Credit Suisse: tremano 10 mila clienti italiani titolari delle polizze vita che, stando alle indagini della Guardia di Finanza, erano usate a copertura di operazioni a danno del fisco italiano. I dettagli sul caso.
Guai in vista per circa 10 mila clienti italiani del Credit Suisse.
La Guardia di Finanza (GdF) italiana ha chiesto alle autorità fiscali svizzere informazioni sui titolari dei rapporti finanziari esteri emersi dalle indagini di polizia giudiziaria svolte nei confronti di Credit Suisse dal nucleo Polizia Tributaria di Milano.
Nel mirino della GdF i beneficiari italiani delle polizze assicurative del Credit Suisse oggetto di una indagine per frode fiscale chiusa lo scorso ottobre con il raggiungimento di un accordo in base al quale la società si impegnava a versare al fisco italiano 109,5 milioni di euro.
Secondo l’esito delle indagini, le polizze assicurative sotto accusa sarebbero state solo un diversivo studiato a tavolino dai funzionari della banca svizzera al fine di consentire ai clienti italiani di espatriare capitali pari a quasi 6,7 miliardi, nascondendoli in tal modo al fisco italiano.
Credit Suisse: i dettagli sulle indagini della GdF
L’inchiesta della Procura di Milano nei confronti di Credit Suisse prosegue da tempo e ha già portato, il 21 ottobre scorso, al patteggiamento del gruppo Credit Suisse in relazione a una sua responsabilità riguardo al reato di riciclaggio. La grande banca elvetica si è impegnata a pagare in tutto 109,5 milioni di euro.
L’indagine penale nei confronti di Credit Suisse è stata avviata a dicembre 2014 attraverso complesse verifiche su circa 14 mila persone che avrebbero trasferito circa 14 miliardi di euro su conti esteri.
Gli investigatori della GdF hanno scoperto che gran parte di questi capitali depositati all’estero erano stati dirottati su polizze vita definite “di copertura”.
Delle polizze fantasma insomma che i gestori di Credit Suisse facevano sottoscrivere ai propri clienti italiani vendendole poi attraverso due società domiciliate in Liechtenstein e alle Bermuda.
Secondo le indagini, tali società restituivano tutte le somme al Credit Suisse che si occupava della gestione totale dei fondi.
Un sistema ben congegnato per truffare il fisco italiano ma le anomalie riscontrate nei contratti delle polizze e le e-mail contenute nei server del Credit Suisse hanno permesso alla Guardia di Finanza di scoprire l’inganno.
Nella nota diffusa questa mattina dalla GdF si legge che, “al termine dell’attività di analisi e approfondimento svolta con la collaborazione dell’Agenzia delle Entrate, le indagini hanno permesso di identificare, fino ad ora, i titolari di 3.297 posizioni”, che sono emerse da elenchi di clienti acquisiti nell’indagine sul riciclaggio.
La maggior parte di questi soggetti aveva già ricevuto “contestazioni degli uffici finanziari conclutasi con la riscossione - anche per effetto dell’adesione alla prima procedura di Collaborazione Volontaria ("Voluntary disclosure") - di circa 173 milioni di euro per imposte, sanzioni e interessi”.
Le richieste attuali della GdF riguardano i “beneficiari italiani, non ancora identificati, di ulteriori 9.953 posizioni finanziarie, per un ammontare complessivo di quasi 6,7 miliardi di euro”.
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