Covid: mantenere le distanze riduce il rischio contagio? Il MIT smentisce l’OMS

Giorgia Bonamoneta

26/04/2021

26/04/2021 - 23:01

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Nuova scoperta sul contagio da coronavirus: il distanziamento è inutile negli spazi al chiuso. E la mascherina? Quella rimane essenziale.

Covid: mantenere le distanze riduce il rischio contagio? Il MIT smentisce l’OMS

Il distanziamento è inutile? Questa è la domanda alla quale sono riusciti a rispondere due esperti ricercatori del Massachusetts Institute of Technology.

Sosteniamo che non ci sia davvero un gran vantaggio per la regola dei 2 metri, soprattutto quando le persone indossano mascherine”, hanno dichiarato in un’intervista.

Secondo il loro studio non importa tanto il distanziamento, quanto il ricambio d’aria per evitare il contagio da coronavirus.

Martin Z. Bazant e John WM Bush stravolgono così le linee guida anti-Covid proposte dall’OMS alle quali ci eravamo abituati.

Distanziamento, metodo imperfetto

Lo studio di Bazant e Bush non vuole essere un via libera per gli abbracci con gli sconosciuti o un addio alle mascherine. Vuole invece tentare di ridefinire linee guida veramente efficaci contro la diffusione del Covid-19 e, possibilmente, impedire la circolazione delle varianti che tanto spaventano in questo momento.

L’uso della mascherina, tanto all’aperto quanto al chiuso, è sempre fortemente consigliato dai due scienziati ed è ancora obbligatoria in moltissimi paesi. Dove invece è stata eliminata la mascherina, l’unica linea guida mantenuta è stata proprio l’idea di distanziamento sociale.

Se prendiamo in considerazione lo studio degli scienziati, questa scelta in alcuni paesi è da considerarsi inutilmente rischiosa.

Infatti se alla mascherina si abbina il distanziamento, il rischio di contagi è nettamente inferiore. Ma dov’è quindi che il distanziamento non funziona?

La distanza non ti aiuta più di tanto e ti dà anche un falso senso di sicurezza perché sei al sicuro a 2 metri come lo sei a 6 metro se sei al chiuso e l’aria si mescola bene. Tutti in quello spazio corrono più o meno lo stesso rischio, in realtà”, hanno dichiarato.

Mentre all’aperto qualcosa potrebbe cambiare. Secondo Martin Z. Bazant e John WM Bush, all’esterno i flussi d’aria - tanto dannosi in una stanza chiusa - sono spazzati via verso l’alto e non recano danni. Questa ricostruzione però non è supportata nello studio, che si è concentrato invece sugli interni.

Un concerto o una discoteca all’aperto sarebbero attuabili? Lo studio risponde “ni”. Una folla di persone è sempre un rischio, d’altra parte il ricambio d’aria assicurato abbasserebbe la possibilità di contagio al minimo. “Francamente mi sento a mio agio senza mascherine - commenta Bazant - ma bisogna mantenere una distanza ragionevole di circa 2 metri (1,8 per la precisione)”.

Il distanziamento al chiuso è inutile: possibile soluzione

I due scienziati si sono concentrati sui luoghi chiusi, laddove il virus può continuare a circolare 24 ore su 24. In Italia ne abbiamo avuto una triste prova all’interno delle residenze sanitarie assistenziali (RSA) e, in alcuni casi all’asilo nido, dove si cerca di evitare il ricambio d’aria per non far ammalare i più fragili ed esposti.

Bush e Bazant hanno preso a campione luoghi chiusi con o senza una buona aerazione e hanno potuto rispondere alla domanda iniziale: «il distanziamento è inutile?».

Hanno scoperto che il distanziamento è praticamente inutile senza una buona circolazione dell’aria. Al chiuso infatti, distanziati o meno, il flusso d’aria che si emette respirando non è totalmente bloccato dalla mascherina e sale verso l’alto.

L’aria satura di goccioline infette non è quindi quella accanto a noi, ma quella sopra di noi.

Secondo i due scienziati andrebbero riviste le misure di sicurezza: investire sulla ventilazione degli ambienti e limitare il tempo e il numero di persone all’interno delle strutture.

Bush e Bazant hanno così dimostrato che in una situazione all’aperto non c’è bisogno di distanziamento, a meno che non si parli di una grande folla e allo stesso tempo hanno evidenziato i limiti della sicurezza per gli ambienti chiusi.

Si è così palesata la necessità di investire nella ventilazione dei luoghi ad alto rischio di assembramento per evitare un impennata di casi, soprattutto in vista dell’arrivo delle varianti di cui sappiamo ancora poco.

Una scoperta, quelle dei due scienziati, che sembra giustificare la scelta del Governo italiano di aprire i servizi di ristorazione solo all’aperto, lasciando con l’amaro in bocca tutti i piccoli locali al chiuso.

Continua così il tentativo di trovare un equilibrio tra salute ed economia, tra il bisogno di riaprire e quello di limitare i contagi. Magari con la giusta ventilazione non ci sarebbero più distinzioni tra ristoratori di serie A e ristoratori di serie B.

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