Cinque motivi per essere positivi sui mercati del sud-est asiatico

Mattia Prando

4 Gennaio 2019 - 15:40

Secondo Matthew Lobner, Head of International e Head of Strategy & Planning, Asia-Pacific di HSBC, sebbene si sia assistito ad una difficoltà dei mercati emergenti, l’area a sud-est dell’Asia potrebbe essere terreno di numerose opportunità

Cinque motivi per essere positivi sui mercati del sud-est asiatico

Le recenti tensioni sui mercati finanziari hanno messo in evidenza un forte nervosismo degli operatori, in particolare sui Mercati Emergenti. Questo però non dovrebbe far perdere di vista interessanti opportunità di investimento, in special modo nella zona del sud-est asiatico. Quest’area comprende gli stati di Indonesia, Malesia, Singapore e Filippine, che risultano avere un rapido sviluppo.

Secondo Matthew Lobner, Head of International e Head of Strategy & Planning, Asia-Pacific di HSBC, sussistono cinque motivi per cui sarà interessante prestare attenzione a questi Paesi:

  • In primo luogo, si consideri che il PIL combinato di 2.800 miliardi di dollari dell’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico conta dieci membri, ha superato quello di potenze come Gran Bretagna, India o Francia. Ciò significa che “se l’ASEAN fosse un’unica economia occuperebbe il sesto posto a livello mondiale”. Dal punto di vista demografico, gli abitanti di questa regione sono circa 650 milioni, il doppio rispetto alla popolazione statunitense e dieci volte quella italiana. Quest’ultimo dato è visto in crescita di 80 milioni entro il 2030.
  • L’ASEAN ha compiuto numerosi passi avanti dal punto di vista economico, “le economie della regione sono ora più resistenti agli shock finanziari esterni, le riserve di valuta estera sono aumentate, il livello del debito estero è sceso e la bilancia delle partite correnti è migliorata”, sostiene l’esperto.
  • Un altro fattore da interessante per Lobner è quello relativo alle capacità produttive dell’area, che “giocano un ruolo fondamentale nel commercio e nelle catene di approvvigionamento di tutto il mondo”. Le società del Sud-Est asiatico inoltre stanno seguendo il modello cinese, privilegiando l’aspetto tecnologico.
  • Gli investitori sono inoltre attratti dalle aziende locali, comprese le start-up, che hanno “esperienza e prestigio per servire i mercati internazionali”.
  • Da ultimo, ma non meno importante, è il fattore relativo all’urbanizzazione e il miglioramento infrastrutturale del luogo, che “hanno consentito a milioni di persone di accedere a posti di lavoro più remunerativi e a migliori opportunità di istruzione, assistenza sanitaria e servizi finanziari. È nata una nuova e sempre più nutrita classe di consumatori disposta a spendere per assicurazioni, viaggi e tecnologia”.

Anche se c’è molto lavoro da fare in termini di efficienza del flusso di servizi e manodopera, riduzione dei costi delle transazioni finanziarie transfrontaliere e sulle barriere non tariffarie, l’ultima indagine dell’EU-ASEAN Business Council segnala come nei prossimi cinque anni, il 99% delle società europee presenti nella regione sia intenzionata a mantenere o espandere i propri scambi commerciali e investimenti nell’area.

Inoltre, “la recente survey Navigator di HSBC, condotta su aziende di tutto il mondo, ha rivelato che gli intervistati del sud-est asiatico sono quelli che, nell’attuale contesto commerciale globale, hanno un atteggiamento più ottimista. La direzione di questo percorso è chiara ed è improbabile che le tensioni commerciali globali e il periodico nervosismo dei mercati emergenti la facciano deragliare”, chiosa Lobner

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