Egitto, Morsi: Sharia nella Costituzione

Valentina Pennacchio

30 Novembre 2012 - 22:13

Egitto, Morsi: Sharia nella Costituzione

Continua l’ascesa di Morsi. L’Assemblea costituente, a maggioranza islamica, ha approvato all’unanimità il progetto di una nuova Costituzione di 234 articoli, che dovrà essere sottoposto a referendum, forse a dicembre.

Il timore che aleggiava nell’aria, il fatto che l’Egitto divenisse un Paese basato sulla sharia, si è concretizzato. La legge islamica è diventata la principale fonte giuridica, la legge fondamentale dello Stato, nonostante la protesta dell’opposizione: laici, liberali e la minoranza copta, che grida al golpe e in un comunicato scrive: “E’ una Costituzione redatta da un’Assemblea illegittima che rappresenta una sola corrente politica e non è rappresentativa della società egiziana”.

Il fatto che la decisione sia stata presa all’unanimità in un’assemblea dominata dai Fratelli Musulmani e dai salafiti lascia pochi dubbi sulla strada intrapresa da Morsi. Nessuna svolta moderata. “Morsi come Mubarak” è la voce della protesta che insorge in piazza Tahir.

La difesa di Morsi

Il Presidente dell’Egitto ha difeso le ragioni della sua “svolta autoritaria”, definendola una fase transitoria ed “eccezionale” per uscire da un periodo di forte instabilità. Morsi ha detto di voler assicurare libertà e democrazia al suo popolo, attraverso una stabilità politica, sociale ed economica.

D’altra parte le sfide che attendono il suo mandato sono molteplici. Morsi deve intervenire concretamente per riprendere la crescita, combattere la riduzione del PIL e del turismo e attirare gli investimenti stranieri. Il pericolo di questa “fase di transizione”, se prolungata, non è solo una guerra civile, come tuona l’opposizione, ma un collasso, anche economico, del Paese.

La transizione pericolosa

La transizione dell’Egitto dalla dittatura alla democrazia è entrata in una fase pericolosa con Morsi e i suoi sostenitori schierati contro tutto il resto del Paese – ognuno dei due schieramenti convinto di essere il vero difensore della democrazia e della rivoluzione.

Le misure eccezionali del decreto del 22 novembre potrebbero trovare terreno fertile per diventare permanenti, a fronte di un’eredità storica, quella di Nasser, da cui il Paese sta ancora lottando per uscire. Un’epoca in cui la giustizia stessa era diventata la prima vittima della giustizia rivoluzionaria.

I sostenitori del vecchio regime e le forze conservatrici dell’esercito credono che l’Egitto non sia pronto per la democrazia e debba essere governata con il pugno di ferro. Stanno guardando quasi con gioia queste crisi politiche che si svolgono in successione e stanno pregando affinché un uomo forte emerga dalle ombre per evitare una discesa nell’anarchia (fonte The Guardian).

Il discorso televisivo di Morsi alla nazione

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