Ed Dolan: la Lettonia fa bene ad entrare nell’euro. Ecco perché

Erika Di Dio

18 Giugno 2013 - 13:50

Ed Dolan: la Lettonia fa bene ad entrare nell’euro. Ecco perché

Il report della settimana scorsa da parte della Commissione europea ha dato il via libera alla Lettonia per diventare il diciottesimo membro della zona euro a partire dal prossimo gennaio. "Entrare a far parte della zona euro favorirà la crescita economica della Lettonia, di sicuro", ha detto il primo ministro lettone Valdis Dombrovskis. Eppure la popolazione non ne è così sicura. I sondaggi mostrano che solo circa il 35% degli intervistati sarebbe favorevole al cambio, e i partiti di opposizione che si oppongono all’euro hanno registrato un buon risultato nelle ultime elezioni locali.

Chi ha ragione? Si tratta davvero di una buona idea per la Lettonia quella di firmare per l’adesione ad un’unione monetaria così tormentata? Diamo un’occhiata ad alcuni dei fattori che renderebbero la risposta "sì" o "no".

Criteri per un’area monetaria ottimale

Potremmo iniziare mettendo la Lettonia e l’euro da una parte per osservare la questione più ampia di quali paesi o regioni potrebbero beneficiare dall’utilizzo di valute comuni. Immaginiamo di fare domande come: il Maryland e la Virginia usano entrambe il dollaro? Se sì, le coloriamo entrambe di verde. La Russia e l’Ucraina usano entrambe il rublo? Se sì, le coloriamo di rosso, e così via. Quando la nostra mappa sarà finita, le regioni con lo stesso colore, siano esse nazioni sovrane, gruppi di paesi o regioni con confini nazionali sovrapposti, sono ciò che gli economisti chiamano aree valutarie ottimali.

La teoria delle aree valutarie ottimali può essere fatta risalire ad un documento del 1961 di Robert Mundell. Mundell ha parlato di moneta comune in termini di equilibrio tra vantaggi contro svantaggi. Economicamente, i vantaggi sono la riduzione dei costi di commercio, in quanto viene eliminata la necessità di acquistare e vendere valute, ecc. Gli svantaggi economici derivano dal fatto che un paese con una moneta comune non può rispondere autonomamente a shock esterni, utilizzando strumenti monetari come i cambiamenti nei tassi di interesse o nei tassi di cambio.

Il documento di Mundell ha ispirato la ricerca di criteri più specifici che potrebbero pesare a favore o contro l’appartenenza ad un’area valutaria. I fattori sottolineati dai primi contributori alla letteratura includono:

  • L’entità degli scambi tra i membri dell’area valutaria;
  • la flessibilità del mercato del lavoro;
  • la simmetria di esposizione a shock esterni.

Vista in questi termini, la Lettonia sembra un buon candidato per l’appartenenza alla zona euro. Esegue scambi per lo più con altri membri dell’euro, così da guadagnare in modo significativo da qualsiasi riduzione dei costi di transazione. I suoi mercati del lavoro sono relativamente flessibili, molto più che i mercati del lavoro notoriamente rigidi di molti membri dell’euro, tra cui Francia, Spagna e Italia. La sua esposizione a shock esterni è ragionevolmente simmetrica con quella della Germania e dei paesi nordici che sono i suoi principali partner commerciali. Il suo più grande partner commerciale al di fuori dell’UE è la Russia, e in tal caso, il tasso di cambio fluttuante tra l’euro e il rublo può aiutare l’adeguamento agli shock asimmetrici e alla bassa mobilità del lavoro.

Criteri di convergenza dell’UE

L’Unione europea ha stabilito una propria serie di criteri di convergenza per permettere l’ingresso di nuovi membri. Questi hanno poco a che fare con i criteri classici per un’area valutaria ottimale, e alcuni di loro sono stati criticati per il poco senso attribuitogli. Tuttavia, la Lettonia li ha soddisfatti tutti.

  • Convergenza legale. I nuovi membri devono disporre di adeguati quadri giuridici in materia di politica monetaria e fiscale. Questo punto è relativamente incontrovertibile, e la Lettonia ha ottimizzato le sue leggi come necessario per soddisfarlo.
  • Convergenza dei tassi di inflazione. Per aderire all’euro, un nuovo membro deve avere un tasso di inflazione non superiore a 1,5 punti percentuali in più rispetto ai tassi di inflazione dei tre membri dell’UE con le "migliori performance", ossia quelli con i tassi di inflazione più bassi. La Lettonia soddisfa con sicurezza questo criterio, con un’inflazione del 1,3% rispetto a un punto di riferimento del 2,7%.
  • Stabilità del tasso di cambio. I potenziali membri dell’euro sono tenuti a dimostrare di poter mantenere un tasso di cambio stabile rispetto all’euro prima di entrare. Specificamente, devono mantenere variazioni di cambio entro una banda di non più o meno del 15% intorno ad un target centrale di valore. La Lettonia non ha alcun problema con questo.
  • Tassi di interesse a lungo termine. Il criterio finale è che un paese candidato abbia tassi di interesse a lungo termine che non siano più di due punti percentuali in più rispetto a quelli dei tre membri dell’UE con i migliori risultati. Questo criterio può essere criticato come ridondante, dal momento che un paese che mantiene un’inflazione bassa e una politica fiscale responsabile è improbabile che abbia tassi di interesse eccessivamente alti a lungo termine. In ogni caso, la Lettonia rispetta questo standard attualmente.
  • Finanza pubblica. Probabilmente il criterio più importante è che un candidato all’ingresso nell’euro dimostri che può mantenere i suoi conti pubblici in ordine. La norma è che il deficit di bilancio di un paese dovrebbe essere inferiore al 3% del PIL e il suo debito inferiore al 60% del PIL. Come risulta dal seguente grafico, la Lettonia è attualmente ben all’interno di questi limiti.

