Coronavirus: pasta e caffè spariranno dai supermercati? I cibi a rischio

Marta Tedesco

6 Aprile 2020 - 15:18

condividi

In questo periodo di emergenza coronavirus, gli italiani rischiano di dover rinunciare ad alcuni prodotti, come pasta e caffè. Ma per quale motivo e quali altri cibi sono a rischio? Ecco alcuni dati.

Coronavirus: pasta e caffè spariranno dai supermercati? I cibi a rischio

L’emergenza coronavirus in Italia ci mette davanti al rischio di dover rinunciare ad alcuni prodotti e cibi tipici della nostra alimentazione come il caffè, la pasta, l’olio d’oliva e la carne.

Il settore agroalimentare italiano sta infatti riscontrando alcune difficoltà, una tra tutte quella dell’approvvigionamento di materie prime. In questi giorni si sta verificando un rallentamento alle frontiere, con difficoltà per le merci italiane in uscita e in entrata. Il potenziale blocco dell’importazione di materie prime, dovuto ai provvedimenti anti-contagio adottati da alcuni paesi esteri, potrebbe far registrare nel tempo la carenza o addirittura l’assenza di alcuni prodotti nei supermercati.

I cibi che potrebbero sparire dai supermercati

Secondo quanto riportato da Federalimentare (Federazione Italiana dell’Industria Alimentare), l’autosufficienza, cioè la possibilità di produrre con le sole materie prime italiane, è una prerogativa di pochi settori nel nostro paese. Le merci per cui siamo totalmente dipendenti dall’import sono caffè, le cui materie prime sono fornite per il 100% dai paesi esteri, il cioccolato, che dipende per il 90%, e il settore delle conserve ittiche (95%).

Problematico anche l’approvvigionamento di pasta: il settore molitorio italiano si rifornisce infatti dai paesi esteri per il 45%. Forte dipendenza dalle importazioni anche per quanto riguarda le carni preparate (40%). A rischio addirittura l’olio d’oliva, simbolo del made in Italy, di cui si importa il 60% delle materie prime necessarie.

Coronavirus: Made in Italy a rischio

Federalimentare spiega perché ci troviamo in questa situazione: “Da un lato va ricordato come l’agricoltura nazionale tra il 1990 e il 2017 ha perso tra i 17 e i 35mila ettari l’anno di terreni coltivabili”. Questo aspetto ha inciso in maniera progressiva “sulla riduzione del tasso di auto-approvvigionamento passato negli ultimi venti anni dal 90 all’83%”.

A questo si aggiunge la difficoltà di portare a termine gli acquisti dall’estero di alcune particolari materie prime. Difficoltà legate appunto ai limiti degli autotrasporti. Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare, ha dichiarato: “Siamo stati tra i primi a sollevare il problema degli autotrasportatori stranieri che non volevano venire in Italia”. Proprio queste denunce, espresse anche da altri paesi europei nelle stesse condizioni, hanno indotto Bruxelles a mobilitarsi per garantire la libera circolazione delle merci. La Commissione europea infatti ha richiesto la soppressione di tutte quelle regole che prevedono “le restrizioni di viaggio e la quarantena obbligatoria per i lavoratori del settore dei trasporti che non presentano sintomi”.

I settori autosufficienti: cosa non mancherà

Buone notizie però da Federalimetare rispetto ai prodotti che non smetteremo mai di trovare nei supermercati. Il Bel paese infatti è totalmente autosufficiente nel rifornimento di acqua minerale, per la quale risulta tra i primi produttori e consumatori a livello mondiale.

Nessun rischio che scarseggino nemmeno lo zucchero o il vino, per il quale l’Italia vanta un primato. Non mancheranno inoltre riso, per il quale il nostro paese dipende solo al 5% dall’estero, formaggi e prodotti caseari (14%), e infine frutta e verdura trasformata (16%).

Iscriviti a Money.it