Coronavirus creato in laboratorio, cosa c’è di vero?

Redazione IlGiornale.it

16 Settembre 2020 - 17:04

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Fanno molto parlare le dichiarazioni della dottoressa cinese Li Meng Yan, secondo la quale il coronavirus è stato creato in laboratorio. Cosa c’è di vero e, soprattutto, cosa ne pensano gli esperti?

Coronavirus creato in laboratorio, cosa c’è di vero?

Le dichiarazioni della dottoressa Li Meng Yan sulla presunta origine in laboratorio del coronavirus hanno sconvolto il mondo, ma non la comunità scientifica.

Per avvalorare la propria tesi, miss Li ha pubblicato un paper online, un documento che, attraverso una serie di «prove», dimostrerebbe la natura artificiale del Sars-Cov2.

Ora sarà la comunità scientifica, se vorrà, a replicare.

Coronavirus davvero creato in laboratorio?

In linea di principio, coloro che negano l’origine naturale del nuovo coronavirus vengo tacciati, a torto o a ragione, di «complottismo». Le «prove», per essere prese in considerazione, dovrebbero essere schiaccianti.

Le sequenze genetiche, poi, sono pubbliche da tempo. E la «scienza ufficiale» si è già espressa sul virus, dopo aver studiato il genoma presente sui database: si tratta di un virus del pipistrello, dunque presente in natura, trasmesso all’uomo attraverso un animale vettore, che tuttavia deve ancora essere individuato.

Il mistero dell’animale ospite alimenta le opinioni di chi ritiene che il Sars-Cov2 sia un’opera d’ingegneria: non c’è ancora chiarezza sul «responsabile» della creazione di un anello di congiunzione con gli esseri umani. L’indiziato principale rimane il pangolino, ma il ruolo del piccolo mammifero non è ancora stato provato. Spazio per ipotesi, insomma, ce n’è ancora.

Ma la scienza usa barricarsi: chiunque tenti di segnare un punto sul pallottoliere dell’origine artificiale è in dovere di esporre argomentazioni validate da riviste scientifiche. Altrimenti si tratta solo di parole.

L’opinione dell’esperto

Questa è anche l’opinione del professor Massimo Ciccozzi, responsabile dell’Unità di statistica medica ed epidemiologia molecolare dell’Università Campus BioMedico. Miss Li, in poche parole, può dire quello che vuole, ma finché non emergerà una «prova madre» saremo dinanzi a «chiacchiere».

Poi c’è la geopolitica, con tutte le conseguenze che deriverebbero da una verità diversa da quella ufficiale. Miss Li ha tirato in ballo pure il governo cinese. Gli Stati Uniti, in specie la parte repubblicana, sembrano orientati ad ascoltare teorie come quella della virologa cinese. Gli stessi Donald Trump e Mike Pompeo hanno chiamato in causa qualcosa che sarebbe successo al laboratorio di Wuhan in relazione alla diffusione del Sars-Cov2, ma il duo che regge la Casa Bianca non ha esposto argomentazioni sufficienti a smentire la comunità scientifica.
E un discorso simile vale per il premio Nobel per la medicina Luc Montagnier.

Del resto, il professor Ciccozzi, che ha studiato le sequenze genetiche da gennaio ad oggi, sembra constatare l’assenza di fattori che possano suggerire un’origine artificiale. Il Sar-Cov2 sarebbe dunque un prodotto sì, ma dell’evoluzione. Con buona pace di quelli che resterebbero meri «complottisimi». Ma la dialettica sul caso, anche per via dei possibili effetti, rimane aperta.

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