Cos’è Chia Coin, l’alternativa green al Bitcoin

Pierandrea Ferrari

7 Maggio 2021 - 10:31

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Il Bitcoin continua a scaldare i mercati dopo un anno di formidabili rialzi, ma l’impronta ambientale delle attività di mining solleva degli interrogativi sulla sostenibilità di lungo termine del progetto di Nakamoto. E una criptovaluta si candida come alternativa green: Chia Coin.

Cos’è Chia Coin, l’alternativa green al Bitcoin

Il regno del Bitcoin è al sicuro. Con una quotazione corrente di 56.273 dollari - +91,4% year-to-date, +426,7% anno su anno – e una capitalizzazione di mercato da 1.050 miliardi, il BTC rimane per distacco la prima divisa digitale sul mercato, davanti alle Altcoin Ethereum e Binance Coin.

Tuttavia, da più parti montano degli interrogativi sulla sostenibilità delle attività di mining che portano all’estrazione degli inflazionatissimi token, al punto che persino un peso massimo come Bill Gates – con il cuore a metà tra l’alta finanza e la sua green mission - ha lanciato diverse stoccate contro l’eccessivo rilascio di anidride carbonica dei potentissimi computer dei BTC miners. Ma un’alternativa, forse, esiste già, e risponde al nome di battaglia Chia Coin. Cos’è?

Chia Coin: cos’è?

Chia Coin è una criptovaluta gestita dal 2017 dal network Chia, fondato da Bram Cohen, la mente dietro il sistema peer-to-peer-file-sharing di BitTorrent. Il network, e così la crypto sottostante, ha un focus sulla riduzione dei danni ambientali provocati dal mining delle monete digitali, e propone di sostituire il sistema “proof of work” del Bitcoin – che Ethereum prevede già di superare nel suo prossimo aggiornamento – ad un inedito sistema “proof of space and time”.

Ma come funziona esattamente? In breve, ogni criptovaluta adotta diverse metodologie per verificare le transazioni. Solitamente, questo processo avviene utilizzando collettivamente la potenza dei computer dei miners, che vengono ricompensati per il loro contributo alla causa. Il mining sul network Chia, invece, fa affidamento sullo spazio di memoria vuoto degli hard drive dei miners, in un processo noto come farming.

Un’alternativa green al Bitcoin?

Il farming, secondo quanto sostenuto dai vertici nel network, è una concreta alternativa green allo status quo imposto dal Bitcoin, sebbene richieda comunque l’alimentazione elettrica. Del resto, come affermato dal CEO di Blockchain Technologies Corp., Nick Spanos, nel ramo delle criptovalute il termine eco-friendly “è relativo”. I computer necessitano di potenza, e risorse naturali vengono impiegate per assemblare gli hard drive, così come avviene per la produzione delle auto elettriche che pure promettono di abbattere le emissioni nel prossimo futuro.

Tuttavia, gli osservatori tendono a concordare sul fatto che il processo di mining del network Chia lasci un’impronta meno marcata sull’ambiente rispetto al sistema “proof of work” del Bitcoin, responsabile - secondo alcuni studi condotti dalla Banca centrale olandese - del rilascio di 300kg di anidride carbonica per ogni transazione. Per fare un raffronto, le carte di credito arrivano a questi livelli di consumo solo dopo 750.000 pagamenti.

Insomma, Chia Coin è un’alternativa per allentare la morsa delle crypto sull’ambiente, e secondo il fondatore Bram Cohen potrebbe essere presto disponibile per gli scambi nei sistemi di alcune piattaforme, come l’exchange fresca di Ipo Coinbase.

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