Secondo le stime, nel 2015 in Italia gli interessi passivi sul debito pubblico arriveranno a quota 100 miliardi; si passerà infatti dai 78 miliardi del 2011, agli 89 del 2012, ai 95 del 2013 ed infine i 99,808 del 2015. Queste sono le previsioni contenute nel bilancio 2013 della ragioneria dello Stato.
Cosa significano? Che l’Italia si sta avvicinando alla sua crisi del 1992; anche in quell’anno infatti, gli interessi passivi a carico dello Stato raggiunsero i 99 miliardi. La differenza tra il 1992 e il 2015 è però che al tempo i tassi nominali erano più alti del 4,6% che viene pagato oggi sulle scadenze a 10 anni, dall’altra parte però bisogna considerare che il debito pubblico era inferiore rispetto al record storico di gennaio, in cui ha toccato quota 2.022 miliardi.
Ritornerà il 1992?
Nel 1992, all’epoca del governo Amato, si dovette affrontare una crisi economica di grandi dimensioni, quando gli interessi sul debito italiano toccarono i 100 miliardi. Tre furono le conseguenze di quell’anno. Si ripeteranno conseguenze simili anche nel 2015?
- svalutazione della lira del 7%;
- prelievo forzoso dai conti correnti, proprio come successo a Cipro;
- abbandono del Sistema Monetario Europeo, il cosiddetto Sme.
Motivo principale alla base di tutto ciò
Attualmente, l’Italia paga oltre 300 punti base in più rispetto agli altri paesi dell’eurozona (pur non trovandosi ai livelli del 2011); questo non fa altro che rallentare la ripresa della nostra economia rispetto a quelle del Nord Europa, anche se attualmente il tasso nominale a carico dell’Italia sui titoli a 10 anni non è particolarmente elevato. Forse proprio per questo motivo, nel 2015 si arriverà a toccare i livelli del 1992, si spera non con tutte le drastiche misure che sono state prese come conseguenza.
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