Cina: gli investitori non hanno più paura del collasso cinese?

Fiammetta Rubini

2 Marzo 2016 - 16:37

Gli investitori hanno smesso di interessarsi all’andamento economico della Cina?

Cina: gli investitori non hanno più paura del collasso cinese?

Le notizie riguardanti la Cina, buone o cattive che siano, non sembrano avere più tanta presa sugli investitori. È quello che sostiene un articolo apparso su CNBC.
Perché i mercati non sono più interessati ai problemi della Cina?

Le scarse performance dell’economia cinese nei primi giorni di trading del 2016 hanno spinto i mercati mondiali al sell-off. Con il passare dei mesi, però, l’impatto sembra essere diminuito.

I dati deludenti relativi al settore manifatturiero diffusi martedì, che mostrano che la produttività delle fabbriche cinesi a febbraio è scesa toccando il livello più basso da novembre 2011, non si sono tradotti in una maggiore volatilità del mercato azionario o in angoscia per gli investitori. In realtà, i mercati statunitensi hanno avuto un’impennata dal momento che l’attenzione degli investitori si è rivolta altrove.

Allo stesso modo, la decisione della banca centrale cinese di tagliare il coefficiente di riserva obbligatoria non è riuscita a generare un rialzo delle borse statunitensi, come invece avrebbe fatto un alleggerimento quantitativo.

A questo punto la domanda sorge spontanea: gli Stati Uniti si stanno svincolando dalla Cina? Gli investitori sono meno interessati alla lenta crescita cinese? La risposta, però, è tutt’altro che semplice.

Cina: i mercati USA sono immuni ai cinesi?

Gli esperti hanno a cuore l’economia cinese, ma sono molto meno interessati ai movimenti dell’indice di Shanghai, considerato irregolare, volatile e relativo a come il paese gestisce la sua moneta.

In effetti la stabilità a breve termine, per quanto riguarda la valuta cinese e una migliore comunicazione della banca centrale, ha lasciato gli investitori americani a preoccuparsi meno delle vicende della Cina.

Il recente annuncio del taglio al RRR della Banca Popolare Cinese sembra aver placato i timori riguardo la possibile svalutazione dello yuan. Nel corso del G20 a Shanghai, il governatore della PBC Zhou Xiaochuan ha cercato di rassicurare i policymaker e i leader mondiali del fatto che la Cina non svaluterà di nuovo la moneta per sostenere la sua economia.

Queste osservazioni hanno avuto l’approvazione del segretario al Tesoro americano Jack Lew, che ha detto che il rischio di una svalutazione in Cina è stato “notevolmente ridotto”.

“I mercati sono disposti a guardare il lato positivo”, ha detto Richard Kelly della TD Securities.

Questo è un importante cambio di atteggiamento, considerando l’impatto che il crollo dei mercati cinesi nella seconda metà del 2015 ha avuto sui mercati statunitensi, mandandoli in tilt.

Tuttavia, quest’anno le forti oscillazioni del mercato azionario cinese non hanno provocato la stessa reazione smisurata nel mercato USA. In effetti, mentre le azioni cinesi sono rimaste volatili anche nel 2016, la risposta dei titoli azionari statunitensi è stata meno pronunciata dal momento che hanno registrato un calo dello 0,6% circa.

Gli esperti dicono che una serie di mercati sta diventando immune ai soft data cinesi, e che una cattiva notizia può trasformarsi in una buona notizia per gli investitori.

“I dati economici diffusi dalla Cina aumentano la probabilità di un ulteriore stimolo da parte della banca centrale cinese”, ha detto Sameer Samana, global quantitative strategist di Wells Fargo. “Ciò potrebbe effettivamente portare la Federal Reserve ad attendere per il rialzo dei tassi anche quest’anno”.

Il presidente della Fed Janet Yellen ha definito la Cina e le recenti vicende internazionali “venti contrari” per l’economia degli Stati Uniti.

“Il rischio di forti rialzi dei tassi da parte della Fed è diminuito e la PBOC sta facendo tutto il possibile per evitare il collasso dei mercati”, ha detto Simon Quijano-Evans, capo del Dipartimento di Ricerca dei mercati emergenti di Commerzbank.

Cina, possibile svalutazione yuan: mercati in attesa del NFC

La questione è quanto durerà. Sempre più economisti a Pechino sostengono che l’efficacia della politica monetaria cinese continuerà a essere messa in discussione se i dati economici del paese non dovessero migliorare. Se l’economia cinese non riuscirà ad avere una svolta entro la fine dell’anno, gli investitori perderanno fiducia nella banca centrale cinese e nei suoi strumenti.

Questi “potrebbero essere i motivi per cui i mercati globali non hanno festeggiato la decisione della Cina di tagliare il reserve requirement rate” ha detto Samana.

Molti scettici stanno già mettendo in discussione la credibilità dei policymaker europei e giapponesi dato che sia in Europa che in Giappone la crescita è debole nonostante le misure aggressive (compresi i tassi di interesse negativi) adottate dalle loro banche centrali.

A un certo punto l’assenza di un rimbalzo dell’economia cinese potrebbe costringere la Cina a svalutare gradualmente la sua moneta, secondo la NSBO Bank. Gli analisti monetari di Wall Street scommettono in un calo del 7% dello yuan entro la fine dell’anno.

“Non è una svalutazione one-off come quella di agosto. Si tratta più di indebolimento lento e misurato”, ha detto il research analyst di NSBO Duncan Wrigley a riguardo.
Nel frattempo, i watchers cinesi aspettano il National People’s Congress di questo fine settimana in cui gli alti funzionari discuteranno le leggi, i regolamenti e le politiche cinesi.

Il capo del Dipartimento di Ricerca di NSBO, Oliver Barron, ha detto che i mercati sono in attesa di modifiche alle leggi sui titoli della Cina per quanto riguarda la regolamentazione dell’offerta pubblica iniziale. Ogni cambiamento dovrà comunque ottenere l’approvazione del NPC, che approverà anche il piano quinquennale della Cina per il 2016-2020.

Fonte: CNBC

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