La Germania, si sa, è il motore dell’Eurozona. Il saldo del suo conto corrente, sostanzialmente la differenza tra esportazioni e importazioni, di poco superiore si 200 miliardi di dollari, consente a tutta l’area monetaria unica di mantenersi costantemente in surplus. Cosa ne farà mai di tutta questa liquidità?
Dove non investono i tedeschi?
Lo spettro del debito dei paesi periferici dell’eurozona non incoraggia di certo il sistema bancario tedesco ad investire in titoli di stato greci, spagnoli o italiani. Inoltre il surplus tedesco, che di fatto è un credito che la Bundesbank detiene nei confronti della BCE, non viene depositato presso le casse di quest’ultima, dal momento che il tasso d’interesse pagato sulla deposit facility da parte dell’autorità monetaria europea è pari a zero.
Per di più, stando a quanto riportato dal FMI, quest’anno il surplus commerciale tedesco dovrebbe scendere al livello più basso registrato dal 2005, cadendo al 6.1% del Pil, pari a circa 219 miliari di dollari. Le politiche di austerità imposte ai principali partners commerciali dei teutonici, ossia Spagna, Italia, Grecia e Portogallo, hanno spinto tali paesi a ridurre notevolmente la domanda di beni tedeschi: se il reddito si contrae, i consumi e le importazioni diminuiscono.
Ciò nonostante, un paese con un surplus di conto corrente, sebbene in diminuzione, sta comunque accumulando crediti verso l’estero (BCE allo stato attuale). Di conseguenza, conviene farli fruttare.
Surplus commerciale: i principali impieghi
La Bundesbank ci offre uno spaccato di come l’attivo commerciale tedesco venga impiegato. Nel 2012 gli investitori istituzionali tedeschi hanno intrapreso una massiccia caccia internazionale al miglior rendimento, acquistando attività estere per un valore complessivo di 214 miliardi di euro (pari a 288.9 miliardi di dollari), tre quarti delle quali, 157.5 miliardi di euro, rappresentati da obbligazioni.
Questo perchè gli investitori esteri che fino a Luglio 2012 acquistivano titoli pubblici tedeschi nel tentativo di trovare un rifugio sicuro dalla crisi dell’euro, tramite questo meccanismo hanno condotto i rendimenti sui bond tedeschi, in particolare quelli a breve scadenza, ad un livello sotto lo zero. La Bundesbank ha stimato che gli acquisti di titoli pubblici tedeschi da parte dell’estero per il 2012 ammontano a 86miliardi di euro. I tedeschi, allora, hanno cominciato ad investire all’estero.
Ma non erano solo gli investitori istituzionali che cercavano più elevati rendimenti all’estero; l’investimento diretto lordo fuori dai confini tedeschi da parte del settore delle imprese è cresciuto di 61 miliardi di dollari.
Le banche tedesche, al contrario, traumatizzate dall’esperienza dei mutui statunitensi e dall’enorme quantità di prestiti concessi ai paesi dell’eurozona nei primi anni dell’unificazione monetaria, hanno accuratamente evitato gli investimenti all’estero. Si stima che gli assets esteri in mano agli istituti di credito tedeschi sono caduti per un valore pari a 116 miliardi di dollari nel 2012, metà dei quali rappresentati da una diminuzione dell’esposizione verso prestiti e titoli derivati.
Prospettive future per i risparmi tedeschi
I dati della Bundesbank mostrano anche che le riserve in eccesso delle banche tedesche parcheggiate presso la BCE sono diminuite per un valore pari a 200 miliardi di dollari. Ma questi sono semplicemente i surpus degli anni precedenti che vengono impeigati diversamente altrove. Ci saranno ben oltre 100 miliardi di euro di nuovi risparmi, istituzionali e d’impresa, che dovranno essere impiegati l’anno prossimo. Ciò che sembra evidente è che la responsabilità di collocare questi risparmi sarà compito di assicuratori e asset managers piuttosto che delle banche.
Libera traduzione da: Geoffrey T. Smith per Money Beat
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