Dall’oro come rifugio al caffè della colazione: perché le commodity attirano gli investitori e cosa sapere prima di fare commodities trading.
Investire in materie prime è una scelta vincente? Negli ultimi tempi, tra inflazione, tensioni geopolitiche e oscillazioni dei mercati, le commodity sono tornate protagoniste dei portafogli degli investitori. L’oro che protegge il capitale, il petrolio che riflette le dinamiche globali, il gas naturale che resta legato a clima e politica, ma anche il grano o il caffè sono asset capaci di muovere miliardi di dollari ogni giorno.
Per investirci, occorre però conoscere gli strumenti, i rischi e il contesto. E oggi il mercato offre nuove opportunità rispetto agli anni della pandemia e della crisi energetica.
Cosa significa investire in materie prime?
Investire in materie prime significa puntare su risorse naturali che vengono estratte, coltivate o prodotte e poi scambiate sui mercati globali. Non importa da dove arrivino: un’oncia d’oro o un barile di petrolio standardizzato ha sempre le stesse caratteristiche, il che lo rende intercambiabile e facilmente negoziabile. Questa uniformità è la chiave che trasforma una risorsa concreta in un’opportunità finanziaria accessibile a chi vuole investire, senza doverla necessariamente possedere fisicamente.
Si dividono in due grandi categorie:
- Hard commodities (dure): metalli, minerali, risorse energetiche come petrolio e gas naturale.
- Soft commodities (morbide): prodotti agricoli e zootecnici come grano, mais, caffè, cotone o bestiame.
La caratteristica che le accomuna è la standardizzazione. Un barile di petrolio Brent o un’oncia d’oro hanno le stesse qualità ovunque vengano prodotti. È questa intercambiabilità che le rende negoziabili sui mercati globali.
Le materie prime negoziabili
Investire in materie prime significa entrare in un mondo vario e pieno di opportunità. Parliamo di risorse molto diverse tra loro, ma tutte negoziabili sui mercati regolamentati.
Ci sono le commodity energetiche, come petrolio, gas naturale e carbone, che restano centrali anche in un’epoca di crescente attenzione alle energie rinnovabili. Poi ci sono i metalli preziosi: oro, argento, platino e palladio. Sono da sempre considerati un rifugio sicuro, ma hanno anche un ruolo nell’industria.
I metalli industriali, come rame, alluminio, nickel o zinco, sono invece indispensabili per tecnologia ed elettronica. E poi ci sono le materie prime agricole: grano, mais, riso, cotone, zucchero, caffè. Prodotti che conosciamo bene, ma i cui prezzi possono cambiare molto, a seconda del clima e della domanda mondiale. Infine, ci sono le commodity legate all’allevamento, come bovini e suini. Meno conosciute, ma molto rilevanti soprattutto negli Stati Uniti.
Ogni materia prima ha il suo ritmo, le sue regole e le sue opportunità. Capirle è fondamentale per chi vuole investire con consapevolezza e trovare il momento giusto per entrare sul mercato.
Perché investire sulle materie prime
Le materie prime attirano gli investitori perché offrono diversificazione e protezione in momenti di incertezza. Quando l’inflazione cresce o i mercati azionari vacillano, l’oro tende a resistere, mantenendo il valore del capitale. Altri beni, come petrolio e gas naturale, reagiscono rapidamente a eventi geopolitici o a crisi climatiche, creando opportunità di guadagno per chi sa interpretarne i movimenti. Nel 2025, dopo la stabilizzazione dei mercati seguita agli eventi del 2022-2024, le commodity restano strumenti interessanti per chi cerca una copertura dai rischi o nuove occasioni di investimento.
Un’altra motivazione che spinge sempre di più gli investitori a fare trading sulle commodities è la semplicità nel negoziare, ovvero nel vender e comprare materie prime, senza doverle acquistare direttamente e possederle fisicamente, principalmente tramite CFD che replicano l’andamento delle materie prime, tra cui spiccano petrolio, diamanti, oro, argento, gas naturale.