Sfide per il futuro

Anche se la Lettonia sembra soddisfare sia i criteri classici dell’adesione ad un’area valutaria ottimale sia quelli di convergenza formali dell’Unione, la storia non finisce qui. L’appartenenza alla zona euro non sarà sempre facile, in parte a causa di circostanze particolari in Lettonia, e in parte perché la zona euro in sé non è a tutti gli effetti un’area valutaria ottimale.

  • In primo luogo, non è sicuro che l’inflazione in Lettonia rimarrà bassa come è ora. Quando la Lettonia è entrata nell’UE nel 2004, era il membro più povero, con un reddito pro capite di appena il 33 per cento della media UE. Entro il 2011 era salito al 53 per cento, e la convergenza dei redditi presumibilmente continuerà. Tuttavia, vi è una forte tendenza per un paese relativamente povero, in rapida crescita con un tasso di cambio fisso sperimentare un’inflazione più veloce di quanto non facciano i suoi partner commerciali. Come membro dell’euro, la Lettonia non sarà in grado di usare la sua politica monetaria o di cambio per gestire il tasso di inflazione.
  • In secondo luogo, la crescita reale e inflazione più veloce renderanno la gestione della politica di bilancio più difficile. Durante il boom del 2004 al 2007, invece di lasciare che le entrate fiscali in aumento spingessero il bilancio in attivo (come accaduto nella vicina Estonia), il governo lettone, cedendo alle pressioni populiste, ha innalzato gli stipendi governativi e le prestazioni sociali. Come risultato, sono state richieste misure di austerità ancora più severe di quanto sarebbe stato necessario. Sarà necessaria un’attenta gestione fiscale per evitare il ripetersi di tale scenario.
  • In terzo luogo, la Lettonia deve affrontare una situazione demografica difficile. Il suo tasso di fecondità totale è sceso drasticamente a partire dai primi anni ’90. Come risultato, il paese deve affrontare un numero sempre crescente di pensionati per lavoratore. Il peso crescente di pensioni e assistenza sanitaria rischia di incoraggiare l’emigrazione dei giovani, rendendo la situazione ancora peggiore. Vero, la Lettonia attira anche la migrazione verso l’interno, tra cui molti professionisti, e questa dovrebbe essere incoraggiata. Eppure, sarebbe meglio se l’UE nel suo complesso affrontasse il problema equilibrando la sua politica di migrazione del lavoro libero con un regime pensionistico centralizzato come il sistema di sicurezza sociale americano. Tuttavia, tale mossa sembra politicamente irrealistica per il prossimo futuro.
  • In quarto luogo, la zona euro nel suo complesso deve affrontare gravi problemi irrisolti con il suo sistema bancario. Nonostante un gran parlare, però, è improbabile che avvenga presto una soluzione a tal riguardo nella zona euro, lasciandola vulnerabile alle crisi bancarie ricorrenti negli Stati membri. Fortunatamente, il sistema bancario lettone è piccolo rispetto alle dimensioni della sua economia ed è dominato da banche ben gestite, con sede nei paesi nordici vicini.

Conclusioni

La linea di fondo è che la zona euro non è a tutti gli effetti un’area valutaria ottimale. Entrandovi, la Lettonia dovrà condividere i suoi problemi e i suoi benefici. Eppure, non dovremmo esagerare con gli inconvenienti sull’adesione. Uno dei motivi è che la Lettonia ha già vissuto con un tasso di cambio fisso fin dalla sua indipendenza nel 1991. Probabilmente, un regime di cambio più flessibile avrebbe moderato l’estremo ciclo espansione-contrazione del 2004-2009, ma quel periodo è ormai alle spalle. Con una buona gestione della politica fiscale, la Lettonia può sperare che le prossime tappe della sua convergenza con i ricchi paesi dell’UE andrà più agevolmente.

Infine, dobbiamo tenere a mente che la scelta di aderire all’euro è tanto una decisione politica quanto economica. Alla Lettonia piace vedersi come un ponte tra l’Europa orientale e occidentale. I legami finanziari, i collegamenti di trasporto, e la diffusa conoscenza della lingua russa, creano opportunità di trarre profitto da quella posizione. Eppure, mentre la Lettonia coltiva buone relazioni economiche con le ex province sovietiche a Est, sarà prudente comunque mantenere sicuri ancoraggi politici in Occidente.

I funzionari di governo chiariscono la loro posizione; il ministro delle finanze Andris Vilks (come riportato sul Financial Times) ha detto: "Siamo in una posizione geopolitica molto fragile. Dovremmo essere integrati il più possibile con le istituzioni europee". Edgars RINKĒVIČS, il ministro degli Esteri, aggiunge," Il mio messaggio principale è che la Lettonia si unisce all’euro come scelta geopolitica". Mettendo quindi insieme economia e politica, la scelta sembra essere quella giusta.

Traduzione italiana a cura di Erika Di Dio. Fonte: Ecomonitor

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