Come leggere un’etichetta alimentare: i trucchi per non farsi ingannare

Maria Stella Rombolà

06/07/2018

06/07/2018 - 22:08

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Per il consumatore è molto importante saper leggere con attenzione le etichette dei prodotti alimentari che acquista; la legislazione europea infatti regola le diciture e le immagini apposte sui prodotti ma lascia vuoti legislativi di cui le aziende approfittano.

Come leggere un’etichetta alimentare: i trucchi per non farsi ingannare

È importante conoscere i trucchi utili a leggere le etichette dei prodotti alimentari: molti consumatori infatti si sentono più sicuri da quando possono leggere le caratteristiche di ciò che acquistano. Ma non basta: bisogna fare attenzione a quello che c’è scritto analizzando con cura le parole e stando attenti ad alcuni segnali.

Numerosi sono i consigli da seguire per non farsi trarre in inganno e fare acquisti sicuri e controllati; in Europa infatti esistono molti modi per ingannare il consumatore e aggirare le regole.

In particolare bisogna far attenzione a reclami pubblicitari ingannevoli ma legali che sfruttano le zone grigie lasciate libere dalla legislazione europea.

Il report di Beuc

Le etichette di tutti i prodotti in vendita in Unione Europea dovrebbero essere leggibili, chiare e veritiere ma un’indagine condotta dal Beuc, l’organizzazione dei consumatori europei, ha rivelato che la realtà è ben diversa. Nel report di Beuc si legge:

Il lavoro delle associazioni che fanno parte della nostra organizzazione ha permesso di scoprire come in tutta l’Europa siamo molto diffusi diversi trucchi per l’etichettatura dei prodotti”.

Le leggi e i regolamenti europei che regolano la materia lasciano infatti delle zone imprecisate di cui le aziende approfittano per scavalcare le norme. A causa di questo meccanismo i consumatori trovano prodotti di scarsa qualità presentati come alimenti di qualità superiore e come tali li pagano.

Le etichette ingannevoli

Il report in particolare ha indicato 3 tipi di etichette ingannevoli:

  • quelle che descrivono i prodotti come “artigianali” e “tradizionali”;
  • quelle che presentano i prodotti come ricchi di frutta;
  • quelle che pubblicizzano gli alimenti come ricchi di grani di tipo diverso.

Quando ci si trova davanti a queste diciture sarà bene quindi andare a leggere con attenzione tutte le caratteristiche e le proprietà riportate per legge e provare a capire davanti a che tipo di prodotto ci si trova; anche perché l’artigianalità è una caratteristica che si paga e acquistare un prodotto a un prezzo superiore quando in realtà la sua qualità non è superiore in alcun modo a quella di un qualsiasi prodotto commerciale non vale proprio la pena.

Prodotti artigianali

Proprio la prima delle caratteristiche enunciate da report, quella di prodotti tradizionali, è tra le più diffuse in commercio e riguarda i cibi che vengono presentati come “naturali” quando in realtà leggendo con attenzione la composizione si scopre che sono prodotti industriali e che contengono ingredienti che non hanno nulla di naturale.

Queste etichette ingannevoli sono sempre più diffuse perché oggi più che mai i consumatori desiderano sapere come sono stati prodotti gli alimenti che acquistano e questo ha spinto numerose aziende a parlare di prodotti fatti a mano. Il report di Beuc però chiarisce bene la questione e afferma:

Nella maggior parte dei casi dietro a tutto ciò ci sono solo campagne di marketing ideate a tavolino per rendere più attraenti prodotti che in realtà contengono coloranti e additivi industriali e che per questa ragione non possono essere considerati artigianali e quindi nemmeno etichettati come tali”.

Il trucco è ancora usato da molte azienda perché la maggior parte dei Paesi dell’Unione Europea non ha regolarizzato l’utilizzo di parole come “artigianale” consentendo così a questa zona grigia di prendere il sopravvento senza regolamentazione.

Per orientarsi sull’acquisto dei prodotti biologici rimandiamo alla lettura del nostro articolo.

Frutta

Mangiare sano e quindi principalmente a base di frutta e verdura è diventata una vera e propria moda negli ultimi anni: per questo apporre sui propri prodotti un’etichetta con l’immagine di un frutto di stagione può condizionare molto il consumatore e rende il brand del prodotto più appetibile. In merito a questo aspetto il Beuc scrive nel suo report:

Spesso infatti i frutti in questione si trovano solo in proporzioni minime o mescolati ad altri ingredienti meno sani. Mentre invece i claim e le immagini usate portano i consumatori a pensare che così facendo stanno aumentando il loro consumo di vitamine e migliorando la propria dieta”.

Sull’argomento la legislazione europea è chiara e stabilisce che ci debba essere un contenuto minimo di frutta nei prodotti così pubblicizzati; ma anche in questo caso le regole sono differenti a seconda dei prodotti e non sempre il consumatore sa se si trova davanti a un succo, un nettare o un altro tipo di bevanda per cui magari sono previsti limiti meno rigidi sulla percentuale di frutta contenuta. Il rischio, oltre agli effetti sulla salute e sul corpo, è quello di pagare un prodotto con un prezzo più elevato di quanto valga in realtà.

Prodotti integrali

Altri prodotti molto in voga ultimamente sono quelli integrali: pane, pasta, biscotti, cereali. Questi vengono sponsorizzati perché ricchi di fibre e di altri elementi salutari e quindi di qualità superiore rispetto ai prodotti contenenti le farine tradizionali.

In realtà la maggior parte dei prodotti venduti come integrali lo sono solo in piccola parte: per scoprire la verità basta leggere con attenzione la lista degli ingredienti.

Infatti in alcuni paesi Ue i prodotti definiti integrali non contengono necessariamente il 100% di farina integrale ma altri tipi di cereali e farine mescolati sapientemente. Ancora una volta il problema sono i numerosi vuoti legislativi a livello europeo che non forniscono indicazioni precise su queste diciture.

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