Dentifricio naturale o chimico: come scoprirlo con una semplice mossa

Chiara Esposito

26 Agosto 2021 - 21:14

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Basta un piccolo accorgimento per capire se un dentifricio è naturale o realizzato esclusivamente grazie a dei componenti chimici. Può fare la differenza.

Dentifricio naturale o chimico: come scoprirlo con una semplice mossa

L’attenzione che riserviamo alle nostre scelte di consumo non è mai abbastanza, ma per prodotti come il dentifricio è cruciale avere qualche accortezza in più quando ci si trova in corsia.

Ogni acquisto dopotutto dovrebbe, almeno idealmente, rappresentare un’azione responsabile guidata dalle proprie scelte etiche.

Non sempre tuttavia ci è davvero chiaro come verificare se le pubblicità che tentano di propinarci cosmetici naturali dicano il vero o lo facciano solo a metà. Anche Internet poi ci si mette di mezzo e le fake corrono veloci, più veloci del buon senso a volte.

La risposta ai dubbi (più che legittimi) circa la validità della merce non è infatti basata sul colore di una parte del packaging come siamo abituati a pensare. Il mondo dell’igiene mentale è fortemente inquinato da una foto diffusa sulla rete diversi anni.

Smentiamo quindi insieme una delle leggende metropolitane più note di sempre e capiamo cosa è invece davvero importante analizzare in questi casi.

La foto dei quadrati dei dentifrici: la notizia falsa che ci ha condizionato

Tutti noi, almeno una volta, abbiamo visto o letto la storia dei quadratini che si trovano nella parte inferiore di qualsiasi tubetto di dentifricio in commercio.

La legenda presente in quei post allarmisti riporta sempre la stessa avvertenza e, quasi come un copione ripetitivo, pretende di spiegane la composizione del dentifricio in base alla gradazione di colore presente sulla parte bassa del flacone:

  • Verde: naturale;
  • Blu: naturale + medicinale;
  • Rosso: naturale + componenti chimici;
  • Nero: solo componenti chimici.

Una grande bufala, o per meglio dire, una fake news inventata a regola d’arte.

La verità? É solo una tecnica industriale

Questi colori altro non sono che “eye marks” o “guida alla registrazione”, ovvero indicatori ottici funzionali alla catena di montaggio delle industrie che producono i nostri dentifrici.

L’obiettivo di questi segni è rendere ogni confezione identificabile dai bracci meccanici dei robot che devono effettuare operazioni di taglio o selezione del materiale.

Le tonalità sono facilmente rilevabili perché ad alto contrasto e la loro finalità è quella di garantire una lettura facilitata allo scanner elettronico.

Vi siete mai accorti che i cartoni del latte o le scatole di biscotti e cereali presentano gli stessi simboli? Perché in quel caso nessuno ha mai temuto delle correlazioni tra i due fattori?

In base a cosa viene deciso il colore?

La colorazione è una scelta aziendale ma spesso è speculare rispetto al tono dominante delle confezioni per distinguere un elemento dall’altro.

In alcuni casi, invece, i robot delle fabbriche sono capaci di visualizzare solo una tinta precisa e la si favorisce soprattutto in vista del processo di selezione degli scarti di produzione.

Se la macchina non è in grado d’individuare i prodotti difettosi per eliminarli l’intera catena, come anche le vendite, ne risentirà.

A cosa ci porta invece la lettura dell’INCI

Piuttosto che affidarsi ai guru del web, insomma, affidiamoci alla scienza: spostiamoci sul vero indicatore della composizione chimica.

Leggere l’INCI è l’unica arma che i consumatori possono davvero impugnare quando sono alla ricerca della validità di un prodotto in commercio.

Questa denominazione internazionale viene infatti utilizzata per indicare l’elenco presente sulle etichette dei diversi ingredienti di cui il cosmetico è composto. Tutti gli stati membri dell’UE, ma anche alcuni paesi esteri come Canada o Stati Uniti, richiedono tassativamente la sua presenza.

Non servono delle conoscenze di chimica per accorgersi delle «falle nel sistema»; moltissime organizzazioni di consumatori denunciano da anni le sostanze nocive da cui tenersi alla larga. Dal confronto delle ricerche più accreditate sono emersi alcuni elementi simili e li abbiamo raccolti in un pratico elenco da consultare, sempre pronto all’uso.

Attenzione quindi alle diciture:

  • Triclosan;
  • Fluoruro di Sodio;
  • SLS-SLES;
  • Parabeni;
  • Petrolati;
  • Aspartame, Saccarina;
  • Glicole Propilenico;
  • Coloranti.

Nella speranza quindi di aver chiarito, in via definitiva, la controversia sul tema, vi invitiamo a guardare con occhi nuovi gli articoli che trovate sugli scaffali del supermercato e, perché no, anche quelli si trovano da sempre nei cassetti dei vostri bagni.

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