Dal noto blog del The Economist, Free Exchange, traduciamo questa interessante analisi sulla crisi dell’Eurozona, dove fin anche le cattive notizie sembrano essere interpretate come positive. Se si osserva attentamente, sottolinea l’autore, si nota come la ripresa economica riguardi principalmente la Germania e come la condizione dell’economia in Francia sia tutt’altro che fuori pericolo.
Crisi: le cattive notizie che sembrano buone
Sono molti i segni che confermano come la calma dei mercati finanziari non sia dovuta al fatto che il peggio della crisi è davvero passato. Cominciamo con un articolo di Reuters, dall’incoraggiante titolo "L’Eurozona mostra ulteriori segni di miglioramento". Splendido!
Solo che:
L’indice composito PMI di Markit, basato sull’attività imprenditoriale di un campione di migliaia di aziende, e che fornisce una buona misura della crescita economica, è salito a gennaio al massimo di 10 mesi, a 48.6, rispetto al 47.2, in miglioramento anche rispetto alla lettura preliminare di 48.2.
Anche se ancora al di sotto del riferimento 50.0 che divide crescita e contrazione, e dove l’indice rimane dal febbraio dello scorso anno, questo è il terzo mese consecutivo di crescita.
La buona notizia, dunque, è che la zona Euro continua a contrarsi, ma meno velocemente.
Dando uno sguardo ai grafici Markit, appare chiaro come sia legittimo parlare di buone notizie. L’attività tedesca ha mostrato una decisa espansione nel mese di gennaio, mentre la contrazione in Spagna sembra aver rallentato in maniera evidente. Ma l’Italia si limita a galleggiare, e in Francia, la seconda economia dell’area, le condizioni stanno peggiorando.
La Francia in pericolo
I movimenti dei tassi sui titoli di Stato francese aumentano l’elemento preoccupazione. Quando i mercati si muovono in direzione "risk-on", i tassi sui titoli francesi salgono. Ma non accade lo stesso per i Bond tedeschi, anche se la situazione del debito in Germania sembra meno pericolante e l’economia decisamente più solida. Troppo ottimismo in Europa potrebbe portare la Francia verso lo status di "periferia".
La Francia potrebbe essere messa al rischio dall’impatto del calmiere sui mercati finanziari. Il panico da crisi dell’Eurozona ha avuto un solo effetto utile: l’euro è sceso contro le maggiori valute fornendo così incentivi al settore delle esportazioni dall’Eurozona e contribuendo allo stesso tempo a mantenere attiva la domanda per una valuta sorretta da un’economia disperata.
Quando la crisi fa un passo indietro, l’Euro avanza al punto che la Banca Centrale Europea sembra sempre meno interessata a combattere la crescita lenta e la disoccupazione rispetto a quanto, invece, sembrano disposte a fare le banche centrali in America, Regno Unito e Giappone. L’economia domestica francese è in contrazione e il governo potrebbe ritrovarsi presto a dover aderire ad una politica di severa austerità, che peggiorerebbe la situazione. Rispetto ai partner commerciali della regione dell’Euro, la Francia perde competitività; all’inizio della crisi, il costo di lavoro per unità in Francia era al di sotto della media nelle zone periferiche, ma da allora hanno iniziato a salire, mentre nel frattempo la disoccupazione ha iniziato ad aumentare.
Se le zone al di là dell’Eurozona non possono rappresentare una boa di salvataggio per l’economia, allora l’aumento della disoccupazione è inevitabile. E’ proprio questa la causa principale per cui in questo momento Hollande sta diffondendo un messaggio di allarme che indica la necessità di un intervento di politica sui tassi di cambio. In pratica, nessuno dei miglioramenti della bilancia commerciale dell’Eurozona può essere attribuito alla Francia.
Germania: segni di ripresa, ma a che prezzo?
Nel frattempo, certamente non aiuta nessuno scoprire che la forza economica della Germania si traduca a stento in acquisti su scala nazionali. Le vendite al dettaglio a dicembre hanno continuato a scendere e la Germania non ha fatto eccezioni.
Visto che il processo di miglioramento dell’Eurozona è guidato da un meccanismo fatto di disoccupazione in aumento e salari in calo e dalla compressione delle esportazioni, i "successi" economici in una zona dell’area Euro corrispondono, per definizione, all’aumentare delle difficoltà in altre zone.
Ma c’è un’altra strada per il successo. La BCE potrebbe erogare moneta più aggressivamente, permettendo così all’economia Tedesca di andare alla massima velocità (facilitando i processi di miglioramento, interni alla zona Euro) e contribuendo alla minore pressione sulla zona Euro (supportando così anche la domanda dall’esterno). Invece, sembra che la BCE rimanga a guardare, mentre avanzano la recessione e la deflazione.
Forse, anche se sotto sforzo, la zona Euro non andrà al collasso. Ma i rischi sono più alti di quelli che dovrebbero essere.
| Traduzione a cura di:
Federica Agostini |
Fonte - Free Exchange |
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