Datteri di mare: cosa sono, prezzo, perché sono vietati e sanzioni

Fiammetta Rubini

4 Novembre 2019 - 16:28

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I costosissimi datteri di mare al centro di un’inchiesta di Report: ecco cosa sono, perché sono vietati per legge, e cosa rischia chi li vende e li compra in Italia.

Datteri di mare: cosa sono, prezzo, perché sono vietati e sanzioni

Datteri di mare: questi molluschi simili alle cozze ma dal guscio marrone e allungato sono tra i frutti di mare più pregiati e costosi. Pensate che il prezzo al chilo dei datteri di mare oscilla tra i 50 e i 60 euro, quasi il triplo delle ostriche, per capirci, e può arrivare a 100 euro al kg nel periodo natalizio. Un piatto di spaghetti con i datteri di mare al ristorante può costare anche 70 euro.

Considerati una vera e propria prelibatezza, e gettonatissimi nelle zone costiere per preparare ottime ricette, i datteri di mare sono però considerati specie protetta, motivo per cui in Italia e in altri paesi è vietato pescarli, venderli e mangiarli. Ciò è dovuto al modo e alle tempistiche con cui si sviluppano questi molluschi, che fa sì che l’unico modo per catturarli sia distruggere le rocce in cui vivono.

Nonostante il divieto assoluto di pesca, i pescatori di frodo continuano a prendere e a vendere sottobanco i datteri di mare a peso d’oro, e sono frequenti le operazioni di sequestro da parte della Guardia di Finanza.

Ecco cosa sono i datteri di mare, perché sono vietati e cosa rischia chi li pesca e chi li compra.

Cosa sono i datteri di mare

Il dattero di mare (Lithophaga lithophaga) è un mollusco bivalve di colore marrone-rossiccio che si insedia all’interno delle rocce calcaree e dal sapore a metà tra cozza e ostrica. Il nome dattero deriva proprio dal frutto a cui assomiglia nella forma.

La particolarità del dattero di mare consiste nella sua crescita molto lenta (per raggiungere i 5 cm di lunghezza impiega tra i 15 e i 35 anni) nel modo in cui si sviluppa nella roccia, dove vive praticamente incastonato. I datteri di mare crescono nel Mar Mediterraneo, nel Mar Adriatico (Croazia e Montenegro), Mar Rosso e Oceano Atlantico.

Datteri di mare: perché sono vietati

Non sono una specie in via di estinzione, ma la raccolta dei datteri di mare è così distruttiva per l’ambiente che la legge è intervenuta per proibirla.

Pratica legale fino al 1998, con il DM 16 ottobre 1998 l’Italia ha messo fuori legge la pesca del dattero di mare (per gli altri paesi europei si è dovuto aspettare il 2006), estendendo il divieto anche al commercio, alla detenzione e al consumo.

Più che una pesca, infatti, quella ai datteri di mare è un vero e proprio prelievo forzoso che necessita di martelli pneumatici, pinze per estrazione e picozze per rompere la roccia, fino agli esplosivi (nei peggiori dei casi). Questa attività danneggia irreversibilmente il litorale di natura calcarea e i fondali, compromettendo anche la sopravvivenza della specie e di tutta la biodiversità marina.

I sub che pescano i datteri di mare infrangono diverse normative, dalla pesca negli orari vietati (prima dell’alba e dopo il tramonto) per non dare nell’occhio, alla pesca nelle zone costiere frequentate, passando per la pesca subacquea con bombole di ossigeno e picconi. Ricordiamo che è vietato vendere i prodotti pescati durante le battute di caccia ricreativa, e che il divieto della pesca dei datteri di mare è valido anche per quelli già morti.

Cosa rischia chi mangia i datteri di mare

Nonostante la cattura e la vendita dei datteri di mare siano ormai proibiti da anni in Italia e nella Comunità Europea, persiste la cattiva abitudine delle popolazioni locali di richiederli e consumarli, alimentando così la pesca e il mercato nero, specie al Sud Italia, nelle Isole e in Croazia.

La pesca del dattero è reato ed è punita severamente: è previsto il carcere da 2 mesi a 2 anni o una multa che va dai 2.000 euro ai 12.000 euro, oltre al sequestro del pescato e di tutta l’attrezzatura. Anche mangiarli è reato, per cui il consumatore finale, se colto in flagrante dalle forze dell’ordine o denunciato, è sanzionabile.

Se vi imbattete in ristoratori che propongono piatti a base di datteri di mare si può denunciare chiamando la Guardia Costiera o la Forestale al numero 1515.

Non solo datteri di mare: altri cibi vietati per legge

Accanto ai datteri di mare, in Italia troviamo altri prodotti ittici (ma non solo) la cui pesca e consumo sono vietati per legge. Primo tra tutti il bianchetto o Novellame (cosiddetta “neonata”): si tratta dei pesciolini allo stadio giovanile, la cui raccolta incontrollata è proibita e provoca un grave danno all’ecosistema marino. In Italia la pesca del novellame è illegale, fatta eccezione per alcune deroghe (come il novellame di sardine catturato a sciabiche da natante o da spiaggia nei mesi invernali).

Per quanto riguarda i ricci di mare, ne è vietato il consumo tra maggio e giugno, periodo in cui vige il fermo pesca. Altri cibi illegali sono il Casu marzu (formaggio con i vermi della Sardegna), considerato pericoloso per la salute e vietato dall’UE perché viola le norme igienico sanitarie vigenti, e il sanguinaccio, dolce tipico calabrese a base di sangue di maiale, la cui vendita al pubblico è stata vietata per motivi sanitari nel 1992.

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