Covid Cina: solo 21 nuovi casi. Come ha fatto a sconfiggere il virus?

Fiammetta Rubini

26 Novembre 2020 - 16:02

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La Cina ha evitato la seconda ondata di Covid-19 e ora la sua economia torna a crescere. Ma come ha fatto a prendere il controllo del virus? La spiegazione degli esperti.

Covid Cina: solo 21 nuovi casi. Come ha fatto a sconfiggere il virus?

Mentre il mondo occidentale lotta per contenere la pandemia di coronavirus, la Cina pianifica la ripresa economica per i prossimi anni.

Stando ai dati ufficiali, i nuovi casi Covid-19 in Cina si contano (più o meno) sulle dita delle mani. La nazione, prima a scoprire la presenza del virus, è riuscita ad abbattere la curva dei contagi e ha così evitato la seconda ondata che invece sta colpendo inesorabilmente l’Europa. Ma come ha fatto? E qual è la situazione attuale? Qui tutte le cose da sapere.

Covid in Cina: solo 21 nuovi casi confermati, 0 morti

Come possiamo vedere nel grafico di seguito, la Cina al 25 novembre ha segnalato solo 21 nuovi casi Covid-19 confermati, di cui 12 importati dall’estero. Il giorno prima i casi confermati erano solo 5. I positivi asintomatici, che comunque la Cina non classifica come casi confermati, sono scesi da 6 a 5 nelle ultime 24 ore.

Già da almeno un mese la nazione cinese viaggia su questi numeri, ma l’allerta resta alta: esperti e funzionari governativi temono infatti che il virus riprenderà a circolare in modo più ampio con l’inizio dell’inverno. Ogni volta che nel Paese si scoprono nuovi casi di infezione (anche se sono solo 2 in una città), le autorità ci vanno giù pesante, chiudendo scuole e ospedali, interi quartieri e facendo milioni di test.

A differenza degli Stati Uniti e dell’Europa la Cina ha il virus sotto controllo, e questo le dà un enorme vantaggio, dicono alcuni esperti. Ma è davvero così? I dati sono reali o c’è un insabbiamento della verità?

Sin dall’inizio della pandemia la Cina è stata accusata di coprire le reali dimensioni del disastro, e sono emerse anche delle prove a sostegno del fatto che i dati ufficiali diramati dalle autorità sui morti a Wuhan fossero falsi. D’altronde se gli unici dati a disposizione sono quelli forniti da uno Stato totalitario o da fonti filo-governative, le probabilità di trovarsi di fronte a una rappresentazione non veritiera della realtà sono alte.

Come ha fatto

L’approccio della Cina al controllo della pandemia è stato criticato per essere “draconiano”. A livello nazionale, però, la Cina ha definito la sua strategia “clear to zero” e si è vantata del suo successo.

“In tutto il mondo, solo la Cina ha la capacità di arrivare a zero. Altri paesi non hanno questa capacità”, aveva detto Zeng Guang, il capo epidemiologo del Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie, in un webinar ospitato dai media cinesi a settembre. “Anche per loro controllare la prima ondata di epidemia è difficile, ma usa una mano più pesante e arriva a zero, e le persone si sentiranno rassicurate”.

Un articolo pubblicato sulla rivista medica The Lancet - Infectious Diseases intitolato “China’s successful control of Covid-19” illustra le ragioni per cui la Cina è riuscita a tenere sotto controllo la pandemia nonostante fosse stata l’epicentro del virus e il Paese inizialmente con più malati e morti. Questo è stato possibile soprattutto grazie a:

  • un sistema centralizzato di risposta alle epidemie
  • restrizioni molto severe (durante il lockdown solo un membro della famiglia era autorizzato a uscire di casa per comprare beni di prima necessità, per esempio)
  • un efficace sistema nazionale di contact tracing
  • la capacità di aumentare la produzione di mascherine e camici clinici
  • l’accettazione dell’uso obbligatorio della mascherina da parte della popolazione senza polemiche o esitazioni
  • un controllo della trasmissione locale che ha lasciato poi il posto alla prevenzione della diffusione del virus dai casi importati.

La maggior parte degli adulti cinesi ha vissuto la SARS e ciò ha fatto sì che la società fosse molta attenta e consapevole di ciò che può causare un’epidemia di coronavirus. “Altri Paesi non hanno ricordi così freschi di una pandemia”, dice Xi Chen della Yale School of Public Health. Un’altra differenza con l’Europa è che solo il 3% della popolazione anziana cinese vive in case di riposo, luoghi ad alto rischio. “La rapidità di risposta della Cina è stata cruciale”, aggiunge il dott. Gregory Poland, direttore del Vaccine Research Group della Mayo Clinic di Rochester, USA.

“In Cina hai una combinazione tra una popolazione che prende sul serio le infezioni respiratorie ed è disposta ad adottare interventi non farmaceutici, con un governo che può imporre forti limitazioni alla libertà individuale, che non sarebbe considerato accettabile nella maggior parte dei Paesi occidentali”, riporta l’articolo. “L’impegno per il bene superiore è radicato nella loro cultura; non c’è l’iperindividualismo che caratterizza gli Stati Uniti e che ha guidato gran parte della resistenza alle contromisure contro il coronavirus”, continua il dott. Poland. A fine agosto Wuhan ha ospitato un mega evento musicale in piscina, con migliaia di persone. L’evento è stato preso di mira dai media stranieri, ma il Global Times - media di proprietà statale - ha detto che l’evento “era un promemoria per i Paesi alle prese con il virus per ricordare che le misure preventive rigorose hanno una ricompensa”.

L’economia cinese in ripresa

Così, mentre il resto del mondo lotta contro il coronavirus, l’economia cinese è cresciuta del 4,9% nel terzo trimestre rispetto all’anno precedente secondo i dati del governo che mostrano cosa è possibile fare quando il Covid-19 è sotto controllo. I dati sulla produzione industriale, sui servizi e sulle vendite al dettaglio sono particolarmente positivi. Il Fondo monetario internazionale prevede che l’economia cinese crescerà dell’8,2% nel 2021, un ritmo molto più veloce rispetto agli Stati Uniti o all’eurozona. 

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