Elezioni europee 2014: l’avanzata dei partiti anti euro. Chi sono e cosa dicono i sondaggi

Valentina Brazioli

18 Marzo 2014 - 09:20

Elezioni europee 2014, i partiti anti euro sembrano ormai inarrestabili, e ce ne sono in tutto il Vecchio continente. Ecco una panoramica con sondaggi e prospettive dei principali movimenti euroscettici.

Elezioni europee 2014: l’avanzata dei partiti anti euro. Chi sono e cosa dicono i sondaggi

Elezioni europee 2014, l’ombra dei partiti anti euro si allunga su una tornata elettorale che, oggi più che mai, viene vista da molti come una sorta di referendum grazie al quale l’intero Vecchio continente è chiamato a esprimere la propria opinione sulla moneta unica, i suoi effetti, e - più in generale - sulle politiche di austerità imposte da Bruxelles a tutti i cittadini europei.

Il duello tra Partito socialista e Partito popolare e il possibile boom Tsipras

Se dal punto di vista dei numeri è ampiamente prevedibile che la maggioranza dei seggi nell’Europarlamento saranno appannaggio dei partiti che si riconoscono, rispettivamente, nelle grandi famiglie del socialismo e del popolarismo europeo - con relativa spartizione delle principali cariche istituzionali - qualcosa nella consistente amalgama dei movimenti anti euro spaventa più di un osservatore. L’ultimo PollWatch2014 assegna 209 seggi al Partito socialista europeo guidato da Martin Schulz 209 seggi, mentre al Partito popolare europeo di Jean-Claude Juncker ne spetterebbero 202. Sono dati in calo i liberal-radicali e i verdi, mentre si registra un possibile successo della sinistra più estrema stile Lista Tsipras, la quale potrebbe ambire addirittura a diventare il terzo gruppo parlamentare per numerosità. Molto più incerte, invece, le cose nel panorama dei partiti dell’estrema destra, dove un’eccessiva frammentazione potrebbe portare alla distribuzione dei parlamentari in gruppi diversi.

Euro stai sereno?

Le ultime rilevazioni in ordine di tempo a impensierire i big europei sono quelli che riguardano l’Inghilterra del premier David Cameron, dove i sondaggi danno l’Ukip, il partito indipendentista guidato da Nigel Farage, attorno al 20 per cento, con un’impressionante 30 per cento di inglesi che ne condividono alcune battaglie. Ma la perfida Albione non è l’unica osservata speciale: c’è sempre la Francia di Marine Le Pen, il cui Fronte Nazionale sembra ormai in grado di scavalcare sia l’Ump (Unione per un movimento popolare, formazione politica di centro destra) che i socialisti di un François Hollande sempre più in affanno nei sondaggi. Senza dimenticare alcuni casi peculiari come la Germania, dove la Corte Costituzionale ha recentemente decretato la fine dello sbarramento al 3 per cento per andare a Strasburgo, aprendo così la porta a partiti minori tra i quali Alternative fuer Deutschland, che propone l’uscita della nazione tedesca dall’euro, senza considerare possibili ingressi anche da parte di movimenti neo nazisti.

E in Italia?

Nel nostro Paese, si sa, la parte del leone per quanto riguarda i movimenti euroscettici la stanno facendo sia la rinnovata Lega a guida dell’eurodeputato Matteo Salvini, che il Movimento 5 stelle del duo Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. Ma non sono gli unici due partiti a catalizzare le attenzioni degli scontenti della moneta unica: secondo Demopolis, infatti, ben il 41 per cento degli elettori di Forza Italia sarebbero favorevoli all’uscita dall’euro.

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