Allarme Cina: ecco perché in realtà l’economia non è in ripresa (nonostante i PMI)

C. G.

31/03/2020

27/07/2020 - 17:04

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La Banca Mondiale gela tutti: Cina rischia arresto economico dopo coronavirus. Ma non è tutto.

Allarme Cina: ecco perché in realtà l’economia non è in ripresa (nonostante i PMI)

L’economia della Cina è finita sotto i riflettori internazionali oggi, martedì 31 marzo, giorno in cui l’ufficio statistico del paese ha alzato il velo su alcuni interessanti indici PMI.

Il miglioramento di questi ultimi ha spinto molti osservatori a gridare al miracolo e a parlare di un’economia ormai in ripresa.

In realtà la ravvicinata analisi dei PMI e le ultime dichiarazioni della Banca Mondiale hanno ricordato come non sia tutto oro ciò che luccica e che la ripartenza economica della Cina potrebbe non essere ancora arrivata.

Economia Cina: i tre PMI che hanno entusiasmato

Alle ore 03:00 italiane, l’ufficio statistico cinese ha comunicato al mercato intero un forte miglioramento del PMI manifatturiero di marzo, balzato così da quota 35,7 a quota 52, il tutto a fronte di previsioni a 45.

Ad avanzare nello stesso mese è stato anche il composito, finito a 53 dal precedente 28,9. In rialzo anche l’indice PMI non manifatturiero della Cina, passato da 29,6 a 52,3.

Il vero significato di quei dati

In seguito alla pubblicazione dei dati, in molti hanno parlato di un’economia cinese in recupero dopo il coronavirus ma alcune considerazioni sono ora d’obbligo.

Innanzitutto, gli indici PMI citati hanno esaminato la situazione del mese di marzo e l’hanno confrontata con quella di febbraio. In altre parole l’analisi dell’ufficio di statistica è stata compiuta su un arco di tempo molto ristretto e di conseguenza molto volatile.

Marzo, vale la pena di notare, è stato un mese decisamente migliore rispetto a febbraio per la Cina che ha finalmente iniziato a lasciarsi alle spalle l’emergenza coronavirus mentre l’Europa è stata travolta dalla pandemia.

Sicuramente l’odierna rilevazione è risultata positiva per il Dragone, ma una sola lettura economica non basta per poter parlare di un’economia cinese ormai fuori dalla crisi.

A confermarlo anche lo stesso National Bureau of Statistics (NBS), secondo cui il balzo è stato così evidente solo perché si è confrontato con i bassi livelli di febbraio. Esso, per l’istituto, non ha segnalato alcuna stabilizzazione dell’attività economica. Almeno per il momento.

Tale opinione è stata ripresa da molti analisti, convinti che l’economia della Cina e le imprese del Dragone dovranno fare i conti con ulteriori periodi di difficoltà vista la rapida diffusione del coronavirus in tutto il mondo, i blocchi senza precedenti in diversi Paesi e l’imminente recessione globale.

“Ciò non significa che l’output sia tornato ai suoi livelli pre-virus, ma suggerisce semplicemente che l’attività economica è migliorata modestamente rispetto alla triste manifestazione di febbraio, ma rimane ben al di sotto dei livelli pre-virus,”

ha dichiarato anche Julian Evans-Pritchard, economista senior di Capital Economics.

L’allarme della Banca Mondiale

Sullo stato del primo Paese colpito dal coronavirus si è espressa oggi anche la Banca Mondiale. Il capo economista dell’istituto per la regione, Aaditya Mattoo, ha praticamente ignorato i PMI e ha dichiarato che l’impatto della pandemia potrebbe portare a un arresto dell’economia. Ma non solo.

Le conseguenze potrebbero essere tanto marcate da mettere a rischio povertà circa 11 milioni di persone.

Per dirla con le stesse parole dell’esperto, l’economia asiatica farà fatica a tornare sui ritmi precedenti lo scoppio del coronavirus. Anche nello scenario migliore, il PIL della Cina crollerà dal +6,1% del 2019 al +2,3% quest’anno.

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