Ddl Rai: riforma approvata al Senato. Le novità in 5 punti

Sara Santarelli

10 Luglio 2015 - 14:35

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Il Senato ha approvato il nuovo conferimento per la governance della Rai. Il testo è pronto per essere discusso nelle aule di Palazzo Madama. Cosa cambierà?

Ddl Rai: riforma approvata al Senato. Le novità in 5 punti

E’ stato approvato ieri il nuovo testo per il ddl Rai.
La commissione Lavori pubblici e comunicazioni del Senato ha acclamato il conferimento del mandato ai relatori Enrico Buemi di Socialisti-autonomie e Raffaele Ranucci del Pd, riguardo la nuova governance della Rai.

Tutte le forze politiche presenti alla votazione hanno accettato di buon grado il nuovo testo della riforma, compreso il M5S; l’unico ad astenersi dal voto è stato l’ex direttore del Tg1 Augusto Minzolini, attuale senatore di Forza Italia.

Il testo è pronto per approdare nella aule di Palazzo Madama già dalla prossima settimana.

Ranucci ha presentato con le seguenti parole il nuovo ddl della riforma della Rai, nelle aule del Senato:

"Il Pd ha portato a termine una legge già buona, migliorandola per arrivare ad una Rai moderna, in grado di stare sul mercato e con un amministratore delegato che sia un vero capo azienda. Il testo arriva in Aula mantenendo il profilo di una nuova governance, ma sono state riscritte le deleghe al Governo come i criteri con i quali scegliere i consiglieri di amministrazione nonché l’amministratore delegato"

Non ci saranno né incompatibilità né conflitto di interessi con la nuova riforma. L’a.d. non potrà per un anno ricoprire incarichi in altre aziende. Potrà a fare tutte le nomine con l’obbligo di portarle in consiglio mentre il Presidente sara’ nominato dal Cda senza alcuna indicazione. Qualsiasi scelta fatta viene garantita l’indipendenza economica della Rai"

Le novità della riforma Rai in 5 punti

  • Saranno "licenziabili" i consiglieri della nuova amministrazione; si potrà, infatti, revocarli dall’incarico. Viene abbassato a 7 il numero dei consiglieri d’amministrazione, anziché a 9, essi potranno essere allontanati dall’Assemblea dei soci della tv di Stato, qualora giunga la «valutazione favorevole» da parte dei deputati e senatori seduti nella Commissione parlamentare di Vigilanza.
  • Stessa sorte tocca all’amministratore delegato che prenderà le redini della Rai; infatti potrà essere allontanato dallo stesso consiglio di amministrazione che lo ha eletto. Qualora l’amministratore delegato non possa essere dipendente della tv di Stato, resterà in carica per tre anni. Qualora venisse licenziato, anticipatamente, avrà diritto ad un tetto economico, pari a «tre dodicesimi del compenso annuo». Nonostante ciò, l’amministratore delegato si avvarrà di nominare i «dirigenti apicali» senza bisogno di una votazione del cda; avrà potere di spesa fino a dieci milioni di euro.
    Inoltre, il contratto di servizio durerà cinque anni.
  • E’ vietato vendere oltre il 10% dell’azienda a privati, al fine di mantenere la concessione statale dell’ente radio-televisivo italiano.
  • E’ prevista la revisione del canone. Il testo della riforma Rai prevede, infatti, che dall’entrata in vigore del nuovo disegno di legge venga adottato un «testo unico della radiotelevisione» che segua «criteri di riordino e semplificazione delle disposizioni vigenti, la definizione dei compiti del servizio pubblico con riguardo alle diverse piattaforme tecnologiche, tenendo conto della innovazione tecnologica e della convergenza delle piattaforme distributive».<
  • E’ posto uno stop alle spese ingenti. Gli amministratori delegati Rai, qualora si permettessero il lusso di grandi buonuscite, saranno revocati dal proprio mandato; secondo l’Art. 12 del nuovo disegno di legge, che recita:

    "All’amministratore delegato è riconosciuto un compenso; in caso di revoca al medesimo amministratore spetta un’indennità pari a tre dodicesimi del compenso annuo".

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