I rischi da considerare
Dietro al potenziale di rendimento delle materie prime si nasconde però un terreno volatile e spesso imprevedibile. Una dichiarazione, una guerra o un’ondata di maltempo può far oscillare fortemente i prezzi. Basti pensare a quanto un raccolto di grano possa essere compromesso da una siccità improvvisa, o a quanto la produzione di gas naturale in Europa possa essere condizionata da eventi climatici inattesi.
Per questo motivo, approcciarsi a questo tipo di investimento senza un’analisi quotidiana dei fondamentali o senza aggiornamenti continui può risultare rischioso, soprattutto in un contesto come quello del 2025, segnato da variabili geopolitiche, climatiche ed economiche in costante evoluzione.
Cosa fare prima di investire in materie prime
Come già visto, prima di investire in commodities è opportuno osservare una serie di indicatori capaci di influire sulle quotazioni di materie prime, tra cui spiccano:
- calendario Economico: prima di fare trading o investire in materie prime, è fondamentale analizzare i rilasci di dati riguardanti uno strumento specifico. Ogni merce ha un proprio tipo di rapporto e ciascuno la sua frequenza di pubblicazione, quindi è importante essere aggiornati a riguardo. Per quanto riguarda il mercato delle materie prime, i due rapporti più importanti sono i Cambi nell’inventario e i Rapporti sul saldo. Questi due report possono aiutare gli investitori a individuare la direzione del mercato;
- Stagionalità e meteo: rispetto ad altri strumenti finanziari, le materie prime tendono a seguire movimenti specifici in determinati momento dell’anno, in cicli annuali o stagionali. Alcune commodities soggette a movimenti ciclici sono cereali, mais e grano. Altre materie prime, come petrolio greggio, gas naturale e metalli preziosi, non seguono cicli di produzione direttamente, ma i consumatori di questi prodotti sì, sulla base di previsioni di avvenimenti futuri, come ad esempio la scorta di gas naturale per i mesi invernali.
Come investire in materie prime
Oggi non è più necessario munirsi di lingotti o barili per partecipare al mercato delle materie prime. Gli ETF ed ETC permettono di seguire l’andamento di una o più commodity in modo diversificato e a basso costo, mentre i futures, in particolare sul New York Mercantile Exchange Chicago Board of Trade e sul London Metal Exchange, offrono a investitori esperti la possibilità di bloccare un prezzo futuro, seppur con rischi elevati.
I trader di materie prime possono essere suddivisi in investitori e speculatori. Gli investitori utilizzano i contratti futures in modo «tradizionale», per scopi di copertura, realizzando o prendendo la consegna dell’attuale prodotto alla scadenza del contratto stesso. Gli speculatori, invece, hanno l’obiettivo di profittare dai movimenti di prezzo prima che il contratto future arrivi a scadenza.
In alternativa, si può valutare l’esposizione indiretta tramite azioni di aziende energetiche o minerarie, o persino l’opzione più concreta del possesso fisico, per chi cerca un bene rifugio tangibile come l’oro.
Chi desidera speculare può anche rivolgersi ai CFD, che richiedono meno capitale ma introducono l’effetto leva. Questi strumenti permettono di speculare sui movimenti di prezzo (in rialzo o ribasso), senza dover acquistare lo strumento sottostante.
Quando conviene investire in commodity
Capire il momento giusto per investire in materie prime è un’arte più che una scienza. Generalmente, sono periodi di forte inflazione o instabilità geopolitica quelli che valorizzano beni come oro, petrolio e gas. Oggi, per esempio, l’oro continua a ottenere supporto dai tassi in discesa, mentre il petrolio e il gas restano volatili a causa della transizione energetica e delle tensioni internazionali.
I prodotti agricoli, dal canto loro, risentono ancora dell’impatto climatico e delle dinamiche legate all’export. Insomma, quando altri mercati vacillano, le commodity possono offrire una via alternativa, soprattutto se si è pronti a cavalcare i trend in modo informato e strategico.
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