Il triste record del Comune di Roma: 70 dirigenti su 190 sono indagati

Alessandro Cipolla

20 Luglio 2017 - 12:34

Uno screening da parte della Procura e del Comune di Roma ha portato al dato shock: in Campidoglio su 190 dirigenti ben 70 sono indagati.

Il triste record del Comune di Roma: 70 dirigenti su 190 sono indagati

Attualmente su 190 dirigenti operanti presso il Comune di Roma 70 di questi sono indagati. Questo è il triste record che spetta alla capitale, venuto fuori dopo uno screening della situazione da parte della Prefettura e del Campidoglio.

Se si pensava che con lo scoperchiamento del vaso di Pandora di Mafia Capitale le cose a Roma potessero cambiare, ci si è sbagliati di grosso visto che molti dei dirigenti indagati sono stati oggetto dei vari provvedimenti soltanto di recente.

Ultimo in ordine di tempo è Fabio Tancredi, ex dirigente in ambito della gestione ambiente territoriale, che è stato arrestato pochi giorni fa con l’accusa di aver truccato alcune gare d’appalto.

Numeri e notizie queste che fanno capire come nella macchina amministrativa del Comune di Roma ancora siano tante le problematiche, con un sentore di un sostanziale marcio interno che ancora, nonostante le tante inchieste della magistratura, non si riesce a tirar via.

Il triste record di Roma

I numeri che sono trapelati dal Campidoglio sono preoccupanti e indicativi. Secondo un lavoro di controllo messo in atto assieme alla Procura al momento su 190 dirigenti, anche se la pianta organica ne prevede 240, ben 70 sono indagati.

Facendo un rapido calcolo, si tratta quindi del 36,8% del totale. Più di un dirigente su tre del Comune di Roma quindi è alle prese con grane giudiziarie di vario tipo. L’arresto di Tancredi comunque è soltanto l’ultimo di una lunga serie.

Solo negli ultimi tempi infatti sono stati una decina i dirigenti indagati, spesso per fatti risalenti ad alcuni anni fa e anche legati alla famosa inchiesta di Mafia Capitale, che a breve dovrebbe emettere le sentenze di primo grado.

Un problema quello della corruzione che sembrerebbe non volersi attenuare nel nostro paese. Se pensiamo che negli ultimi 5 anni sono stati in totale 63 i Comuni in Italia sciolti per mafia, possiamo renderci conto di quanto sia radicato il fenomeno malavitoso in seno alle amministrazioni.

L’impegno della Raggi

Quello della corruzione è un problema che Virginia Raggi ha sempre dichiarato di voler combattere con tutte le forze. Ecco dunque che alla vigilia della sentenza di primo grado su Mafia Capitale la sindaca di Roma ha ribadito come ancora ci sia bisogno di tenere alta la guardia.

Questo processo è ancora una ferita aperta, per i cittadini e l’amministrazione capitolina. Non dobbiamo mai abbassare le guardia.

Proprio in quest’ottica, prima della sentenza e che questi numeri uscissero fuori, la Raggi ha firmato un protocollo di azione per la vigilanza collaborativa con l’Autorità nazionale anticorruzione di Raffaele Cantone.

Il testo firmato avrà la durata di un anno, periodo in cui Roma Capitale andrà a sottoporre in via preventiva all’Anac di Cantone tutte le documentazioni riguardanti gli appalti di più rilevante importo economico. L’obiettivo è quello di assicurare la correttezza delle procedure ed evitare così fenomeni di illegalità.

Basterà questa intesa firmata assieme alla costante attività degli investigatori a fermare i casi di corruzione all’interno del Comune di Roma? La speranza è ovviamente questa, anche se i continui arresti fanno pensare a un sistema che non intende minimamente di fermarsi, ma che stia soltanto cercando di cambiare pelle.

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