Confindustria ai sindacati: urge un patto di fabbrica. Che cos’è?

Valentina Pennacchio

15 Aprile 2013 - 13:53

Confindustria ai sindacati: urge un patto di fabbrica. Che cos’è?

Qualche giorno fa il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi ha lanciato un monito importante: se le aziende chiudono muore il Paese. E i dati di aziende che chiudono sono tutti i giorni, o quasi, noti. Sono circa 4.000 dall’inizio dell’anno.

Squinzi ha avuto parole molto durre “sull’inerzia totale” che i politici stanno dimostrando per formare il nuovo governo, perché questi 50 giorni “ci sono già costati 1 punto di PIL”. Non serve un governo “tanto per assolversi la coscienza”, ma serve un governo “di qualità, di alto profilo, di capacità politica elevata”. E serve subito.

Alla posizione di Squinzi fa eco quella di Vincenzo Boccia, presidente di Piccola Industria di Confindustria:

“Come si può continuare nelle tattiche di chi non vuole il governissimo, di chi non vuole il ’governicchio’, di chi non vuole nessun governo ad eccezione del proprio mentre il Paese soffre? Non si può continuare a non avere alcuna ipotesi di accordo tra forze politiche divise da rancore, perchè in questo modo non si costruisce nulla, si demolisce soltanto”.

Boccia ha proseguito: “Un’azienda che chiude è come un lutto in famiglia”.

E’ tempo di unione tra imprenditori e sindacati. Confindustria ai sindacati chiede un patto di fabbrica (o patto tra produttori) “per ricostruire il Paese” e rilanciare la produzione. Che cos’è?

Il patto di fabbrica

All’appuntamento biennale della Piccola Industria, Vincenzo Boccia è stato chiaro: “Possiamo fare tanto ma da soli non ce la faremo”. La necessità è comune: “Dobbiamo salvare il Paese, occorre una assunzione di responsabilità da parte di tutti gli attori in gioco”.

A Torino Boccia ha aggiunto:

“Nel momento più difficile della storia della nostra Repubblica abbiamo il dovere e la responsabilità, a partire dalle parti sociali, di stringere un patto dei produttori. Un patto tra tutti gli attori della fabbrica con il quale ci si impegna per ricostruire il Paese e contribuire alla nascita di una nuova rivoluzione industriale. Un patto che deve basare le sue fondamenta sulla corresponsabilità di tutti per la convergenza e la competitività, per essere un Paese che vive di confronto e non muore di conflitto".

Gli imprenditori e sindacati devono unirsi e in un’ottica di grande responsabilità “dare un colpo di reni, reagire immediatamente e recuperare quello spirito di comunità che abbiamo perso”. La filosofia è quella di tornare allo spirito del dopoguerra

“che porti a passare dagli interessi alle esigenze del Paese, che ci guidi insieme a scrivere un’agenda della competitività consapevoli della certezza che una nazione senza fabbriche è una nazione senza lavoratori e senza imprenditori”.

Imprenditori e sindacati: è tempo di alleanza

Squinzi ha esortato a chiudere la stagione degli scontri tra imprenditori e sindacati: bisogna “remare nella stessa direzione”. D’altra parte il crollo delle industrie e dell’occupazione è un dramma condiviso a cui bisogna rispondere tempestivamente.

Raffaele Bonanni, segretario generale della CISL, si dichiara assolutamente favorevole ad un’alleanza tra imprenditori e sindacati perché:

“Le aziende sono in difficoltà, le tasse su lavoratori e le imprese sono eccessive, la crisi politica è senza fine e la situazione è irrespirabile".

Anche Susanna Camusso, segretaria generale della CGIL, sembra sposare l’idea del patto di fabbrica. Secondo la sindacalista bisogna inoltre lavorare su fisco, lavoro e redistribuzione delle ricchezze e dei carichi fiscali.

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