Dovremo fare il vaccino Covid ogni anno? Quanto dura l’immunità secondo gli esperti

Alessandro Cipolla

12/04/2021

Sarà necessario vaccinarsi continuamente contro il Covid? Quando dura l’immunità? I vaccini andranno aggiornati alle varianti? Il parere degli esperti su come la pandemia potrà continuare a incidere nei prossimi anni.

Dovremo fare il vaccino Covid ogni anno? Quanto dura l’immunità secondo gli esperti

Fine vaccino mai. In conferenza stampa Mario Draghi è stato molto chiaro a riguardo: “Dovremo continuare a vaccinarci per gli anni a venire, perché ci saranno delle varianti e quindi questi vaccini vanno adattati”.

Attualmente la campagna vaccinale nell’Unione Europea è stata programmata nel biennio 2021-2022, ma appare scontato che si dovrà andare andare avanti ancora per diversi anni.

A dare conferma a questa ipotesi è una uscita di un alto rappresentante diplomatico dell’Unione Europea, parole che poi sono state riportate in un articolo dell’Huffington Post.

Non sappiamo ancora se i vaccini in circolazione saranno sufficienti a debellare il Covid - si legge - È possibile che dovremo vaccinarci ogni anno o anche più di una volta all’anno per via delle mutazioni del virus, ma questo nessuno lo sa adesso, nemmeno le autorità sanitarie”.

Al momento infatti non ci sono certezze né sulla durata dell’immunità né sul numero degli anni in cui dovremo sottoporci al vaccino anti-Covid: tutto dipenderà dall’evoluzione della pandemia e dai risultati della campagna vaccinale in atto.

Vaccino anti-Covid: per quanto tempo dovremo farlo?

Fare il vaccino anti-Covid potrebbe diventare una abitudine annuale al pari di quello antinfluenzale. La differenza è che a sottoporsi alla somministrazione potrebbe essere tutta la popolazione e non solo le fasce più a rischio.

E’ probabile che andremo verso il vaccino annuale contro il Covid, almeno per qualche anno sarà così - ha affermato all’Adnkronos il virologo dell’università degli Studi di Milano Fabrizio Pregliasco - Come già succede per l’influenza”.

Un concetto questo ripreso in una intervista, sempre all’Adnkronos, anche da Silvio Garattini, presidente dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri Irccs.

Dobbiamo essere preparati all’ipotesi che ci sia bisogno di fare i vaccini anti-Covid ogni anno, come accade per l’influenza - ha spiegato lo scienziato - anche se al momento non abbiamo dati precisi sul fatto che le varianti del virus riescano a eludere l’efficacia della vaccinazione, ma abbiamo avuto un primo esempio con la variante cosiddetta sudafricana che non è sensibile al vaccino AstraZeneca”.

Il problema maggiore sarebbe così quello delle mutazioni del virus, visto che per Garattini “dovremo essere attenti e predisporre tutto quello che serve perché potrebbe essere necessario cambiare il vaccino man mano che compaiono e cambiano le varianti responsabili del contagio”.

Sulle colonne del Corriere della Sera, a spiegare i rischi portati dalle varianti è stato Guido Forni, immunologo dell’Accademia dei Lincei: “In presenza di mutazioni pericolose per l’uomo, dovremmo stimolare nuovamente l’immunità di cui oltretutto al momento non conosciamo la durata”.

Quanto dura l’immunità del vaccino?

Al momento non è facile stimare quanto possa durare l’immunità data dal vaccino anti-Covid. Moderna di recente ha comunicato che, stando ai loro primi studi, gli anticorpi continuano a essere presenti in buon numero fino a 6 mesi dopo la somministrazione della seconda dose.

Essendo un vaccino “nuovo” e realizzato in tempi record, si deve capire adesso come sarà la risposta oltre i 6 mesi. Allo stato delle cose non ci sono certezze, con molte ricerche che sono tuttora in corso.

È vero, esiste sempre la cosiddetta memoria immunitaria - ha sottolineato sempre Guido Forni - meccanismo per cui l’organismo dovrebbe riconoscere anche a distanza di anni il virus nemico e attivarsi per respingerlo”.

La memoria immunitaria però “lentamente va attenuandosi con l’avanzare dell’età”, tanto che per Forni il richiamo potrebbe essere indicato almeno per popolazione anziana: “È un’ipotesi ragionevole, anche la vaccinazione antinfluenzale viene proposta in via prioritaria alle categorie ritenute più a rischio”.

I vaccini andranno aggiornati alle varianti?

Riguardo alla necessità di cambiare il vaccino, uno studio pubblicato su Nature Medicine e ripreso da Focus ha evidenziato come “per neutralizzare alcune delle nuove e diffuse varianti di coronavirus potrebbe servire una quantità di anticorpi maggiore di quella che proteggeva dalle passate infezioni”.

Presto potrebbe così essere necessario “ aggiornare i vaccini di prima generazione ”, un problema di non poco conto considerando che in Italia siamo ancora in alto mare per quanto riguarda una campagna di vaccinazione che, si spera, dovrebbe giungere a termine a fine estate.

In quest’ottica, Mario Draghi al Senato ha affermato che “in sede europea occorre esigere dalle imprese farmaceutiche il rispetto delle regole e costruire una filiera di produzione dei vaccini che garantisca autonomia strategica”.

Se la prospettiva è quella di doverci vaccinare ancora per anni, fondamentale sarà che le dosi siano a disposizione di tutti i Paesi, compresi quelli a basso reddito, altrimenti ogni sforzo compiuto dall’Occidente potrebbe essere vano.

L’Oms a riguardo ha creato il progetto Covax, per garantire l’accesso ai vaccini anche ai Paesi a medio e basso reddito, ma al momento questa campagna sembrerebbe ancora non riuscire a decollare: a fronte di 1,3 miliardi di dosi previste per il 2021, ne sono state assegnate fino a maggio 237 milioni mentre quelle effettivamente distribuite sono briciole rispetto al fabbisogno stimato.

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