto della società degli eredi Caprotti è stato necessario chiedere un prestito di 1,5 miliardi di euro. Cifra fornita da Citi, advisor specializzato proprio nei riassetti societari. Per risanare una quota di questo debito il gruppo milanese ha pensato a un bond stimato dai 900 milioni a 1 miliardo di euro, che verrà presentato agli investitori istituzionali europei e americani. È infatti previsto un viaggio a Londra, dove vive la vicepresidente di Esselunga Marina Caprotti, New York e Parigi.
Il bond dovrebbe avere la durata dai 7 ai 10 anni, con un tasso intorno al 2%. L’operazione è seguita dalla stessa Citi, ma anche da Mediobanca, Intesa Sanpaolo e Unicredit.
Il riassetto societario fra gli eredi e la possibile entrata in borsa
Di vitale importanza per Esselunga è la controllata Villata Partecipazioni (società immobiliare), che possiede gran parte degli store di Esselunga. Da testamento il 45% di questa società era andato ai figli di Bernardo Caprotti avuti dal primo matrimonio: Giuseppe e Violetta. il restante era stato ereditato dalla seconda moglie Giuliana e dalla figlia Marina. Quest’ultime già facenti parte del cda quando il fondatore era ancora in vita.
Esselunga, nell’operazione di riassetto, ha acquistato le quote di Giuseppe e Violetta (45%), più il 22,5% da una parte delle quote di Marina e Giuliana, portando il gruppo dei supermercati a controllare il 67,5% della società immobiliare.
Sulla quota di Violetta e Giuseppe in Esselunga, pari al 30%, che rappresenta l’eredità legittima, la discussione diventa interessante per gli investitori. Infatti l’idea degli eredi è quella di quotare quel 30% in borsa, facendo sbarcare la catena dei supermercati a Piazza Affari.
Il patrimonio della società è solido, dato che il debito è ampiamente controllabile. L’eventuale IPO di Esselunga avverrebbe entro un biennio, ma è sicuramente presto fare previsioni dettagliate.
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