Cloud working, il futuro è qui: scordiamoci il lavoro tradizionale

Daniele Sforza

23/06/2013

Cloud working, il futuro è qui: scordiamoci il lavoro tradizionale

Una crisi finanziaria crea sempre nuove opportunità. La crisi, infatti, rappresenta solitamente il motore principale di un cambiamento in quei settori dove non vi sono più le possibilità di un tempo. Se supportato dalle tecnologie, il cambiamento risulta inevitabile. C’è infatti chi afferma che bisogna dimenticarsi del mercato del lavoro tradizionale e guardarsi intorno, più nello specifico, guardando al cloud working. Sembra proprio che il futuro del lavoro sia qui.

Quali sono i principali marketplace digitali?

The Economist ci ha dedicato un interessantissimo articolo, citando marketplace digitali come oDesk, Elance, Mbo Partners, Freelancer, TaskRabbit. A un’azienda serve un servizio? Basta un click: dall’altra parte dello schermo, anche in un angolo remoto del pianeta, ci sono più liberi professionisti di quanto si possa immaginare, pronti a diventare impiegati per 5 minuti, 1 ora, 2 giorni, in base al lavoro che si dovrà fare.

Le figure professionali più ricercate

Project manager, copywriter, web designer, chi più ne ha più ne metta: i ruoli fondamentali più ricercati dalle aziende su queste piattaforme sono proprio questi, ai quali poi si aggiungono articolisti, traduttori, grafici ossia quei “lavoratori della nuvola” con un bicchiere di caffè in mano, il mouse sotto l’altra e lo schermo di un portatile davanti agli occhi. Anche a loro basta un click: s’iscrivono, consultano i lavori del giorno, inviano la propria candidatura ,e se vengono accettati in base al loro profilo, referenze ed esperienze svolte, si lavora a progetto. I guadagni all’inizio non sono poi così invidiabili, ma nell’arco di tre anni si può arrivare a triplicare la propria retribuzione. La fiducia delle aziende è direttamente proporzionale alla reputazione del cloud worker. Quindi, niente sciocchezze: il lavoro dev’essere pulito, chiaro, corretto e di qualità.

Lavori e lavoretti

Le opportunità di lavoro si sprecano: come su TaskRabbit, dove si può essere assunti per fare la spesa o montare un mobile Ikea. Lavoretti umili e occasionali, ma pur sempre un’opportunità per guadagnare qualche soldo quando si ha del tempo libero a disposizione o si è disoccupati.

Il futuro del lavoro è questo?

Difficile che il mercato del lavoro torni ai livelli pre-crisi. La profonda recessione ha acceso una lampadina ai dirigenti d’azienda: perché spendere 10-20mila euro all’anno per assumere un dipendente, quando con un semplice click posso pagare 12 euro all’ora per un lavoro di 3 giorni un freelance che può stare anche dall’altra parte del mondo? E proprio i freelancer si sono adattati a questa logica di mercato. La crisi nasconde dietro la sua parola fosca e inquietante anche un termine positivo e costruttivo: l’opportunità. Camminare su una corda sospesa a mezz’aria, sì, ma con dignità. Non avere paura di cadere, ma piuttosto nutrirsi dell’applauso degli spettatori. Non essere più un’attrazione da circo, ma diventare il miglior equilibrista del mondo.

Almeno fino alla prossima crisi.

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