Luigi Di Maio del Movimento 5 Stelle con un post su Fabebook si scaglia contro la liberalizzazione degli orari di apertura dei negozi, che renderebbero i lavoratori più poveri e tristi.
Luigi Di Maio si scaglia contro la liberazione degli orari d’apertura dei negozi, che avrebbe provocato solo un paradossale impoverimento dei lavoratori rendendoli anche meno felici e distanti dalle proprie famiglie.
I 5 milioni di italiani che hanno lavorato nei negozi aperti durante queste festività di Pasqua non vanno già a Luigi Di Maio, che con un lungo post sulla sua pagina Facebook ha tuonato contro le liberalizzazioni sfrenate.
L’esponente del Movimento 5 Stelle e probabile candidato premier pentastellato ha puntato il dito contro il precedente governo Monti sostenuto dal Partito Democratico, reo di aver permesso l’apertura selvaggia dei negozi durante le festività.
Una decisione questa presa dall’allora governo Monti che secondo Di Maio non avrebbe portato a maggiori incassi, ma soltanto a famiglie che si sono sfaldate e a milioni di lavoratori più tristi.
Luigi Di Maio contro le aperture libere
L’annunciato sciopero all’outlet di Serravalle in occasione del lunedì di Pasquetta ha messo in luce una problematica spesso taciuta. Sotto queste ultime festività, sono stati circa 5 milioni gli italiani che hanno lavorato.
Alla fine lo sciopero all’outlet di Serravalle, che è il centro più grande d’Europa, si è rivelato un flop. Solo 4 negozi su 250 hanno abbassato le saracinesche, per la felicità delle migliaia di visitatori in larga parte stranieri.
Per Luigi Di Maio questa agitazione comunque riponeva in auge una problematica verso la quale il Movimento 5 Stelle da tempo cerca una soluzione. La liberazione degli orari dei negozi secondo il deputato metterebbe in difficoltà le piccole botteghe, rendendo anche più infelici e poveri i lavoratori.
Con l’eliminazione degli orari di chiusura degli esercizi commerciali ad opera di Monti e del Pd, si sono messe in competizione piccole botteghe e grandi centri commerciali. Si è scatenata una concorrenza al ribasso che ha ottenuto come unico risultato lo sfaldamento del nucleo familiare del negoziante e dei dipendenti, lontani dalla famiglia 7 giorni su 7. L’effetto sugli incassi è stato praticamente nullo, si sono spalmati gli stessi introiti su 7 giorni. Ma la qualità della loro vita è ulteriormente precipitata.
La condanna di Luigi Di Maio è quindi totale. La liberalizzazione degli orari ha portato ad una sofferenza dei piccoli negozi, senza però aumentare i guadagni anche nei centri commerciali visto che i maggiori incassi dei giorni festivi si bilanciano con i minori introiti di quelli feriali.
Nessun aumento dei consumi, negozi e botteghe in difficoltà ma anche lavoratori tristi e famiglie sfaldate, per un monito simile a quello arrivato anche dal Vaticano riguardo le attività commerciali aperte durante le festività.
La proposta del Movimento 5 Stelle
Luigi Di Maio nel post sulla sua pagina Facebook non solo attacca in maniera feroce la liberalizzazione degli orari dei negozi, ma ricorda anche la proposta fatta in materia dal Movimento 5 Stelle che però è stata messe in disparte dal Partito Democratico.
Nell’aprile 2013, il deputato del Movimento 5 Stelle Michele Dell’Orco elaborò una proposta di legge che imponeva la chiusura in 6 delle 12 festività comandate, istituendo anche un Fondo per il sostegno delle piccole e medie imprese commerciali con una superficie inferiore ai 150 metri quadri.
Il Partito Democratico la tiene bloccata al Senato e non ci permette di approvarla definitivamente. Le liberalizzazioni sfrenate hanno fallito, dovevano essere il volano dell’economia, ci stanno rendendo addirittura più poveri: i livelli di povertà relativa aumentano tra coloro che lavorano (sembra un paradosso) e tra questi ci sono tanti dipendenti dei centri commerciali e degli esercizi commerciali.
Il destinatario delle accuse mosse da Di Maio è sempre il Partito Democratico, che secondo il deputato prima ha votato per la liberalizzazione delle aperture dei negozi, per poi mettere in un cassetto la proposta di legge presentata da Dell’Orco.
Un dibattito questo che con ogni probabilità si trasferirà anche sui banchi del Parlamento, soltanto però quando deputati e senatori torneranno a Roma, visto che la Camera e il Senato durante le festività è molto improbabile che rimangano aperte al contrario dei negozi.
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