La Commissione Europea terrà l’Italia sotto osservazione anche nel 2016 a causa dei troppi squilibri macroeconomici. Il Governo sta agendo per risolvere la situazione?
L’Italia, insieme ad altri 17 Paesi, resta sorvegliata speciale della Commissione Europea a causa degli squilibri macroeconomici ancora in atto nel Bel Paese. Secondo l’istituto europeo, permangono ancora diversi problemi. Il Governo italiano si sta muovendo per cercare di risolverli?
Italia: Commissione UE vede ancora in disoccupazione, debito pubblico e consumi
La Commissione Europea ha annunciato che 18 Paesi dell’Unione rimangono sotto attenta osservazione a causa di squilibri macroeconomici ancora irrisolti. In questa lista figura l’Italia la quale resterà osservata speciale anche per il 2016.
Gli squilibri macroeconomici di cui parla la Commissione Europea sono:
- perdita di quote di mercato,
- il debito pubblico,
- il livello della disoccupazione complessiva,
- l’aumento della disoccupazione giovanile e di lungo termine.
La stessa Commissione UE ha spiegato che l’attivo commerciale italiano è aumentato, equilibrando in parte il minor flusso in investimenti internazionali, insieme alle quote di mercato che hanno beneficiato di un contenimento dei costi. Tuttavia, il calo della produzione del lavoro ed il contesto economico rendono ancora difficile la ripresa italiana.
Italia: Governo sta mettendo in atto misure adatte?
L’Italia, dunque, fatica ancora a riprendersi, mostrando segni di affanno dell’economia. La crescita di cui si parla da mesi, sembra in realtà più dovuta alla disinflazione generata dal petrolio e all’aiuto delle politiche monetarie espansive della BCE.
Finchè questa situazione “espansiva” dell’economia rimarrà in atto, l’Italia potrebbe continuare a sostentarsi pur lasciando nascosti i problemi strutturali di cui soffre il Paese.
Il tasso di disoccupazione generale è vero che si è abbassato, rimanendo comunque al di sopra del 10%, tuttavia, ci si dimentica della disoccupazione giovanile che è a livelli a dir poco stellari (oltre il 40%).
Il problema della disoccupazione giovanile ma anche della disoccupazione generale non riesce a trovare rimedio nonostante i tentativi del Governo di dare una spinta attraverso il Jobs Act che, in parte, ha sorbito il suo effetto (almeno nel breve periodo).
Sorvolando sulla bontà del Jobs Act, la disoccupazione giovanile così alta crea dei problemi notevoli per il futuro del Paese. Con un capitale umano giovane che non trova lavoro e, sfiduciato, migra verso altri lidi, la situazione futura del Paese è piuttosto oscura.
Considerando, inoltre, che la crescita demografica naturale in Italia è bloccata e viene bilanciata dai flussi migratori esteri che in parte rimpiazzano la diminuzione della nascite italiane, sarebbe interessante vedere tra 20 anni come il Paese sarà sostentato economicamente (e da chi).
Il Governo italiano sta pensando di varare la legge di Stabilità per il prossimo anno (UE permettendo) nella quale si fa un ricorso forte al deficit (cosa poco gradita in Europa, non è un mistero) che rischierebbe di innescare un crack tra qualche anno.
La legge di Stabilità punta a detassare i patrimoni dei contribuenti per cercare di rilanciare i consumi. Tagliando corto sulla questione (per approfondimenti leggere qui), ci si chiede come sia possibile che non si riesca a capire che bisogna detassare i fattori produttivi.
Pochi giorni fa è arrivata la conferma del primato italiano per tassazione alle imprese che è pari al 65%. Un’enormità di per sé e in confronto agli altri Paesi europei.
Con una tassazione così alta delle imprese, è difficile dare una spinta all’occupazione, di conseguenza ai salari e a sua volta ai consumi interni - che sono un altro problema degli squilibri macroeconomici di cui parla la Commissione UE.
Inoltre, l’alta tassazione delle imprese non rende certo l’Italia un Paese competitivo, soprattutto in un contesto di rallentamento economico come quello che si sta attraversando, né tantomeno appetibile da investitori esteri - il calo di questi ultimi è stato evidenziato dallo stesso report della Commissione UE.
Pochi giorni fa l’Unione Nazionale dei Consumatori (UNC) ha lanciato l’allarme sul calo dell’export che potrebbe portare al non raggiungimento del target di PIL fissato dal Governo oltre che a gravi problemi per l’economia visto che questa si regge proprio sulle esportazioni.
Inoltre, in un contesto difficile dell’economia globale, puntare eccessivamente sulle esportazioni senza in qualche modo sollevare la spesa interna mette il Paese eccessivamente a rischio di shock economici derivanti dai Paesi importatori.
Commissione UE: Germania diminuisca surplus commerciale
La Commissione UE ha bacchettato anche la Germania per l’eccesso di surplus commerciale (problema cronico dell’Eurozona), aumentato grazie all’aumentata domanda dei prodotti tedeschi e dalla svalutazione del petrolio e dell’Euro, che dovrà essere controbilanciato dalla domanda interna e dalle importazioni dai Paesi UE.
Questo surplus commerciale tedesco, tende a comprimere quello degli altri Paesi europei che si trovano in difficoltà di competitività. Quindi, un mancato detassazione della produzione continua a rendere l’Italia fortemente svantaggiata nei confronti del primo problema della moneta unica: il surplus commerciale tedesco.
Per concludere, un personale suggerimento al Governo è quello di pensare a detassare i fattori produttivi poiché essi sono il vero motore dell’economia italiana.
Il detassazione dei patrimoni (soprattutto se inconsistente) non porta da nessuna parte visto che non genera un aumento dei consumi (dato il contesto economico e alla propensione storica degli italiani al risparmio), né tanto meno all’occupazione visto che, fino a prova contraria, le imprese sono coloro che creano posti di lavoro e salari.
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