Chiara Ferragni: i rialzi in Borsa sono regolari? C’è chi sospetta insider trading

Pierandrea Ferrari

2 Giugno 2021 - 06:30

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Non solo Tod’s: negli ultimi mesi, grazie ad accordi di licenza esclusivi firmati con Chiara Ferragni, anche i titoli della società toscana Monnalisa e della griffe meneghina Aeffe hanno capitalizzato il tocco magico dell’influencer e numero uno di Fenice e Tbs Crew. Ma date e numeri della reazione del mercato non tornano, e L’Espresso avanza l’ipotesi insider trading.

Chiara Ferragni: i rialzi in Borsa sono regolari? C’è chi sospetta insider trading

Lo scorso aprile Diego Della Valle, patron di Tod’s, ha aperto le porte del Cda del brand marchigiano all’influencer e CEO di Fenice e Tbs Crew Chiara Ferragni, con il titolo che è arrivato a guadagnare il 20,4% in una settimana, +200 milioni di euro in termini di capitalizzazione di mercato. Un tandem chiacchieratissimo, quello di Ferragni e delle società quotate, che vede nel colpo Tod’s solo l’ultimo capitolo.

Già nel novembre 2020, infatti, la società toscana Monnalisa e la casa di moda meneghina Aeffe erano balzate in Borsa dopo aver stretto degli accordi di licenza in esclusiva con alcune delle società dell’impero Ferragni. Sui rialzi, secondo L’Espresso, potrebbe però esserci l’ombra dell’insider trading, ovvero di un abuso di informazioni riservate. Del resto, date e numeri della reazione del mercato non tornano, sebbene dalla Consob non trapelino notizie circa una indagine avviata o in corso.

Chiara Ferragni, i rialzi in Borsa sono regolari? C’è chi sospetta insider trading

Prendiamo il caso Monnalisa. La società, che produce e distribuisce childrenswear, ha chiuso lo scorso novembre un accordo per la vendita di abbigliamento per neonati e bambini con il marchio Chiara Ferragni. Il comunicato stampa è stato diramato il 23 novembre, e il titolo – quotato sul listino Aim - ha chiuso la prima seduta a 4,08 euro per azione, +23,6%, arrivando a toccare il giorno dopo quota 5,7 euro, ovvero +72,7% dall’annuncio.

Solo che, a ben vedere, il mercato ha iniziato a ruggire ben prima, segno che qualche mano forte deve aver raggranellato le azioni targate MNL quando l’accordo non era ancora di dominio pubblico. Infatti, dal 13 al 20 novembre, e cioè l’ultima seduta prima dell’annuncio, il titolo aveva già guadagnato il 51,3%, e il volume dei contratti scambiati era passato da quota 13.396 – già ampiamente sopra la media del mese precedente – a 98.957.

Stesso copione per Aeffe, big della moda italiana guidata da Alberta Ferretti, che con Chiara Ferragni ha stretto invece un accordo pluriennale – tramite la controllata Velmar – per la distribuzione di una nuova linea di intimo a partire dalla stagione fall-winter 2021-2022. L’annuncio è arrivato lo scorso 25 novembre, due giorni dopo la partnership siglata con Monnalisa, e il titolo – quotato sul Ftse Mib - ha guadagnato in due giorni il 23,7%, salendo così a 1,2 euro per azione, prima di stornare.

Anche in questo caso, il mercato aveva fiutato l’affare ben prima del tempo, visto che dal 10 al 24 novembre le azioni AEF avevano registrato un pump del prezzo del 19,7%, con il volume dei contratti scambiati passato da quota 207.000 a 359.000.

Nessuna indagine della Consob

Insomma, il sospetto che alcuni insider di Monnalisa, Aeffe o delle tante controllate di Chiara Ferragni possano aver fatto il colpo, sfruttando le notizie riservate sugli accordi in via di definizione, c’è. Ma l’insider trading, inteso come un caso di asimmetria informativa che permette ad alcuni soggetti di muoversi su un piano privilegiato rispetto al resto del mercato, è un reato, e come tale finisce sotto la lente della Consob. Che, vale la pena ribadirlo, non ha aperto una indagine sui casi in questione.

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